Mercoledì 15 Gennaio 2025
BARBARA BERTI
Magazine

MeToo a “Emily in Paris“. La serie tv più glamour indaga sulle molestie

Nella quarta stagione i personaggi aprono all’attualità più scottante. Lo sceneggiatore: "Raccontiamo senza banalizzare, facendo spettacolo".

Paul Forman e Ashley Park alla presentazione della quarta stagione di Emily in Paris

Paul Forman e Ashley Park alla presentazione della quarta stagione di Emily in Paris

Aspettando Raoul Bova e le celeberrime ‘vacanze romane’, Emily in Paris apre il guardaroba delle molestie sul lavoro. La quarta stagione della briosa, colorata e romantica serie tv con protagonista Lily Collins nei panni dell’americana a Parigi è uscita su Netflix per Ferragosto con i primi cinque episodi (per la seconda parte, ambientata anche in Italia, bisognerà attendere il prossimo 12 settembre) che invitano al binge watching selvaggio e sono i più visti del momento. Tra ménage à trois (anzi a quattro) e campagne pubblicitarie da salvare all’ultimo tuffo, Emily Cooper, esperta di marketing di Chicago naturalizzata parigina, appare adesso non più come una ragazzina disincantata che vive la Ville Lumière come una grande avventura, bensì è più consapevole di sé e di cosa vuole. In questa quarta stagione dello show ideato da Darren Star (l’autore di successi come Beverly Hills 90210 e Melrose Place, oltre che di Sex and the City) i riflettori sono puntati non solo sulla protagonista. Anche gli altri personaggi vengono messi di fronte a dilemmi e decisioni importanti da prendere. E si sviscerano, così, tematiche di forte attualità come il movimento #Balancetonporc (letteralmente “esponi il tuo maiale”), versione francese del #MeToo.

Mindy (Ashley Park), l’ereditiera che ha tagliato i ponti con il padre dopo avergli detto che non ha alcuna intenzione di lavorare nell’azienda di famiglia, si ritrova – suo malgrado – testimone di molestie all’interno di JVMA, la grande casa di moda del padre del suo fidanzato Nicolas de Léon (Paul Forman). In pratica Mindy entra nel famoso guardaroba del brand, lo scrigno con le creazioni più iconiche, e scopre che lì le donne non possono stare da sole. Occorre il ‘benestare’ del capo. L’ereditiera che sogna l’Eurovision song contest si confida, così, con l’amica del cuore. A scoperchiare il dorato mondo della moda ci pensa allora Sylvie (interpretata dalla sempre favolosa Philippine Leroy-Beaulieu), la capa dell’agenzia dove lavora Emily. La donna riceve una chiamata da un giornalista che sta cercando di raccontare una storia sulla dilagante cattiva condotta sessuale di Louis de Léon (Pierre Deny), il boss di JVMA.

All’inizio, Sylvie è riluttante a farsi avanti con la sua esperienza di molestie, soprattutto perché suo marito, Laurent G. (Arnaud Binard), ha in programma di aprire una nuova discoteca proprio con Louis. Ma vuole anche dare l’esempio alle donne più giovani, in modo che non siano condizionate ad accettare tali atteggiamenti. "Uomini come questi devono essere ritenuti responsabili delle loro azioni" le parole di Sylvie, che poi rende pubbliche le molestie. L’esplicito hashtag #Balancetonporc entra così nella commedia romantica ambientata all’ombra della Torre Eiffel, nella città dell’amore e dell’alta moda, la città dove a maggio scorso l’Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento, ha approvato all’unanimità la creazione di una commissione d’inchiesta per indagare su abusi sessuali e molestie nei settori del cinema, della televisione, del teatro, della moda e della pubblicità (a novembre saranno resi noti i lavori).

Lanciato il 13 ottobre 2017 dalla giornalista Sandra Muller, la serie tratta il #Balancetonporc solo adesso e nel paese d’Oltralpe le critiche non sono mancate per questo ritardo. L’argomento è affrontato in modo serio ma senza stravolgere la leggerezza dello show. "Abbiamo parlato molto – sostiene Darren Star – di come raccontare questa storia senza banalizzarla e anche senza sacrificare il tono dello spettacolo. Ora anche i personaggi sono diventati più concreti e complessi". Lo sceneggiatore racconta anche una nuova pratica: il second-hand della moda. Attraverso la partnership con Vestiaire Collective, la piattaforma globale nel mercato di lusso di seconda mano, la serie sostiene l’approccio etico e sostenibile, portato avanti soprattutto dalle nuove generazioni.