"Ne ho commessi, di errori: tante volte mi sono già trovata a ricominciare. Ma l’importante è reagire, ripartire. Ora, a 37 anni, sono ancora giovane ma so meglio chi sono". Alessandra Mastronardi ha il sorriso allegro di una ragazzina, con qualche luce di Sophia Loren negli occhi e nel disegno della bocca. Ma è anche matura, consapevole delle sue scelte artistiche che l’hanno portata dal successo tv da ragazzina nella serie dei Cesaroni a vivere da sola a Londra, e a recitare diretta da Woody Allen in To Rome with Love. La vedremo, fra pochi giorni, in una serie per Paramount+, One Trillion Dollars, in streaming in tutto il mondo da giovedì 23 novembre. È una coproduzione italo-tedesca, una scatenata avventura che parte da Berlino per arrivare a Firenze, e poi toccare altri luoghi, altri continenti. La storia, tratta da un bestseller del tedesco Andreas Eschbach, è molto semplice: che cosa accadrebbe, se un rider che consegna pizze si scoprisse erede di una fortuna immensa? Alessandra Mastronardi è Franca Vacchi, esperta di leggi patrimoniali che deve gestire, legalmente, questa delicatissima eredità lasciata a un ventenne e che ha un vincolo: deve essere usata per restituire all’umanità la speranza, il futuro che ha perduto. Incontriamo Alessandra a Berlino, a poche ore dalla première mondiale della serie.
Alessandra come è entrata nel progetto di One Trillion Dollars?
"Con un provino. Ho preso l’aereo, sono andata in Germania. Da quel provino ne è seguito un altro, e alla fine mi sono trovata legata a un grande progetto".
Che cosa la ha attratta della serie?
"Con un motore narrativo immediato, anche semplice, parla del cuore del problema: come dovremmo usare il denaro? Come andrebbe cambiato il sistema? In me ha toccato una corda sensibile: come ambasciatrice Unicef ho visto migliaia di bambini dimenticati, mortificati, senza futuro. Ecco. Abbiamo il dovere di pensare a una soluzione. E se ne parla una serie tv, con gli artifici del racconto popolare, ben venga".
Lei che rapporto ha col denaro?
"Il mio primo guadagno importante l’ho fatto a 19 anni, con ‘I Cesaroni’: ho comprato la macchina. Una Toyota Aygo. Io col denaro ho un rapporto di grande rispetto. Soprattutto per quello degli altri".
Ha detto no a proposte ben pagate?
"Certo. Ho detto no ad alcune pubblicità, perché non credevo io stessa al prodotto: “non posso dire agli altri compratela“, mi sono detta".
Che cosa hanno portato di nuovo le serie delle piattaforme internazionali rispetto a quelle delle tv generaliste italiane?
"Più coraggio. Più coraggio nella scrittura. Sono rivolte al pubblico d tutto il mondo, “sentono“ i cambiamenti del pubblico. A volte hai la sensazione che certe fiction italiane siano anacronistiche, fuori dai tempi".
Si è parlato di un reboot dei Cesaroni. Ci starebbe?
"Quando i cicli si chiudono, si chiudono. È stata una serie importante, ma adesso sto vivendo un altro momento della mia vita".
Il successo delle donne nel cinema è sempre più forte. Donne registe, come Paola Cortellesi che trascina al pubblico folle mai viste negli ultimi anni.
"Evviva! Sta arrivando uno tsunami, speriamo che duri. Altre donne si sono affacciate alla regia in questi mesi: Micaela Ramazzotti, Margherita Buy, Kasja Smutniak… Non posso che esserne felice. Personalmente, non penso alla regia. Preferisco, per il momento, essere diretta. Magari da Nolan, Garrone o Guadagnino: amo follemente il modo in cui racconta il mondo femminile. La regia è un’arte difficile, presuppone una visione globale. La scrittura invece mi intriga".