Nel 2018 un
falso allarme riguardante l'arrivo di un missile balistico
mandò nel panico gli abitanti delle Hawaii per 38 lunghissimi minuti. L'incidente, alimentato anche dalle tensioni tra USA e Corea del Nord, fu causato da un impiegato poco attento, che
spinse "il bottone sbagliato", pagando successivamente l'errore con il licenziamento.
A distanza di oltre un anno, uno studio pubblicato
sulla rivista American Psychologist è tornato sull'accaduto per scoprire le
conseguenze psicologiche di quell'evento sulla popolazione locale.
L'ansia corre su Twitter
Per scoprire l'impatto emotivo del falso allarme missilistico, l'equipe della University of California Irvine ha esaminato
più di 1 milione di tweet pubblicati prima, durante e dopo l'accaduto. In tutto sono stati presi in esame 15 mila utenti localizzabili entro i confini delle Hawaii in base all'attività dei loro account. I ricercatori hanno sviscerato contenuto e linguaggio di ogni 'cinguettio' per
ricostruire l'andamento della salute mentale delle persone, con particolare attenzione ai livelli di ansia registrati.
Come facilmente prevedibile, la ricerca di alcune parole chiave
all'interno dei messaggi ha documentato un
aumento dell'ansia durante il falso allarme, con punte vicino al 5%. Tuttavia, i dati raccolti dimostrerebbero che la
fase di stress si è prolungata per molti giorni anche dopo le rassicurazioni da parte delle autorità. "Ciò che ci ha sorpreso è che l'ansia persisteva anche dopo [...]. Il che suggerisce che la cessazione di una minaccia non calma immediatamente le reazioni scaturite da quella situazione", ha dichiarato la psicologa Roxane Cohen Silver.
Meno ansioso, ma più vulnerabile
Uno degli aspetti più intriganti, riguarda il fatto che la reazione allo shock è stata influenzata da
quanto i soggetti fossero già ansiosi prima del falso allarme, ma in modo opposto a quello che ci si potrebbe attendere. In sintesi, chi era molto ansioso è stato traumatizzato dalla minaccia missilistica
in tono minore rispetto a chi invece era classificabile come una persona calma.
"Nella misura in cui si può presumere che l'espressione di ansia su Twitter rifletta l'esperienza di vita di un utente", ha sottolineato Cohen Silver, "questo modello è coerente con le prove secondo cui le persone che non hanno vissuto esperienze negative risultano psicologicamente più a rischio qualora si verifichi un evento traumatico". Curiosamente, gli individui caratterizzati da un elevato tasso di ansia giornaliera sembra invece che
abbiano tratto beneficio dall'evento shock.
Che cosa significa?
I ricercatori suggeriscono che i risultati raccolti potrebbe riflettere la
capacità delle persone ansiose di razionalizzare che se la minaccia fosse stata reale le cose sarebbero potute andate molto peggio. O in alternativa potrebbe trattarsi di una sorta di meccanismo di bilanciamento utilizzato dagli individui predisposti all'ansia. In ogni caso, il team invoca la necessità di ulteriori approfondimenti per comprendere come gli esseri umani
elaborano emotivamente gli eventi traumatici, inclusi quelli senza apparenti conseguenze sul piano pratico.