Un calo glicemico mentre è alla guida dell’auto può indurla a perdere i sensi fino al coma. Una nuotata in mare aperto le è consentita solo se munita di una boa galleggiante contenente l’occorrente medico in caso di ipogligemia. Un disagio non da poco, per Monica Priore, 43 anni, nuotatrice brindisina affetta da diabete mellito di tipo I, cosiddetto infantile, nota alle cronache per avere compiuto, prima diabetica in Europa, la traversata dello Stretto di Messina (2007) e del Golfo di Napoli (2010). E per avere ricevuto nel 2017, dal presidente Mattarella, l’onorificenza di Cavaliere "per la testimonianza dell’importante contributo dello sport nel superamento dei limiti derivanti dalla malattia".
Recente protagonista di una delle puntate Rai dedicate ai ‘Nuovi eroi’, ha una vita ‘aritmetica’. "Da settembre a giugno - rivela - porto addosso h24, collegato con un ago all’addome, un microinfusore che si interfaccia a un sensore glicemico che suona quando i valori si alzano o abbassano improvvisamente". Connesso a una cartuccia di insulina le permette di ridurre le iniezioni durante la giornata. Il discorso cambia nei mesi estivi, perché il caldo le provoca piaghe all’altezza dei cerotti dell’innesto. La sua giornata è scandita da ripetute azioni ‘salvavita’ e numeri. "Appena sveglia controllo la glicemia pungendomi il dito e mettendo la goccia di sangue sulla striscia reattiva inserita nel glucometro. Dal valore che compare sul display tiro un sospiro di sollievo o mi preoccupo". Comincia così il calcolo dell’insulina da iniettare in funzione dei carboidrati che deve ingerire a colazione. Con controlli glicemici e somministrazioni di insulina che si ripetono in concomitanza con i pasti principali, quindi anche al ristorante o anche semplicemente prima di un aperitivo. Con ulteriore monitoraggio, almeno sei volte al giorno, e aumento dello stesso in caso di stress, sbalzi di umore, allenamento.
Della sensibilizzazione Priore ha fatto il suo obiettivo. Creativa per passione, fino a dicembre farà tappa in una ventina di reparti di Pediatria dello Stivale con FaVoliamo con Danny, un tour in cui, presentando il suo ultimo libro - una favola, 'Il grande salto’, storia di un delfino con una imperfezione fisica – spiega a bimbi e genitori "che tutti possiamo spiccare il volo, realizzare sogni, pur nella consapevolezza dei confini che la vita ci impone".
L'infanzia le sta a cuore perché lei conosce il sentimento di esclusione e vergogna che si può provare coi coetanei. Una vita dedicata al diabete la sua, coi rischi di ‘identificazione’ che ciò comporta ma da cui lei sa tenersi alla larga, rivendicando una determinazione che non è ossessione. "Mi definiscono una guerriera – confida – ma la mia vittoria è aver imparato a convivere con la malattia. La sfida è sapere che non c’è cura definitiva ma solo terapie. Certe volte si è stanchi, si vorrebbe mollare, poi passa. E’ questa la vera forza". Bisogna volersi bene. "Forse senza il diabete non sarei la persona che sono fiera di essere, anche prendendomi cura di me. Come ogni donna tengo al mio aspetto, alla mia femminilità. Chi è malato - il monito dell’atleta - , non è la ‘sua’ malattia”.