Giovedì 29 Agosto 2024

Il mistero della Mummia urlante: dopo millenni svelato l’enigma

La sepoltura era stata trovata nel 1935 vicino a Luxor. Dopo 89 anni, un’équipe di radiologhe ha scoperto molte informazioni sulla vita (e sulla morte) della donna egizia, vissuta intorno 1500 a.C.

La cosiddetta 'Mummia urlante' era stata trovata nel 1935. Dopo 89 anni è stato svelato il mistero della sua espressione facciale (Frontiers in Medicine)

La cosiddetta 'Mummia urlante' era stata trovata nel 1935. Dopo 89 anni è stato svelato il mistero della sua espressione facciale (Frontiers in Medicine)

Roma, 2 agosto 2024 – A 89 anni dalla sua scoperta, il mistero della paurosa espressione del viso della cosiddetta “Mummia urlante” è stato finalmente svelato. L’inquietante mummia con la bocca aperta in un grido era stata trovata nel 1935, durante una spedizione a Deir Elbahari nei pressi di Luxor, l'antica Tebe. La smorfia inquietante della donna egizia, vissuta circa 3.500 anni fa, aveva scosso gli archeologi ed era rimasta a lungo senza spiegazione.

Uno studio pubblicato su Frontiers in Medicine dà una risposta inquietante all’enigma: “L’espressione facciale urlante della mummia potrebbe essere letta come uno spasmo cadaverico”, il che significa che “la donna è morta gridando per l’agonia e per il dolore”, afferma Sahar Saleem, professoressa di radiologia dell'ospedale Kasr Al Ainy dell'università del Cairo. Saleem ha ‘sezionato virtualmente' la mummia utilizzando tutte le tecnologie a disposizione della radiologia moderna insieme alla collega Samia El-Merghani. Le due ricercatrici hanno eseguito Tac, microscopia elettronica a scansione (Sem), spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier (Ftir),diffrazione a raggi X (Xrd). L’obiettivo di tutte le analisi era quello di stimare l’età della donna, identificarne eventuali malattie, capire le procedure usate per imbalsamarla e valutarne lo stato di conservazione

L’équipe guidata da Saleem è riuscita a ricavare molte informazioni sulla donna: era alta circa 1,54 metri, soffriva di artrite, aveva subito degli interventi ai denti e aveva circa 48 anni quando è morta. E pare non si sia spenta serenamente: lo spasmo cadaverico che ha provocato il cristallizzarsi della sua espressione “è una forma rara di irrigidimento muscolare, tipicamente associato a morti violente in condizioni fisiche estreme con emozioni intense”. 

Gli scavi che nel 1935 avevano portato alla luce la ‘Mummia urlante’ erano guidate dal Metropolitan Museum di New York. La tomba era quella di Senmut, architetto supervisore dei lavori reali presumibilmente amante della regina Hatschepsut, vissuta fra il 1479 e il 1458 a.C. Al di sotto della sepoltura dell’architetto, gli archeologi scoprirono una camera funeraria separata, destinata alla madre di Senmut e ad altri parenti non meglio identificati. Ed è qui che è stata trovata la bara della donna urlante. La sua mummia è stata conservata fino al 1998 presso la Scuola di Medicina Kasr Al Ainy del Cairo, per essere poi trasferita al Museo Egizio del Cairo – mentre la sua bara e i suoi monili sono esposti al Met di New York

Al momento del ritrovamento, la ‘Mummia urlante’ appariva in buone condizioni, senza bende, con le gambe distese e le mani giunte. Il corpo non mostrava incisioni, e infatti cervello, diaframma, cuore, polmoni, fegato, milza e reni non erano stati rimossi in fase di imbalsamazione, nonostante le classiche tecniche di mummificazione di quel periodo lo prevedessero.

In compenso mancavano diversi denti: probabilmente sono stati estratti da uno dei primi dentisti della storia. "L'odontoiatria è nata nell'antico Egitto con Hesy Re, il primo medico dentista noto al mondo", ha sottolineato Saleem. I denti sono sicuramente stati estratti prima della morte, come dimostrano le evidenze di un riassorbimento osseo, segno di guarigione delle gengive dopo la perdita di un dente. 

L'età al decesso della donna è stata dedotta dalla morfologia dell'articolazione fra le ossa pelviche, che si ammorbidisce con l'età. Pare che la donna soffrisse di una leggera forma di artrite della colonna vertebrale, sulla quale si erano formati degli 'speroni ossei' (osteofiti). Le analisi condotte sulla pelle suggeriscono che la donna abbia ricevuto un'imbalsamazione 'di lusso', con ginepro e incenso forse importati dal Mediterraneo orientale e dall'Africa orientale o meridionale. Si tratta di materiali costosi, fa notare Saleem, “trovati anche nella tomba di Tutankhamon”. 

Anche i capelli naturali della donna erano stati trattati con materiali preziosi come henné e ginepro. Mentre per la lunga parrucca che portava nella bara, realizzata con fibre di palma da dattero, erano stati usati cristalli di quarzo, magnetite e albite forse per irrigidire le ciocche e conferire loro il colore nero, il preferito dagli antichi egizi perché simbolo di giovinezza.

L'imbalsamazione con sostanze importate e costose e l'aspetto ben conservato della mummia correggono un vecchio equivoco: si pensava infatti che la mancata rimozione degli organi interni fosse legata a una cattiva mummificazione, e che imbalsamatori imprudenti potessero aver scordato di chiudere la bocca alla donna, lasciando che il rigor mortis la 'congelasse' con un'espressione simile a quella di chi urla. Le autrici del nuovo studio hanno dimostrato che non è così. Tuttavia, nessuna causa evidente di morte è stata trovata sul corpo. Questo mistero rimane.