Sabato 6 Luglio 2024
ANDREA BONZI
Magazine

Mi chiamo Bond e sono sparito dalle scene

Sean Connery compie novant’anni. Il lungo silenzio dell’attore scozzese è avvolto nel mistero. Memorabile 007, tuonò contro Hollywood.

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Più che James Bond, ci vorrebbe Sherlock Holmes per scoprire cos’è successo a Sean Connery. Martedì l’attore scozzese festeggia i 90 anni tondi. Un compleanno protetto da una gelosa privacy per un artista che ha fatto la storia del cinema, ricoprendo alcuni dei ruoli più memorabili di Hollywood dagli anni Sessanta in poi. A partire ovviamente dalla superspia inglese ideata da Ian Fleming, a cui è indissolubilmente legato.

Di Connery oggi sappiamo che vive in una villa nel paradiso (anche fiscale) delle Bahamas insieme alla seconda moglie, la pittrice Micheline Roquebrune (sposata nel 1975), e che, stando a quello che ha dichiarato il figlio Jason, almeno fino a qualche anno fa stava bene e giocava a golf, sua grande passione, "centrando ancora una buca al primo colpo". Eppure fece scalpore quando, nel 2013, il suo grande amico e collega Michael Caine disse che Connery avesse l’Alzheimer e addirittura "a volte, non ricordasse più la strada di casa". Circostanze subito smentite dall’entourage dell’attore. Lo stesso Caine si corresse dicendo di essere stato frainteso. Nei fan, però, il dubbio è rimasto.

L’ultima apparizione in pubblico da spettatore in tribuna agli Us Open del 2017: era sostenuto da due persone, evidenziando problemi a camminare. L’ultima foto risale all’agosto scorso, la festa per il suo 89° compleanno: con lui il figlio Jason e la sua fidanzata. Sir Connery – titolo ricevuto nel 2002 dalla regina Elisabetta – ha recitato sul grande schermo l’ultima volta nel 2003: La Leggenda degli uomini straordinari di Stephen Norrington. Non proprio il canto del cigno che meritava: difficoltà produttive e liti col regista lo hanno convinto ad allontanarsi definitivamente da una Hollywood in cui non si riconosceva più. Lui, che aveva abbandonato Bond (l’ultimo, Mai dire mai è del 1983) mettendo in guardia dalla "deriva fumettistica, infantile e fuorviante" a cui erano destinati i blockbuster, ha chiuso la carriera con una pellicola ispirata (con risultati modesti) a un fumetto. Una beffa: "Non voglio avere più nulla a che fare con questi idioti", tuonò, riferendosi al mainstream hollywoodiano.

All’alba degli anni 2000 rifiutò il ruolo di Gandalf nel fantasy campione di incassi Il Signore degli anelli. Neppure Steven Spielberg, che l’aveva chiamato per interpretare di nuovo il papà di Indiana Jones ne Il teschio di cristallo, riuscì a convincerlo: "Se c’era un film che poteva farmi tornare, era una pellicola di Indiana Jones – è una delle ultime dichiarazioni, via social, di Connery (2007) –. Ma stare in pensione è troppo divertente".

Bisognerà consolarsi con i vecchi ruoli dell’attore, considerato uno degli uomini più affascinanti del mondo. Voleva fare il calciatore (parole sue), invece il set gli ha regalato mille vite diverse. Ha sedotto donne bellissime nei panni di James Bond (a partire da 007 – Licenza di uccidere, 1962), ha insegnato l’arte della spada attraversando le epoche (era Ramirez in Highlander, l’ultimo immortale, 1986), è stato il monaco-detective Guglielmo da Baskerville (Il nome della Rosa, 1986) e si è tolto la soddisfazione dell’Oscar come miglior attore non protagonista ne Gli Intoccabili (1987).

Comunque sia, Sir Connery non è l’unico ad aver dato l’addio al set. C’è il coetaneo Gene Hackman, vincitore di due Oscar e interprete di decine di film di successo. L’ultimo ruolo nel poco memorabile Due candidati per una poltrona (2004), ma il suo curriculum è fitto di capolavori: ha lavorato con William Friedkin (Il braccio violento della legge, 1971), Francis Ford Coppola (La conversazione, 1974), Clint Eastwood (Gli spietati, 1992), Wes Anderson (I Tenenbaum, 2001), divertendosi a interpretare il supercattivo Lex Luthor (Superman, 1978).

Scomparso dai radar anche il più vecchio premio Oscar vivente: Sidney Poitier (classe 1927), primo attore nero ad aver conquistato Hollywood con I gigli del campo (1964), Indovina chi viene a cena e La calda notte dell’ispettore Tibbs (entrambi del 1967): l’ultima apparizione è The Jackal (1997). I problemi che tormentano Jack Nicholson (nato nel 1937), invece, li ha rivelati lui stesso: dopo 3 Premi Oscar e 7 Golden Globe, il protagonista di Qualcuno volò sul nido del Cuculo (1975), il terrificante Jack Torrance di Shining (1980) e il Joker di Batman (1989) si è ritirato dieci anni fa: "La mia memoria non è più quella di una volta". In pensione (anticipata, oggi ha 63 anni) anche Daniel Day-Lewis, il ’Belli capelli’ de L’ultimo dei mohicani (1992), ma anche caricaturale boss di Gangs of New York (2002) e spietato uomo d’affari ne Il Petroliere (2007). Ultima apparizione tre anni fa.

Tra le attrici, Brigitte Bardot (classe 1937) ha abbandonato il set nel lontano 1973, dedicandosi all’attivismo ambientalista e alla politica: da sempre elettrice di destra, nel 2017 ha sostenuto il Front national di Marine Le Pen. Infine, la 48enne Cameron Diaz (The Mask e Charlie’s Angels) nel 2014 ha detto basta col cinema. "Ho trovato la pace smettendo di recitare, ora mi dedico a me stessa e alla mia famiglia", ha confessato in una recente intervista.