
Mina, 85 anni domani, con Adriano Celentano, 87 anni, in una foto d’archivio (Ansa) durante le registrazioni di un loro album
Lugano, 24 marzo 2025 – “Almost blue, almost doing things we used to do…”. Sono parole che crepitano in bocca quelle che Mina rovescia sull’ascoltatore dall’amplificazione dello studio Pdu di Lugano lasciando scivolare gli umori di Chet Baker su quelli di Elvis Costello a poche ore da quegli 85 anni in arrivo domani. Per lei un giorno come gli altri, o quasi, assicura il figlio Massimiliano Pani, seduto al banco regia, abbozzando un mezzo sorriso quando gli ricordi che quella del 25 marzo dev’essere davvero una buona stella visto che è la stessa sotto cui sono nati pure Aretha Franklin ed Elton John.
“Mamma ha la grande qualità di essere assolutamente fuori dal personaggio conosciuto dalla gente” spiega il figlio della passione, o della colpa, come lo bollarono alcuni in quel ’63, spaccando il Paese, perché il padre Corrado Pani, monumento dei palcoscenici della prosa, era sposato con un’altra donna. “Io stesso tanti particolari della sua attività li ho scoperti grazie alle Teche Rai, perché in famiglia non ha mai parlato. Più che l’ego del cantante, infatti, lei ha l’animo del musicista innamorato del proprio strumento”.
Essere figlio è stato pesante?
“Nascere da due genitori così m’ha regalato la grande fortuna di crescere con la consapevolezza di non potercela fare a diventare come loro. E quindi di dover percorrere altre strade”.
“Se un giorno avrò un figlio lo chiamerò Maometto” disse Mina ad Oriana Fallaci durante un’intervista. Tutto sommato le è andata bene.
“Pensò addirittura di chiamarmi Fanfulla. Figurarsi quel che sarebbe accaduto a scuola. Per fortuna cambiò idea”.
Di rimpianti sua madre ne ha?
“Solo un paio. Non musicali, ma cinematografici. Il più grosso è probabilmente quello di aver detto no a Francis Ford Coppola quando le propose di entrare nel cast de ‘Il padrino’ per interpretare il ruolo di Kay Adams, moglie di Al Pacino-Michael Corleone, andato poi a Diane Keaton. Una volta visto il film, mamma se ne pentì, così come si pentì del no a Fellini. Anzi, dei no, perché il maestro la cercò almeno in un paio di occasioni, per offrirle la parte di Triferna in ‘Satyricon’ (se la prese Capucine - ndr) e averla poi ne ‘La città delle donne’”.
Perché Mina è ancora un modello per quanti s’affacciano al mondo della musica?
“Perché non è rimasta vincolata al suo personaggio degli anni Sessanta-Settanta continuando a fare sempre cose nuove come, ad esempio, pubblicare ad 84 anni un album di inediti e conquistare il terzo posto in classifica; quel ‘Gassa d’amante’ che, vista l’alta richiesta degli appassionati, pubblichiamo il 12 aprile pure in versione picture-disc. Dove lo trovi un artista andato al numero uno negli anni Sessanta capace di entrare in top ten pure nel 2024?”.
Quando Alma e Corrado, i suoi nipoti, le chiedono chi è la bisnonna cosa risponde?
“Quella che vi ha fatto i maglioncini all’uncinetto quando eravate piccoli, che vi ha insegnato a giocare a Scala 40, con cui avete scoperto tanta bella musica. Gli taccio solo un ruolo che non conoscono. E che scopriranno col tempo, quando qualcuno glielo farà notare”.
Se toccasse a lei farlo, cosa gli racconterebbe?
“Descriverei Mina come una persona originale, intelligente, coraggiosa, e sì, molto colta. Tutte qualità che spero riesca a trasferire ai pronipoti come ha già fatto coi nipoti. Ancora oggi passano ore ed ore ad ascoltare canzoni assieme, con uno scambio di idee reciproco frutto della passione che contribuisce a mantenerla sintonizzata sulla musica che gira intorno”.
Fu Sarah Vaughan nel ’68 a dire “se non avessi la mia voce vorrei avere quella di una giovane cantante italiana di nome Mina”.
“Tra i musicisti è riconosciuta come la più grande. Anni fa chiesero al pianista Kenny Barron chi fosse la miglior interprete americana di standard jazz e lui rispose che la più grande non è americana, ma italiana, e non focalizzata sugli standard del jazz: Mina”.
Barbra Streisand ammette: “Sul mio sito ufficiale continuo a ricevere dai fan richieste di un duetto con Mina”.
“Trattandosi di due grandi interpreti, non penso che saremmo fuori tempo massimo, ma tutto dipenderebbe dal tipo di canzone”.
Qual è stata, secondo lei, la sfida più riuscita della vastissima discografia di Mina?
“Forse la raccolta di canzoni sacre ‘Dalla terra’. Ma anche ‘Plurale’, con gli arrangiamenti jazzati di Gianni Ferrio, in cui trova posto una versione di ‘My love’ capace di colpire lo stesso Paul McCartney, che mandò un messaggio di felicitazioni in cui la definiva la più bella cover di un suo pezzo mai fatta. Dopo averlo letto, Mina commentò ‘che carino’ e buttò il biglietto nel cestino. Provai a recuperarlo, ma lei mi fermò. È fatta così”.
C’è una canzone che avrebbe meritato più di quanto ha avuto?
“Avendone incise 1.540, ce ne sono diverse. Sono anni che Mina pensa di realizzare un album con dentro tutta quella musica che al tempo non è stata capita, o non è venuta come avrebbe dovuto, in versione riveduta e corretta. Le piacerebbe intitolarlo ‘Del mio peggio’. Con quel nome, se lo faremo, i nuovi arrangiamenti dovranno essere fortissimi per scongiurare un clamoroso autogol”.
Mai avuta la tentazione di una autobiografia.
“Più che scrivere un libro su quel che Mina ha fatto, sarebbe interessante pubblicarne uno su quel che non ha voluto fare. Basta ripensare al 1992, quando la invitarono a cantare alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Barcellona. Davanti al mio no, gli organizzatori, pensando che si trattasse di una questione economica, raddoppiarono il cachet. Ma niente. Allora ipotizzarono che il problema stesse nelle presenze di Montserrat Caballé, Placido Domingo, José Carreras e si offrirono di rivedere il cast. Niente di niente. Per provare a convincerci, telefonò addirittura il presidente del Comitato Olimpico, Juan Antonio Samaranch. Fui costretto ad un altro garbato rifiuto. Abbassata la cornetta, però, andai da lei e le dissi: ora se chiama re Juan Carlos ci parli tu”.