Milano, 16 luglio 2018 - LA Grande Sorella. Marina la Rosa è stata tra i protagonisti del primo, indimenticabile Grande Fratello. Oggi ha 40 anni, sposata con un avvocato, due figli, laureata in psicologia. Ha recitato in teatro (Elettra), è stata opinionista della trasmissione ‘Il giallo della settimana’.
Sono passati 20 anni. Oggi il Grande Fratello è un’altra cosa? «Nel 2000 l’Italia era rimasta indietro rispetto al panorama televisivo mondiale. L’Endemol ha importato quel format e il nostro Paese s’è aperto ai reality. Con il Grande Fratello si è scoperto che chiunque poteva accedere alla tv. Oggi è tutto diverso, la tv generalista non funziona più».
Tra Ilary Blasi e Alessia Marcuzzi lei ha detto di preferire Daria Bignardi... «Ilary la guarderei per ore, perché è talmente bella, la più bella di tutti. La Marcuzzi è un po’ come una vicina di casa. Ma credo che la conduzione seriosa della Bignardi fosse la più adatta, perché dall’interno della Casa bisogna percepire il meno possibile di ciò che avviene all’esterno».
Tra i suoi compagni di allora c’era anche Rocco Casalino, oggi portavoce dei Cinque Stelle. Se lo sarebbe aspettato di vederlo in un ruolo così importante? «All’interno della Casa ognuno, fantasticando, diceva quello che avrebbe voluto fare una volta uscito di lì. E lui diceva che, se avesse potuto, avrebbe scelto la carriera politica. E l’ha fatto».
Ma se l’aspettava che ci riuscisse in modo così clamoroso? «No. L’ho sempre reputato una persona molto intelligente. Il problema è che, una volta entrati nella Casa, vieni etichettato, e quindi la gente reputa impossibile che tu possa riuscire a combinare qualcosa di buono».
Lei ha votato per loro? «No».
Veniamo al più popolare di tutti, Pietro Taricone... «Era coltissimo. Si presentava al pubblico con tutti quei muscoli, ma in realtà amava moltissimo la filosofia. Dentro la Casa ci parlava di Nietzche, di Hegel, faceva dei discorsi stupendi. Era capace di rapportarsi con tutti, dall’idraulico al professore della Sapienza. Era affamato di sapere».
Taricone dichiarò di aver guadagnato, col Grande Fratello, un miliardo e settecento milioni di lire, ma lei ha osservato che probabilmente erano molti di più. Anche lei ha guadagnato molto, eppure, ha detto, non me ne è rimasto nulla. Mi spiega come fa a volatilizzarsi una cifra così importante? «Semplice: mancanza di gestione a monte. I soldi vanno via senza che tu te ne accorga. Compri una macchina, fai un viaggio, prendi una casa in affitto a un prezzo spropositato (5mila euro al mese per un appartamento in centro a Roma, ndr), poi fai un altro viaggio, magari affitti un aereo privato perché tanto ne guadagnerai ancora... Chiamiamola immaturità finanziaria. Come entravano così uscivano».
Lei guadagnava con le serate in discoteca? «Con le serate, con la pubblicità, con le ospitate televisive... Ma quei guadagni erano fonte di grande imbarazzo. Tornavo in albergo e non ero felice, perché quei soldi mi sembrava di averli rubati. Un sacco di soldi solo per fare un sorriso, firmare un autografo...».
E veniamo al vocabolo che immagino lei detesti: la gattamorta. Così venne battezzata allora e quell’etichetta le è rimasta appiccicata addosso... «Non sapevo neanche cosa fosse, una gattamorta. Quando sono uscita, da un lato mi ha fatto ridere il fatto che la gente non avesse altro da fare che criticare noi, dall’altra mi ha fatto male la facilità di giudizio, che poi è alla base dell’odio in tante relazioni. Credo che mi abbiano definita così perché mi spalmavo su tutti i divani della casa, appoggiavo la testa sulla spalla di uno, i piedi sull’altro... ma era quello che faccio sempre a casa con gli amici, con i familiari. E siccome lì nella Casa ero tra estranei – avevo solo vent’anni allora – ho cercato di ricostruire il clima familiare a cui ero abituata e che mi mancava».
Con Lorenzo Battistello c’è stato un flirt, o qualcosa del genere... «Diciamo qualcosa del genere. Con lui sono rimasta in contatto, ogni tanto ci mandiamo un messaggio. Ora lui è in Spagna, ha aperto un locale. Con Lorenzo abbiamo condiviso un’esperienza che ci ha cambiato la vita, che ha mutato la nostra percezione della realtà. È stato come un tatuaggio: indelebile».
Lei è rimasta in contatto anche con Sergio Volpini, soprannominato dalla Gialappa’s l’Ottusangolo... «Con Sergio siamo grandi amici. È tutt’altro che ottuso. Oggi fa una cosa fichissima: viaggia. Certo, lavora anche, ma soprattutto viaggia. È stato tre anni in Perù facendo import-export di prodotti italiani, adesso credo sia in Arabia Saudita. Quando passa da Roma ci vediamo. Lui è uno spirito libero, ama la natura, non poteva passare la vita al Conero».
In un’intervista ha espresso una critica netta verso il perdurante vittimismo del mondo gay... «Ho sempre avuto amici gay, uomini e donne, sono felice che finalmente anche in Italia sia possibile il matrimonio, l’amore è amore. Però abbiamo le barzellette sui negri, sugli ebrei, non possiamo offenderci per una sui gay. Io la smetterei anche con i gay pride, allora facciamo un etero pride! O ancora meglio un unico Carnevale dove ridiamo tutti. Fare un gay pride è come auto-costruirsi un ghetto. Anche io ho avuto un figlio a cui per un periodo piaceva mettersi lo smalto sulle unghie, e allora? Se domani dovesse presentarmi un fidanzato? Chi se ne frega».
Cosa farà da grande Marina La Rosa? «La viaggiatrice. Ma senza lavorare. Gioco sempre coi miei figli ma ogni tanto mi stanco. Un giorno mi hanno chiesto: perché voi grandi non vi divertite come noi? Ecco, vorrei restare piccola come loro».