Venerdì 21 Marzo 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Il dialogo del silenzio. Marilina Succo al Vittoriale

L’appuntamento con ‘The Process (Silenceplease)’ è per sabato 22 marzo. L’esigenza: far riprendere contatto con la parte più intrinseca ed emotiva di ogni singolo essere umano

L'artista Marilina Succo

L'artista Marilina Succo

Gardone Riviera (Brescia), 20 marzo 2025 – Sabato 22 marzo (ore 15) il Vittoriale degli Italiani ospiterà ‘The Process (Silenceplease)’ di Marilina Succo, un’intensa performance che attraverso il silenzio e la provocazione invita lo spettatore a un confronto intimo con sé stesso.

Pittrice, scultrice, attrice e performer, Succo spazia fra diversi linguaggi espressivi ma uniti da un suo originale filo rosso di ricerca. Stavolta, allo Schifamondo (l’ala del Vittoriale progettata nel 1926 da d'Annunzio e dall'architetto Giancarlo Maroni e fortemente voluta dal Vate per ‘fuggire’ dal Vittoriale stesso) l’artista si mette in gioco totalmente, usando il silenzio per dialogare con l’altro, un silenzio pieno e vivo in cui è il ‘sentire’ è protagonista. Il lavoro e la creazione di questa performance, originate dalla ricerca e dallo studio dei capisaldi della psicologia, ha generato nell’artista delle domande. “Fino a che punto siamo disposti adire sì?” è l’incipit dell’opera di Succo, un'opera potente eviscerale che penetra nelle molteplici sfaccettature dell'animo umano, quelle più evidenti e quelle più oscure, le verità inconfessabili e le emozioni non dette: “Fino a che punto siamo disposti a sentire a pelle l’altro? Le sue esigenze più profonde? Fino a che punto siamo disposti a esporci allo sconosciuto?”.

La performance (un successo a Roma e in altre città) nasce dall’esigenza di voler far riprendere contatto con la parte più intrinseca ed emotiva di ogni singolo essere umano. “L’umano ha perso l’umanità: due parole,una l’estensione dell’altra ma oggi estremamente lontane”spiega Succo ricordando che in questa opera, in silenzio e attraverso uno scambio energetico, si attua un processo di svuotamento necessario per fungere da specchio in cui l’artista si mette a disposizione permettendo all’altro di ritrovare se stesso.

Lo sguardo, l’inazione del corpo e il silenzio in ‘The Process’ fungono, quindi, da superficie riflettente e consentono allo spettatore di inabissarsi nel gioco di relazione io/altro e di proiettare e definire il proprio sguardo nello sguardo dell’altro. In altre parole, il silenzio nega il suo essere assenza e diviene, invece, meccanismo di detonazione. “Silenziare la voce equivale a spezzare. In questa performance, il silenzio sarà il protagonista: una riproduzione di violenza psicologica che, coscientemente volontaria,porterà lo spettatore a interagire in prima persona. Il mio silenzio intenzionale permetterà ai visitatori di esprimere loro stessi, di essere ascoltati o di rimanere semplicemente in silenzio. Per rendermi disponibile ai loro bisogni spegnerò me stessa, mettendomi a nudo” le parole dell’artista.