Martedì 8 marzo 2022 si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna, comunemente nota come Festa della donna. In Italia questo importante appuntamento è accompagnato dall'usanza di porgere in dono una mimosa, un fiore giallo molto delicato e profumato. Le ragioni di questo gesto simbolico si intrecciano con la lotta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale e più in generale con le radici politiche dell'8 marzo.
Le origini della Festa della donna
La Festa della donna è stata
universalmente riconosciuta dall'Assemblea generale dell'ONU nel 1977, con una risoluzione che proponeva ad ogni Paese di fissare a calendario una "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale". In precedenza ciascuno faceva a modo proprio: non esisteva una data condivisa e in alcuni casi c'era anche
una certa riluttanza nei confronti della ricorrenza, per via della fortissima connotazione di sinistra che aveva acquisito decenni prima. Nel 1921, a Mosca, la Seconda conferenza internazionale delle
donne comuniste aveva infatti proclamato l'8 marzo "Giornata internazionale dell'operaia"; con il passare degli anni nacquero versioni alternative sull'origine della festa, tra cui un
falso storico che tirava in ballo un incendio in fabbrica in cui persero da vita più di cento operaie.
La festa della donna in Italia e cosa c'entrano le mimose
Nel nostro Paese la primissima giornata dedicata alla donna risale al 1922, ma dopo varie vicissitudini tornò a imporsi
l'8 marzo 1945, grazie all'Unione donne italiane (Udi), un'associazione di donne provenienti dal PCI, PSI e Partito d'Azione. Celebrata in principio nelle zone dell'Italia libera, nel 1946, a conflitto terminato, la festa si diffuse nel resto del Paese, portando con sé l'usanza di
regalare una mimosa. L'idea dell'omaggio floreale proveniva da tre esponenti dell'UDI,
Teresa Noce,
Rita Montagnana e
Teresa Mattei.
Intorno al fiore emblema dell'8 marzo ci fu tuttavia un acceso dibattito. Una parte dello schieramento politico italiano, capeggiato dal vice segretario del PCI
Luigi Longo, preferiva infatti
la violetta, simbolo della sinistra europea. Alla fine vinse però la mimosa perché era la
soluzione più pratica ed economica, dato che fioriva a marzo e cresceva spontaneamente nei campi. Teresa Mattei, che era
un'ex partigiana, tornò sull'argomento a distanza di anni, ricordando che la mimosa era "il fiore che i partigiani erano soliti regalare alle staffette: poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente".