Da quando è stato scoperto, il "mostro di Tully" ha causato parecchi grattacapi agli scienziati, che finora
non hanno capito esattamente cosa fosse. Questa bizzarra creatura acquatica, vissuta circa 300 milioni di anni fa, ha suscitato per decenni ogni genere di ipotesi e controversie. Adesso un nuovo studio
è convinto di aver risolto l'enigma: il mostro era un vertebrato.
L'animale che sfugge alle classificazioni
Il
Tullimonstrum aveva un corpo allungato simile a quello di un pesce, con due pinne ventrali verticali all'estremità posteriore, una specie di proboscide che terminava con una bocca dotata di otto denti, e due occhi
fissati in fondo a due "bacchette" orizzontali che spuntavano ai lati del corpo; poteva raggiungere i 35 centimetri di lunghezza.
I primi esemplari furono scoperti nel 1955 da Francis Tully, un collezionista dilettante, nel ricchissimo giacimento di fossili di Mazon Creek nell'Illinois; la creatura è stata appunto ribattezzata
Tullimonstrum in suo onore. Da allora
la sua classificazione costituisce un enigma per i paleontologi, che lo hanno catalogato di volta in volta fra i molluschi, gli artropodi (che comprendono fra gli altri aracnidi, insetti e crostacei), il gruppo estinto dei conodonti, i vermi e i vertebrati.
Mistero risolto?
Ed è proprio ai vertebrati che apparterebbe il mostro di Tully secondo lo studio pubblicato
sulla rivista Geobiology e condotto da un team di ricercatori di vari istituti, guidato da Victoria McCoy della University of Wisconsin-Milwaukee. La loro conclusione
è basata su un approccio diverso dalla classica analisi dell'anatomia dei fossili; la stessa McCoy nel 2016 aveva già
pubblicato uno studio in cui sosteneva che il
Tullimonstrum fosse un vertebrato, partendo dallo studio della sua morfologia.
Questa volta
si sono invece affidati alla chimica sottoponendo alcuni fossili alla microscopia Raman, una tecnica non invasiva che permette di identificare i composti presenti nei campioni. Nei tessuti analizzati non sono state trovate traccia di chitina, il composto che forma gli esoscheletri e i denti degli invertebrati, mentre invece
sono state individuate tracce di cheratina, una proteina presente nelle ossa e nella cartilagine dei vertebrati.
Per gli studiosi si tratta di una prova evidente che
l'animale aveva la spina dorsale. Il mistero parrebbe così finalmente risolto, ma mai dire mai con il mostro di Tully: visti i precedenti, qualche altro paleontologo potrebbe avere da obiettare.
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