Martedì 18 Febbraio 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Riti di Carnevale, le maschere più belle e più famose d’Italia

I caratteristici personaggi della festa più allegra dell’anno si ritrovano spesso anche nella commedia dell’arte

Maschere di Carnevale - Crediti iStock Photo

Maschere di Carnevale - Crediti iStock Photo

Se il Carnevale rappresenta un tuffo nell'allegria e negli aspetti a volte controversi della natura umana, della vita e della società, le sue maschere sono un vero e proprio viaggio nella storia d’Italia. Sono caratteri fissi e definiti e rispecchiano tanto le loro città d’origine quanto le sfaccettature di ognuno di noi, riflettendo i nostri vizi, con leggerezza e ironia.

Pulcinella

Pulcinella è la maschera che più rappresenta la fantasia, la furbizia e il carattere di Napoli. Con la sua veste bianca e il viso scuro, è l’incarnazione del cittadino partenopeo, costretto a vivere in una realtà caotica e a destreggiarsi con qualsiasi mezzo, ma sempre con un sorriso sulle labbra. Ci sono diverse teorie sull'origine del personaggio. Alcuni ritengono che derivi da Pulcinello, un piccolo pulcino, in riferimento al suo naso adunco. Altri sostengono che il nome provenga da un contadino di Acerra, Puccio d'Aniello, che nel Seicento si unì come giullare a una compagnia di artisti di passaggio nel suo paese.

Meneghino

Meneghino è il simbolo di Milano, una maschera senza volto che rappresenta un servitore onesto e laborioso. La sua assenza di maschera sul viso simboleggia la sincerità del personaggio. Con il suo abbigliamento semplice ma distintivo, è l’eroe di una città che, pur nelle difficoltà, sa mantenere il proprio spirito. L'origine del suo nome potrebbe derivare dai ‘Menecmi’ di Plauto, dal ‘Menego’ di Ruzante, oppure più semplicemente dal termine ‘Domenighini’, usato per indicare i servi impiegati durante le celebrazioni domenicali.

Arlecchino

Arlecchino, di origine bergamasca, è il genio dell'arte di arrangiarsi: goffo ma astuto, saggio ma frivolo. La sua personalità complessa lo ha reso uno dei personaggi più amati della Commedia dell'Arte, anche grazie al suo caratteristico costume a losanghe colorate, diventato nella lingua italiana, nel tempo, sinonimo di multicolore. Il suo nome potrebbe derivare da Hellequin, una figura demoniaca e buffonesca del Medioevo francese. Inizialmente, Arlecchino rappresentava un personaggio povero, ingenuo e incline a risolvere i conflitti con la violenza.

Gianduja

Gianduja rappresenta la città di Torino. Il suo nome deriverebbe da Giôvan d’la dôja (Giovanni dal boccale, riferimento alla sua passione per il vino). Con il suo tricorno nero e il suo abito popolare, è un personaggio che sa essere serio ma anche godere del piacere delle piccole cose. È nato insieme a Giacometta, dolce fioraia emblema del coraggio e della pragmaticità delle piemontesi.

Colombina

Con origini molto antiche che affondano nella commedia di Plauto, diventata una delle maschere veneziane più note, Colombina è vanitosa e furba, capace di sfuggire alle grinfie di chiunque. È il simbolo di una donna che sa come cavarsela, pur tra i giochi di potere e i desideri altrui.

Balanzone

Balanzone è un dottore saccente, sempre pronto a pontificare su qualsiasi argomento. Nato a Bologna, città dell’università più antica del mondo, è l’incarnazione della superbia e della gola, simboli dei suoi vizi. Con il suo costume serio e il suo linguaggio pomposo, è il personaggio che sa tutto, ma non arriva mai a concludere nulla, spesso schernito dalle altre maschere e dal pubblico per la sua vanità.

Pantalone

Pantalone è la maschera dell'avarizia, l'amante della ricchezza più che del lusso, nata a Venezia intorno al Cinquecento. Indossa un abito sgargiante e rappresenta l'anziano avaro che cerca di arricchirsi a ogni costo, ma senza mai godere veramente dei suoi beni.