Venerdì 8 Novembre 2024
PIERO DEGLI ANTONI
Magazine

Cesare Bocci: "Mimì Augello sono. Ma solo sul set. E con Montalbano spaghetti a colazione"

L’attore che ha raggiunto il successo interpretando il braccio destro del Commissario: "Se seducessi come lui sarei già fuori casa". "Quando a 'Ballando con le stelle' mi trovai davanti mia moglie, mi andò il sangue alla testa. Invece lo voleva lei e fu commovente"

Cesare Bocci (63 anni) con il suo cane Rocco in uno scatto tratto dal profilo Instragram

Cesare Bocci (63 anni) con il suo cane Rocco in uno scatto tratto dal profilo Instragram

Cesare Bocci è il Mimì Augello di Montalbano, è il vincitore di Ballando con le stelle, è il nostro Virgilio in Viaggio nella grande bellezza su Canale 5. Ora è nella Repubblica Ceca per girare un film sul campo di concentramento di Theresienstadt.

Com’era il suo gruppo di famiglia in un interno?

"Sono nato a Camporotondo di Fiastrone, nelle Marche. Il paese era di 400 abitanti, ma ho avuto l’infanzia più bella che si possa immaginare. Giravamo liberi tutto il giorno, andavamo a pescare al fiume, friggevamo sul greto i gamberi che pescavamo... Abitavamo al piano superiore della piccola scuola elementare, in un appartamento che veniva dato alla maestra responsabile, cioè mia madre. Io e i miei fratelli dormivamo nella biblioteca della scuola: di notte era la nostra camera, di giorno era la biblioteca".

Alla recitazione come arrivò?

"Mai e poi mai avrei pensato di fare l’attore. A Camerino, dove studiavo, organizzavamo un cineforum. Una sera proiettammo Padre padrone dei fratelli Taviani e un mio amico di Tolentino invitò Saverio Marconi, il protagonista. A quei tempi Marconi teneva una scuola di recitazione. Il mio amico insistette perché mi iscrivessi. Con Marconi nell’82 fondammo la Compagnia della Rancia, la prima che portò il musical in Italia. Io disegnavo i cartelloni con le bombolette spray, ogni notte tornavo a casa con i capelli verdi, gialli o arancioni".

Facciamo un salto di parecchi anni. Come arrivò a Montalbano?

"In quel periodo vedevo mia moglie che leggeva un libro e rideva. Quando lo finì me lo passò. Dopo poche pagine le dissi: ‘Non ci capisco niente’. Ma lei mi incoraggiò a proseguire. Era uno dei primi Montalbano. Lo divorai in una notte e pensai: ‘Sarebbe perfetto per una fiction’. Il mattino seguente mi chiamò la mia agente, mi disse che mi cercavano per un provino in un poliziesco. Che genere di poliziesco?, chiesi. Montalban, rispose lei. Pensai che si riferisse allo scrittore spagnolo Manuel Vazquez Montalban, ma mi sembrava poco adatto all’Italia. ‘Sei sicura? Non è Montalbano?’ Era così. Una coincidenza straordinaria".

Il suo personaggio è un donnaiolo impenitente...

"Lui è un professionista della seduzione, è malato. Se fossi come lui mi troverei fuori casa dopo tre secondi".

Mi racconta un aneddoto divertente sul set?

"Giravamo sempre molto presto, eravamo sul set alle 8. Quel giorno dovevamo girare una scena al ristorante. Prima del ciak diciamo al regista, Alberto Sironi: ‘Guarda che noi mangiamo per finta, sono le 9 del mattino!’ Ma Sironi alza la voce: ‘dovete mangiare davvero!’ Insomma arrivano due piatti di spaghetti alle vongole. Io e Luca diamo una forchettata, ma piccola piccola, giusto per la scena. Di solito in scena il cibo è sempre pessimo, stavolta invece assaggiamo gli spaghetti ed erano ottimi. Così divoriamo tutto il piatto e, siccome bisogna ripetere la scena, ne ordiniamo un secondo".

Un altro ricordo?

"Quando è morto Marcello Pennacchio, che interpretava il medico legale Pasquano, Sironi voleva rendergli omaggio. Così ha scritto di suo pugno una scena. Siamo nella stanza del commissario, si apre la porta, ed entra Sironi stesso nelle vesti del cameriere con un gran vassoio di cannoli, il cibo preferito da Pasquano. Noi tutti li mangiamo e facciamo un brindisi in suo onore".

Come era il vostro rapporto con Camilleri?

"Non lo vedevamo spesso. Ma ogni tanto capitava di incontrarlo a pranzo, o sul set. Quando gli facevi una domanda, non rispondeva subito. Lasciava passare qualche secondo e poi cominciava a raccontare in un modo così coinvolgente, con dei tempi così perfetti.... Magari noi attori avessimo i suoi tempi".

All’inizio vi aspettavate un simile successo?

"Per niente. E non sapevamo quanto sarebbe potuto durare. Qualche anno fa mi trovai a una cena organizzata dalla Rai con i responsabili delle tv straniere che avevano comprato Montalbano. Al mio tavolo c’erano i rappresentanti della tv giapponese, della Bbc, dell’America, dell’Australia, ma quello che mi stupì di più è che c’era anche un manager della tv vietnamita".

Lei è anche il conduttore di Viaggio nella grande bellezza...

"Ho scoperto cose meravigliose e aneddoti curiosi. Per esempio che il museo Guggenheim a Venezia è di un solo piano perché di fronte c’era la villa di una famiglia importante che cercò in ogni modo di impedirne la costruzione".

Cambiamo argomento. La danza con sua moglie a Ballando con le stelle ha commosso tutti...

"Io non ne sapevo niente. Sulla nostra storia io e Daniela avevamo scritto un libro per far sapere che oltre la malattia si può continuare a vivere (nel 2000 Daniela Spada viene colpita da un ictus. Resta in coma per venti giorni, poi lentamente inizia la guarigione, contro il pessimismo degli stessi medici, ndr). In trasmissione insistevano che in qualche modo ne parlassi, ma io mi rifiutavo sempre. In quel periodo ero in Sicilia proprio per Montalbano e la mia agente chiamò mia moglie perché a Ballando volevano che intervenisse un mio conoscente. Chiese se mia sorella fosse disponibile, ma lei rispose di no. Mia figlia? Anche mia figlia rifiutò. ‘Un’amica?’ A quel punto mia moglie si ribella: ‘Allora vado io’. Quando in trasmissione mi tolgono la benda e me la vedo davanti, mi va il sangue alla testa. Poi però vedo che è serena e allora mi tranquillizzo. Intorno a noi i colleghi piangevano tutti".

Cosa vi siete detti, dopo?

"La sua decisione era nel solco del libro che avevamo scritto, il cui senso era che alla malattia si può sopravvivere. Mi ha detto che ha capito che c’era bisogno che lo facesse lei, quel numero. ‘Sono quasi vent’anni che non ballo, mi perdo quest’occasione?".

Lei, Bocci, ha sempre ballato?

"Mai. Con me, la mia maestra ha fatto un miracolo."