di Eva DesiderioPer la presentazione della collezione di cappotti Max Mara Atelier per questo inverno, a novembre scorso, è stato scelto il negozio Olivetti di piazza San Marco a Venezia, oggi patrimonio del Fai, progettato da Carlo Scarpa con anima modernista. Uno spazio ideale per rappresentare l’eccellenza di questa elegante e alta capsule collection Max Mara Atelier, ideata quindici anni fa da Laura Lusuardi, colonna stilistica e creativa del Gruppo Max Mara di Reggio Emilia. Il debutto avvenne a Parigi nella grande boutique di Avenue Montaigne e fu una folgorazione. Lusuardi aveva intuito per prima le enormi potenzialità dei cappotti e non solo di quello icona del brand da sempre il modello ’101801’ che ha fatto la storia della moda contemporanea. Aveva deciso di andare oltre, verso capi di couture che unissero tradizione e sperimentazione, eccellenza di linee e materiali nobilissimi, per una r-evoluzione di questo protagonista indiscusso del guardaroba femminile.
Ora, a distanza di quindici anni, ecco una nuova svolta per questo Atelier da sogno, con linee svasate, accenni e storie che ricordano gli anni Cinquanta, dettagli nascosti e dunque preziosi come la M di filo rosso ricamata sotto i colletti o le fodere di seta. Un trionfo di cashmere, anche doppio, di cammello puro e di mischie con la seta per bagliori d’eleganza senza tempo. Dal ’manteau monsieur’ di foggia maschile impeccabilmente anni ‘50, nelle due varianti in cashmere e cammello e in lana e seta total black, al ’trench d’hiver’ sartorialmente realizzato in pelle.
E ancora le ’redingote a clessidra’ o i ’parka couture’ in lana e seta, fino ai ’maxi caban’ in cashmere double nel rosso simbolo di questa stagione (come rosso era il primo tailleur voluto dal fondatore Achille Maramotti nei primissimi anni Cinquanta ora esposto nell’Archivio del Gruppo, curato con amore e passione infinita sempre da Laura Lusuardi). E poi le innovative ’chemise d’hiver’ over-shirt invernali in doppio di puro cashmere. E il ’cardigan coat’ tinto in filo bianco e nero e il ’coat-cocoon’ in double di cashmere e cammello rifiniti a mano. Per finire con il ’manteau évasée’ in lana e seta black con collo impreziosito da ricami di cristalli o in broccato jacquard verde scuro con riflessi dorati.
"Per ogni donna il cappotto è il capo icona di ogni inverno, ora poi sempre di più visto che siamo uscite dal bozzolo caldissimo del piumino per venire incontro ai cambiamenti climatici con questi cappotti che posso avere diversi pesi, anche più leggeri – spiega Laura Lusuardi che ne colleziona nell’Archivio d’impresa Max Mara da lei fondato e curato centinaia raccolti nel mondo, nei negozi del vintage come da privati per le grandi griffe del passato – e che ognuna sceglie a seconda della propria personalità. Ancora una volta con questa collezione così sartoriale siamo riusciti a industrializzare tanta bellezza ed eleganza, con un effetto finale che somiglia molto all’alta moda".
Un sogno impossibile? Neanche un po’ ma un progetto di assoluta modernità e concretezza, forte di una esperienza professionale unica. "Non abbiamo bisogno di nulla – chiude Lusuardi –, oggi le donne hanno tutto nell’armadio, ma cercano qualcosa che duri, che si identifichi con la loro storia al femminile, che le renda chic con forme anche semplici. Un cappotto per la vita, dolce come un abbraccio".