Mercoledì 12 Febbraio 2025
ANDREA MARTINI
Magazine

Monica Bellucci si racconta. "La bellezza può essere una prigione"

Premiata al festival di San Sebastian, accolta da una folla di fan, la diva italiana si racconta, con eleganza e ironia: "La bellezza? E' un dono, ma può essere anche una prigione. Le rughe? L'importante è saperle portare, non sopportarle. La mia carriera di attrice? Ho 53 anni e sto ancora lavorando, quindi sono convinta di essere più di un bel volto e di un corpo"

Monica Bellucci (LaPresse)

Roma, 30 settembre 2017  - Non si entra in una narrazione di culto come “Twin Peaks”, non si è membro dell’Academy con diritto di voto agli Oscar e non si arriva a presentare due volte il festival di Cannes (2003 e 2017), dopo essere stata in giuria e aver fatto più volte la montée des marches come interprete, e forse nemmeno si resiste per tredici anni in un legame matrimoniale con uno scapestrato narciso come Vincent Cassel se non si ha rispetto e amore per se stessi e per la carriera intrapresa. Quello che definisce oggi Monica Bellucci attrice italiana naturalizzata francese è soprattutto la consapevolezza di essere donna, madre e star in una sola volta. Nel novero delle tante personalità che hanno trovato su altri set quel ruolo che il cinema italiano non ha saputo garantire fin da subito. La bellezza semplice e sofisticata è ancora quella di anni fa, anzi l’eleganza di oggi aggiunge fascino («la sensualità non dipende dall’età ma dall’energia che sei capace di sprigionare») mentre l’assoluto dominio di sé e la precisione dell’eloquio fanno percepire il suo carisma. È insomma la versione postmoderna di Sophia Loren e di Claudia Cardinale insieme. Il premio alla carriera (Donostia) del Festival di San Sebastian (il terzo per glamour dopo Cannes e Venezia) la unisce idealmente a colleghe di rango, da Glenn Close a Julia Roberts, e la presenza di una folla gigantesca che è corsa ad assistere l’altra sera alla consegna del riconoscimento non può che inorgoglire.

In quale momento ha percepito di essere considerata una star? «Potrei trovarne tanti ma sarebbero frutto di false impressioni. C’è una sola persona che ti fa sentire una star ed è tua madre. Se lei ti fa sentire star lo sei comunque, invece se da lei non ti arriva sicurezza non lo sarai mai, nemmeno se gli altri ti considerano tale».

Un premio alla carriera non le sembra prematuro? «No anzi. Onora ciò che ho fatto finora e dà impulso a quello che farò. Essere attrice significa comunicare e man mano che le esperienze aumentano, aumenta la tua capacità di comunicare quindi ricevere un premio importante non solo soddisfa il tuo ego ma mostra che hai il rispetto dei colleghi, la loro considerazione. Fa capire che sei diventata migliore nel mestiere ma forse anche come persona».

Come concilia le sue interpretazioni americane come Coppola, 007 o Lynch con i film d’autore come quelli di Gaspar Noé, Philippe Garrel? «Qualcuno pensa sia una contraddizione e che l’essere rimasta a metà tra il mainstream e il cinema di autore abbia rallentato la mia carriera invece è stata una continua ricchezza, una fortuna per me. Da ogni regista ho imparato qualcosa e se sono stati diversi tra loro ho imparato di piu. In fondo fare l’attrice vuol dire attraversare culture diverse e se fai sempre lo stesso tipo di cinema questo non accade. Se avessi seguito una sola strada non avrei mai accettato di girare un film di di Kusturica. Comunque ho sempre avuto attrazione per i registi più coraggiosi e più inquieti».

Si ha l’impressione che per lei la bellezza sia stata talvolta un fardello.  «La bellezza è una questione di tempo. A un certo punto arrivano le rughe ed è importante saperle portare, come io credo di fare, e non sopportare. Io comunque ho sempre considerato la bellezza come un dono ma so che può essere una prigione perché ti espone continuamente al giudizio e alla curiosità e al desiderio degli altri e a volte, come dice la protagonista di “Sulla via lattea”, scatena nell’altro la voglia di distruggerti. In fin dei conti anche la bellezza va saputa gestire».

A cinquant’anni stare su un set è diverso? «No assolutamente, si ha solo più consapevolezza, più distanza dalle cose, più ironia. Più una donna evolve più un’attrice evolve con lei. Ho 53 anni e sto ancora lavorando, quindi sono convinta di essere più di un bel volto e di un corpo. Certo la mia esperienza personale non nasconde che nell’industria cinematografica e nella società in genere continuino a esserci delle disuguaglianze di genere. Noi dobbiamo combattere più degli uomini per ottenere le stesse cose, ma se un attore è una star anche da vecchio, un’attrice fino a poco tempo fa lo era di meno. Fortunatamente le cose a poco a poco cambiano e oggi sono star attrici come Judi Dench e Helen Mirren».

Questo vale per tutte le donne? «La condizione femminile è cambiata. Fortunatamente oggi le donne sanno far valere i loro diritti anche senza rinunciare alla femminilità. Una cosa più semplice però fuori delle mura domestiche perché una volta entrata in casa la donna continua a subire i condizionamenti che ci vengono per inerzia dalle nostre madri e dalle nostre nonne. Importante è scegliere di essere libere e indipendenti ma essere indipendenti economicamente è spesso più facile che esserlo mentalmente». 

Ha mai pensato di fare la regista come altre sue colleghe? «Ho pensato di produrre dei film e magari anche di scriverli – ho scritto da me anche il testo di presentazione dell’ultimo festival di Cannes – ma non ho mai pensato di occuparmi di regia. Ho troppo rispetto per questo lavoro; preferisco fare ancora l’attrice».

Come definirebbe sinteticamente il lavoro dell’attore, la pratica della recitazione? «Una volta Isabelle Huppert ha detto che dentro a un’ attrice si nasconde sempre una principessa. Ecco questa è la sintesi migliore al momento». 

Ha dovuto sopportare molte prove per arrivare a essere Monica Bellucci attrice? «Io venivo dalla moda e il mio ingresso nel cinema non è stato facile. Le diffidenze erano molte più degli incoraggiamenti e anche questi non erano sempre spontanei. Ho capito presto che per arrivare da qualche parte bisogna coltivare lo spirito oltre al corpo. Alle mie figlie dico: siete belle e privilegiate, preparatevi a superare delle prove».