Roma, 25 agosto 2020 - Come già deciso per il mercato statunitense, 'Mulan' uscirà anche in Italia solo su Disney+. L'opzione streaming sarà disponibile dal 4 settembre, dietro pagamento di un accesso VIP di 21,99 euro. Walt Disney Company non si unisce dunque al tentativo di rilanciare l'attività delle sale cinematografiche dopo il lockdown dovuto alla pandemia di Coronavirus: apparentemente, giudica troppo alti i rischi di una distribuzione tradizionale. In questo modo, però, sta scontentando gli spettatori nostrani: o almeno, è ciò che emerge leggendo i commenti postati sotto l'annuncio che la Casa del Topo ha effettuato sul proprio profilo Facebook ufficiale. A latere della polemica, la questione è complessa e rischia di rappresentare un precedente pericoloso per gli esercenti.
Il problema di uscire solo su Disney+
All'inizio di agosto Walt Disney Company aveva annunciato che, a causa del Coronavirus, 'Mulan' sarebbe uscito negli Stati Uniti solamente in streaming. Contestualmente, aveva comunicato che in altri paesi, Italia compresa, avrebbe invece seguito la strada tradizionale della sala cinematografica, oppure l'ipotesi della distribuzione ibrida cinema/online. Ora che lo streaming da solo è stato ufficializzato anche per l'Italia, vale la pena riprendere ciò che a suo tempo dissero molti esercenti statunitensi: se il 10% degli abbonati a Disney+ acquistasse 'Mulan', Walt Disney Company conterebbe incassi pari a 181 milioni di dollari. Se lo facesse il 50% degli utenti, allora la cifra salirebbe a 905 milioni: perché dunque condividere gli incassi con il sistema della distribuzione, se attraverso lo streaming è possibile rientrare abbondantemente nei costi? Il budget di produzione è infatti di 200 milioni. Rispondere alla domanda non è semplice. Possiamo però mettere nel piatto un paio di ragionamenti: intanto, 900 milioni di dollari sono tantissimi, ma è chiaro che Walt Disney Company punta a superare abbondantemente il miliardo, come per esempio accaduto con il nuovo 'Re leone' (1,657 miliardi incassati nel mondo). È anche vero che eliminare i costi di distribuzione significa anticipare il cosiddetto break-even, cioè la cifra oltre la quale tutte le spese sono state coperte e iniziano i ricavi: la corsa al miliardo abbondante, dunque, diventa meno importante. Va da sé che stiamo facendo i proverbiali conti senza l'oste: è la prima volta che una grande casa cinematografica adotta una soluzione simile e non è possibile sapere cosa succederà davvero. Infine, se 22 euro sembrano tanti, bisogna però considerare la spesa media per portare la famiglia in sala, senza cioè fare riferimento al singolo biglietto d'ingresso. Stiamo inoltre parlando di un accesso premium, non di un noleggio: 'Mulan' resterà disponibile sul profilo utente fino a quando l'abbonamento a Disney+ sarà attivo, e potrà essere visto più volte.
La sconfitta di Mulan
Calcoli a parte, per certi versi il destino di 'Mulan' è una sconfitta: il film era stato pensato per il grande schermo e gli investimenti puntavano a farne un campione di incassi. La distribuzione esclusivamente in streaming può insomma essere letta come una sorta di boccone amaro che la pandemia di Coronavirus ha messo in bocca a Walt Disney Company. L'uscita direttamente per il mercato dell'home video è ancora oggi un'opzione riservata alle produzioni considerate minori, quelle che sono costate meno e che non sono destinate a rappresentare la punta di diamante di uno studios. Prendiamo ad esempio 'Lilli e il vagabondo' del 2019, che appartiene al medesimo maxi progetto di remake dei classici d'animazione: costato 60 milioni contro i 200 di 'Mulan', lanciato senza una massiccia campagna pubblicitaria, accolto tiepidamente dalla critica, passato senza clamori ma, appunto, prodotto pensato sin dall'inizio per l'home video.
Il trailer
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