Sabato 3 Agosto 2024
RICCARDO JANNELLO
Magazine

Modugno, trent’anni fa la scomparsa: con lui l’Italia imparò a Volare

Il cantautore rivoluzionò la storia del nostro pop. A fine carriera l’impegno nella difesa degli ultimi

Domenico Modugno: nato nel 1928 a Polignano a Mare, morì a Lampedusa il 6 agosto ’94

Domenico Modugno: nato nel 1928 a Polignano a Mare, morì a Lampedusa il 6 agosto ’94

L’assolo distintivo di Domenico Modugno – che moriva il 6 agosto del 1994, trent’anni fa – è quel "Volare… oh oh" che tutto il mondo canta; ma è quello che ascoltava da piccolo nella Polignano a Mare amata, lasciata, ritrovata che l’ha forgiato: quando i pescatori uscivano in mare per cacciare i pescespada e i bambini seguivano da riva: "Pigghialo… pigghialo… tira la fiocina… uccidilo".

Anni dopo scriverà uno dei suoi primi successi, Lu pisci spada, proprio ricordando quelle esperienze che, in fondo, l’hanno seguito dalla Puglia a Torino, da Roma in giro per il mondo, artista prima – "siciliano" per convenienza ed è questo che molti pugliesi gli hanno perdonato a malapena –, politico e paladino delle lotte sociali alla fine.

Per celebrare il trentennale esce Mister Volare (Vallecchi) di Giancarlo Governi – giornalista, scrittore, autore tv – che ospita un saggio che il musicologo e cantautore Leoncarlo Settimelli aveva scritto prima di morire nel 2011. Mimmo voleva fare l’attore. Il suo desiderio era essere diretto da Vittorio De Sica e recitare accanto a Spencer Tracy, Totò e la "bellissima" Isa Barzizza – con gli ultimi due in realtà apparve come comparsa in I pompieri di Viggiù (1949) –; con De Sica la frequentazione cominciò in modo furtivo: allievo del Centro sperimentale di cinematografia dove studiava anche Flora Gandolfi che diventerà sua moglie e che per lui sacrificò la carriera, Modugno si presentò baldanzosamente a casa del suo mito per chiedere una qualsiasi parte in uno dei suoi film. Il Maestro era indaffarato e per toglierselo di torno gli dette 2000 lire senza starlo ad ascoltare. Quando si ritrovarono anni dopo De Sica gli chiese se quelle duemila lire gliel’avesse mai restituite. Alla risposta positiva, Vittorio si lamentò: peccato, mi servivano ora.

L’attore, dunque, non il cantante voleva fare lo scarmigliato ragazzo del Sud, riccioli e baffi che gli davano un’aria ancor più guascona. A Modugno la canzone stava stretta. Meglio però quella che essere il ragioniere che volevano papà Cosimo e mamma Pasqua quando da Polignano si trasferirono a San Pietro Vernotico dove il genitore diventò capo delle guardie municipali. Un ruolo austero, ma il figlio aveva ormai deciso: via da casa a rincorrere il suo sogno. E a farlo diventare quello che è stato e che rimane nell’immaginario collettivo sarà più la musica che la recitazione.

Modugno colpì subito tutti come interprete quando si guadagnava la pagnotta durante gli anni di studio al Centro sperimentale di cinematografia strimpellando la chitarra nei locali di Trastevere. La sua fama fu tale che il "siciliano" diventò richiestissimo. Suonava decorosamente, ma soprattutto scriveva testi importanti: fu il primo "cantautore" e con due capolavori rivoluzionò la musica italiana. Il primo è Nel blu dipinto di blu (1958) che tutto il mondo conosce come Volare; l’altro è Piove (1959) e anche in questo caso è il refrain che è nella testa di tutti: "Ciao ciao bambina". Nel primo caso è Franco Migliacci ad avere sopportato le continue intromissioni di Modugno nel testo, nell’altro è Dino Verde che si è prostrato alle intuizioni di Mimmo. La musica sgorgava dalle mani di Modugno sulla chitarra, ma non la sapeva scrivere e dunque doveva rivolgersi a dei maestri d’orchestra – per esempio Ennio Morricone – perché mettessero sul pentagramma quanto lui sognava.

Mister Volare è pieno di aneddoti e di racconti, spesso svelati dalla moglie Flora, sui suoi rapporti coi grandi personaggi di quegli anni, come Garinei e Giovannini che lo vollero al Sistina dove inanellò trionfi straordinari e qualche battuta a vuoto. O come Renato Rascel e Claudio Villa, due miti che Modugno fece cadere dal podio ma con i quali collaborò senza remore vincendo anche un Sanremo (alla fine saranno quattro) con il Reuccio che stava detronizzando. Perché Modugno, forse per vendicare quel successo mai ottenuto al cinema, diventò un re delle commedie musicali e degli sceneggiati tv: Rinaldo in campo, Liolà, L’opera da tre soldi, Cyrano, Scaramouche, Don Giovanni in Sicilia sono titoli simbolo dello spettacolo italiano. Modugno non si risparmiava mai e proprio questa sua dedizione massima gli causò l’ictus durante le registrazioni forsennate di un programma nella neonata tv commerciale di Silvio Berlusconi.

La sua carriera artistica finì e iniziò quella di politico a difesa degli ultimi. Fu in Senato e alla presidenza del Partito Radicale, paladino di chi non aveva giustizia. All’ultimo congresso, ormai stremato, volle alzarsi in piedi e con l’ultimo voce che gli rimaneva riuscì a intonare "Volare oh oh", l’inno della nuova Italia. "Fu un rivoluzionario – ci dice Governi –, dopo di lui nulla fu come prima. Ed è un autore ancora moderno che ha saputo cogliere al volo tutto ciò che si stava muovendo anche fuori d’Italia. Il vecchio frac per esempio sembra scritta da uno chansonnier francese".