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Carlo Conti, 63 anni, direttore artistico del Festival
Sanremo, 10 febbraio 2025 – Un femminicidio al giorno non basta. "Amo la parabola del figliol prodigo", ha detto Carlo Conti circa l’ingaggio di Tony Effe. Il figliol prodigo era quello che, nel Vangelo secondo Luca, spendeva e sperperava, e in effetti Effe ama spendere, come canta (?) anche nella recente Miu Miu: "Prendo una bitch, diventa principessa / Le ho messo un culo nuovo, le ho comprato una sesta". Tranquilli, Padre misericordioso Carlo l’ha perdonato. L’ingresso di Tony Effe in gara all’Ariston, da domani, garantirà – lo assicura Conti – la redenzione urbi et orbi dal controverso passato misogino (quelle sue cose dolce stil novo tipo "Ti sputo in faccia solo per condire il sesso / Ti chiamo puttana solo perché me l’hai chiesto / Ti sbavo il trucco, che senza stai pure meglio / Ti piace solamente quando divento violento") che gli è costato l’esclusione dal Capodanno romano poco più di un mese fa.
![Maschi a Sanremo. Il venticello misoginia. Le parole del Festival e la sfida di Conti](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NjEyNTBkZTgtYWI5MC00/1/maschi-a-sanremo-il-venticello-misoginia-le-parole-del-festival-e-la-sfida-di-conti.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Va bene. Facciamo pure finta che finora nella sua carriera Tony Effe abbia intonato solo inni in cui esprime ammirazione incondizionata per Simone de Beauvoir, il MeToo e pure Santa Maria Goretti. Il testo che porta a Sanremo è comunque maldestramente velato dall’ambiguità “califanesca“, un attacco a una lei, fatto da un lui che si autodefinisce "uomo d’onore", così ganzo e tosto che "spengo la sigaretta come la nostra storia".
"A te piace sbagliare, farmi del male, poi ti vuoi scusare, e so che perderò questo gioco, come a carte sei brava a barare", canterà Tony Effe all’Ariston nella sua Damme ’na mano, ed eccoci al punto di partenza: chi è Tony? Poveraccio, è un vittimo. E vittimo di chi? Di una fanciulla cattivona, mentitrice e pure peggio ("parli poco fai la stranita, poi mi tocchi te ne fotti, vai più giù mi si girano gli occhi"). Et voilà.
Ma attenzione, l’uomo vittimo della perfidia serpentesca dell’eterno femminino sapientemente rappresentata da Sanremo 1025 (pardon, 2025) non è mica solo Tony: in Lentamente Irama esordisce "Non ti ricordi che sei stata tu crudele crudele crudele", e continua: "E mi strattoni mentre mi tiri la manica".
E l’immancabile Fedez, in Battito: "Prenditi i sogni, pure i miei soldi, basta che resti lontana da me". Lo stesso Fedez nella serata dei duetti ha scelto di proporre al pubblico dell’Ariston (e dei contribuenti tv radunati in massa a milioni) insieme a Marco Masini una Bella stronza indirizzata forse all’ex moglie, no anzi forse all’ex amante, insomma comunque a una ragazza che nell’originale masiniano del ’95 è una che: 1) subdola, risulta colpevole del fatto di aver indotto il protagonista della canzone – altrimenti assolutamente pacifico e candido – a tradire la sua vera amata, 2) è una donna alla quale il gentiluomo di turno vorrebbe "strapparti quei vestiti da puttana, tenerti a gambe aperte finché viene domattina" visto che in qualche strofa prima ella ha osato chiamare "la volante quella notte, e volevi farmi mettere in manette, solo perché avevo perso la pazienza".
Chissà, contenti tutti quelli che in questi ultimi anni hanno seriamente monologato dal palco dell’Ariston per sensibilizzare il pubblico contro la violenza sulle donne; chissà, contento il pubblico che magari, negli anni scorsi, al fatto che stesse nascendo un Sanremo persino quasi femminista e/o vagamente inclusivo ci ha pure creduto. (Nessuno?).
Ospite di Bruno Vespa, venerdì scorso il direttore artistico Carlo Conti aveva rassicurato spiegando che la Bella stronza in questione "sarà una versione 2.0, una versione nuova, adattata ai tempi"; sabato l’amicone di Carlo Conti Marco Masini ha però rettificato via social (ripostato da Fedez): "La cover non sarà nulla di tutto ciò che sto leggendo sui media: nessuna frase, nessuna parola della canzone è stata modificata. Abbiamo semplicemente unito parti del testo originale con le nuove strofe scritte da Federico per l’occasione. Ne è nato un racconto totalmente nuovo, del quale in tanti stanno parlando senza neanche averlo ascoltato".
“Piano, piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando, nell’orecchie della gente s’introduce destramente, e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar“: a Sanremo 2025 il venticello è la misoginia, peggio della calunnia della cavatina del Barbiere di Siviglia. Misogino qui misogino là. Hai voglia a dire: "giudichiamo le canzoni e non gli uomini" e quindi si chiama in gara un Emis Killa che, perquisito in casa nel settembre scorso per l’inchiesta legata agli ultrà dell’Inter e del Milan viene trovato in possesso di tirapugni, coltelli, sfollagente, taser, e poi a una settimana dall’inizio dello show, ops!, finisce indagato; hai voglia a dire i misogini Tony Effe – il cui machismo è “solo“ un codice artistico – e Fedez, il neo povero Grande Depresso, grazie a San Remo usciranno redenti. Un’altra opera buffa. In tempi in cui di buffo non c’è niente. C’è un femminicidio al giorno.