Giovedì 26 Settembre 2024

Missili sulle Hawaii, il falso allarme non fu privo di conseguenze

Circa un anno e mezzo fa un falso allarme missilistico mandò nel panico le Hawaii. Alcuni psicologi hanno indagato sull'impatto emotivo di quell'evento traumatico

Nel 2018 il falso allarme dei missili sulle Hawaii

Nel 2018 il falso allarme dei missili sulle Hawaii

Nel 2018 un falso allarme riguardante l'arrivo di un missile balistico mandò nel panico gli abitanti delle Hawaii per 38 lunghissimi minuti. L'incidente, alimentato anche dalle tensioni tra USA e Corea del Nord, fu causato da un impiegato poco attento, che spinse "il bottone sbagliato", pagando successivamente l'errore con il licenziamento. A distanza di oltre un anno, uno studio pubblicato sulla rivista American Psychologist è tornato sull'accaduto per scoprire le conseguenze psicologiche di quell'evento sulla popolazione locale.

L'ansia corre su Twitter 

Per scoprire l'impatto emotivo del falso allarme missilistico, l'equipe della University of California Irvine ha esaminato più di 1 milione di tweet pubblicati prima, durante e dopo l'accaduto. In tutto sono stati presi in esame 15 mila utenti localizzabili entro i confini delle Hawaii in base all'attività dei loro account. I ricercatori hanno sviscerato contenuto e linguaggio di ogni 'cinguettio' per ricostruire l'andamento della salute mentale delle persone, con particolare attenzione ai livelli di ansia registrati. Come facilmente prevedibile, la ricerca di alcune parole chiave all'interno dei messaggi ha documentato un aumento dell'ansia durante il falso allarme, con punte vicino al 5%. Tuttavia, i dati raccolti dimostrerebbero che la fase di stress si è prolungata per molti giorni anche dopo le rassicurazioni da parte delle autorità. "Ciò che ci ha sorpreso è che l'ansia persisteva anche dopo [...]. Il che suggerisce che la cessazione di una minaccia non calma immediatamente le reazioni scaturite da quella situazione", ha dichiarato la psicologa Roxane Cohen Silver.

Meno ansioso, ma più vulnerabile 

Uno degli aspetti più intriganti, riguarda il fatto che la reazione allo shock è stata influenzata da quanto i soggetti fossero già ansiosi prima del falso allarme, ma in modo opposto a quello che ci si potrebbe attendere. In sintesi, chi era molto ansioso è stato traumatizzato dalla minaccia missilistica in tono minore rispetto a chi invece era classificabile come una persona calma. "Nella misura in cui si può presumere che l'espressione di ansia su Twitter rifletta l'esperienza di vita di un utente", ha sottolineato Cohen Silver, "questo modello è coerente con le prove secondo cui le persone che non hanno vissuto esperienze negative risultano psicologicamente più a rischio qualora si verifichi un evento traumatico". Curiosamente, gli individui caratterizzati da un elevato tasso di ansia giornaliera sembra invece che abbiano tratto beneficio dall'evento shock.

Che cosa significa? 

I ricercatori suggeriscono che i risultati raccolti potrebbe riflettere la capacità delle persone ansiose di razionalizzare che se la minaccia fosse stata reale le cose sarebbero potute andate molto peggio. O in alternativa potrebbe trattarsi di una sorta di meccanismo di bilanciamento utilizzato dagli individui predisposti all'ansia. In ogni caso, il team invoca la necessità di ulteriori approfondimenti per comprendere come gli esseri umani elaborano emotivamente gli eventi traumatici, inclusi quelli senza apparenti conseguenze sul piano pratico.