di Doriano Rabotti
Chissà se dipingerà anche, un giorno. Ormai gli manca giusto quello, perché dopo aver più o meno danzato a Ballando con le stelle, la prossima frontiera di Sinisa Mihajlovic sarà un duetto canoro con Zlatan Ibrahimovic sul palco di Sanremo. La data sarà il 4 o il 5 marzo, perché nelle altre serate sanremesi l’allenatore serbo sarà impegnato in campionato col suo Bologna.
Non è dato sapere se il brano scelto dall’insolito binomio sarà Io vagabondo dei Nomadi, la canzone italiana preferita del tecnico rossoblù: anche in questo caso si dimostra autoironico, lui che per anni è stato insultato come ’zingaro’ dalle tifoserie avversarie e a volte anche dalla sua, come a Firenze.
A dire il vero il primo a scherzarci su è proprio Sinisa: "Ho sentito Amadeus stamattina (ieri, ndr). Sì, vado a Sanremo, io e Ibra canteremo: due zingari sul palcoscenico".
Quindi: oltre ai Nomadi sono in nomination anche Iva Zanicchi-Bobby Solo (Zingara) e Nicola Di Bari-Nada (Il cuore è uno zingaro), volendo...oppure i Gipsy King.
In realtà, dalla playlist personale Mihajlovic potrebbe scegliere anche pezzi molto più recenti, magari prestati da qualcuno dei cantanti che nel tempo sono diventati suoi amici: "Quelle di Cesare Cremonini, che tifa per il Bologna, sono tutte belle canzoni. E anche Gianni Morandi, pur non essendo della mia generazione, piace a tutti. Oppure Eros Ramazzotti, Biagio Antonacci, Antonello Venditti... Non finiamo più, in Italia avete tutto: il cibo, le belle macchine, la moda, la musica. Siete un paese perfetto, vi manca solo un po’ di coraggio, ma a volte mi viene invidia di non essere italiano".
Non lo è il serbo Mihajlovic, non lo è lo svedese di origini balcaniche Zlatan Ibrahimovic: i due sono diventati grandi amici, dopo essersi sfidati con una testata in campo, a pensarci bene era già un duetto anche quello.
Ma ora sono talmente affiatati da non aver paura di rischiare la brutta figura canora: "Per fortuna non ci sarà il pubblico, perché non so che schifo sarà... ma andiamo là e vediamo, almeno la gente riderà un po’ – dice ancora Mihajlovic –. Perché le cose che a me riescono malissimo sono due. La prima è ballare, ma questo lo avete già potuto vedere. A cantare sono anche peggio: Zlatan è un po’ meglio di me a danzare, ma l’ho sentito in una canzone serba... male male. Bisognerebbe cantare in playback, ma a Sanremo non si può, vero?".
Beata ingenuità, vien da dire. E anche beata incoscienza, quella che Sinisa sta mettendo nell’affrontare una dopo l’altra tutte le esperienze televisive che lo stanno trasformando in un personaggio mediatico. Per certi versi, suo malgrado: l’altra sera era a Porta a Porta di Bruno Vespa a raccontare la battaglia contro la leucemia fulminante che gli fu diagnosticata nel luglio del 2019. In fondo il momento che si concesse andando a Ballando con le stelle da Milly Carlucci, un tango diciamo più appassionato che tecnicamente solido con la moglie Arianna Rapaccioni, era un piccolo risarcimento di leggerezza dopo mesi di pianti e paure. Un modo per dire anche con il corpo che sì, "io sono ancora qui", come disse citando Vasco il giorno in cui raccontò del trapianto di midollo a Bologna e del buon esito delle prime terapie. Scrisse anche sui social, lasciando l’ospedale Sant’Orsola abbracciando Arianna, Più bella cosa non c’è, e stavolta il riferimento era al pezzo dell’altro amico Eros Ramazzotti. Arianna stava iniziando a lavorare nello spettacolo con Mara Venier, smise dopo aver conosciuto Sinisa.
L’ultimo canto pubblico fu proprio dalla Venier, qualche settimana fa a Domenica In, quando la regìa mise su una nenia serba cara alla mamma di Mihajlovic. Provarono a fargliela cantare, ma tra i singhiozzi della commozione non si può.
E comunque, tornando alla pittura da cui eravamo partiti: in realtà uno che calciava le punizioni in un modo talmente eccezionale da diventare oggetto di studio da parte di due professori universitari di balistica, anche se con i piedi, dipingere sa già.