Roma, 26 giugno 2019 - I tesori di Troia tornano a vivere e ad essere apprezzati come meritano: saranno presto esposti in uno dei Musei più prestigiosi al mondo. Dal 21 novembre fino all’8 marzo 2020 al British Museum di Londra sarà visitabile la mostra Myth and Reality, interamente dedicata al centro urbano che meglio incarna questo titolo solo apparentemente dicotomico: Troia, la leggendaria città conquistata dagli achei (i greci del XII secolo a. C., quando si combattè la famosa guerra, il cui ultimo anno fu narrato da Omero nell’Iliade) che dal mito uscì e si consegnò alla storia attorno al 1871.
Fu questo l’anno, in cui l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann recuperò, in diverse campagne di scavo per l’epoca di grande valore scientifico, le vestigia edilizie dell’intero abitato. Un nucleo urbano, che presentava sette fasi occupazionali, di cui la terza fu la più florida. Proprio questo particolare dimostrò che Omero aveva ragione: a quell’epoca (la terza fase coincideva con il periodo in cui gli studiosi collocano la guerra narrata nell’Iliade) Troia, importante città-stato governata da un re, fu al centro di fiorenti commerci ed era rinomata per la propria ricchezza anche in virtù del fatto che sorgeva in un punto nevralgico delle rotte mercantili di allora, oggi a Hisarlik, in prossimità dell’attuale stretto dei Dardanelli.
Grazie a tale, strategica, posizione di privilegio fu attaccata e distrutta da una spedizione navale organizzata dai più importanti centri della Grecia arcaica. Omero, con la sua narrazione di gesta di eroi da una parte e dall’altra (da Ulisse ad Achille, da Ettore a Diomede), costruì il mito che ora, anche in tempi recenti (gli scavi lungo l’intera costa oggi in Turchia continuano), l’archeologia fa riaffiorare.
Sì perché gli strati scavati e gli edifici rivelati (abitazioni imponenti, resti di mura, piccole, ma significative parti di santuari e templi, forse tracce addirittura della reggia di Priamo, il mitico re troiano esaltato nell’Iliade per la propria magnanimità) non si sono presentati certo vuoti. Schliemann ha trovato almeno 300 oggetti risalenti per lo più all’epoca dei conflitti tra greci e troiani (Omero condensò in un’unica narrazione continui eventi bellici, che si susseguirono per secoli): vasellame e suppellettili di squisita fattura (decorati a colori vivaci), bicchieri e vasi d’argento, quattordici asce in argento ed altre armi raffinate, due coppe d’oro (una battuta e un’altra fusa a documentare tecniche già avanzate), una di elettro, un materiale raro e preziosissimo, uno scudo e un calderone di rame, addirittura un contenitore in vetro soffiato con mantici e, per finire una simile lista di meraviglie, una chiave in oro, forse di uno scrigno pieno di preziosi andato perduto.
Un'immensa ricchezza storica che arriva finalmente e per la prima volta al British così come avrebbe voluto il suo scopritore: Schliemann la propose già nel 1877, ma ottenne un rifiuto, verosimilmente per via del prezzo che pretendeva, troppo elevato anche per le pingui casse di quello che all’epoca era il Museo più ricco del mondo (altri ritengono che la vera ragione del diniego sarebbe stata piuttosto la mancanza di spazio sufficiente per poter esporre in sicurezza un simile bottino archeologico).
Ora finalmente le condizioni ci sono: sponsor e assicurazioni sono in regola per sostenere una mostra, che offrirà agli appassionati ciò che concretamente ha accompagnato le imprese di quei guerrieri valorosi, ma anche le loro storie d’amore e di affetti quotidiani – come quella di Ettore quando, togliendosi l’elmo, saluta piangendo il piccolo figlio Astianatte sulle mura di Troia prima di tuffarsi nella battaglia, che per lui sarebbe stata letale –: gesta e sentimenti che Omero ha eternato e che a breve rivivranno nelle sale del British.