Roma, 7 novembre 2024 – Non solo il genio, l’inventore che nel 1895, dalla “stanza dei bachi“ nella soffitta di Villa Griffone, a Sasso Marconi, antesignana del garage della Silicon Valley, riuscì a trasmettere un segnale oltre la collina dei Celestini. Ma anche l’imprenditore, ideatore del broadcasting, e soprattutto l’uomo: uomo di Stato e diplomatico, uomo di mondo e uomo del mondo, padre di famiglia e grande amico di Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Giacomo Puccini. La poliedrica figura di Guglielmo Marconi, nell’anno del 150° anniversario dalla nascita (Bologna, 25 aprile 1874 – Roma, 20 luglio 1937), è celebrata nella Capitale con la mostra Guglielmo Marconi. Vedere l’invisibile (da domani 8 novembre al 25 aprile 2025), promossa dal Ministero della Cultura e organizzata e realizzata da Cinecittà e Archivio Luce.
Un percorso espositivo in otto sezioni che – tra centinaia di documenti, foto, reperti, filmati provenienti da 34 enti prestatori nazionali e internazionali – si snoda tra la Sala Zanardelli del Vittoriano e la Sala Regia di Palazzo Venezia. Un omaggio al genio italiano che ha cambiato il mondo volto ad approfondire l’aspetto umano e l’avventura imprenditoriale dell’inventore bolognese. Un tributo che celebra non solo il signore del Wireless e padre della Radio, ma anche il giovane curioso e visionario.
"Immortalato ancora bambino al fianco della madre Annie Jameson o mentre si gode un momento di relax insieme alla figlia Elettra. Il nome impresso su titoli di giornali dell’epoca che ne riconoscevano autorevolezza e meriti, il volto negli scatti in bianco e nero insieme ai più grandi del suo tempo. Questa mostra – commenta la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni – è un viaggio mai fatto prima sui passi di Guglielmo Marconi, alla scoperta della sua vita e della sua straordinaria eredità. Da anni ritengo che questa figura andasse restituita al nostro Paese". "Questa esposizione è stata un bel gioco di squadra, Marconi appartiene al mondo – ha detto il nipote, Guglielmo Giovanelli Marconi – e malgrado gli Usa e l’Inghilterra gli avessero offerto la cittadinanza, lui volle sempre rimanere italiano. Era anche un umanista, un esempio di scienza etica".
Il desiderio dell’inventore "di utilizzare le conquiste della scienza e dell’ingegno umano per il bene comune" è simboleggiato dalla notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 quando una richiesta di soccorso proveniente dal Titanic viaggia ripetutamente nell’etere: "Posizione 41.46 Nord - 50.14 Ovest. Richiede assistenza colpito iceberg". Grazie al messaggio lanciato in codice Morse dai due marconisti a bordo, il Carpathia riuscì a trarre in salvo 705 passeggeri. Marconi, tre giorni dopo, osannato come un eroe, era ad attenderli al porto di New York. Un rapporto quello tra “Marconi e il mare“ a cui la mostra dedica un’intera sezione. Al centro c’è il piroscafo di 67 metri “Elettra“, una casa galleggiante con cui Marconi solca l’Oceano durante i suoi lunghi viaggi ma anche il laboratorio ideale in cui lavorare al riparo da sguardi indiscreti. Dall’Elettra nel 1930, ancorato nel porto di Genova, Marconi premendo un pulsante accende le luci del municipio di Sydney, in Australia. Esperimento che ripeterà dal suo studio romano l’anno successivo illuminando il Cristo Redentore sulla collina del Corcovado.
In mostra i prodotti, dai sigari agli amari, legati al “brand Marconi“, lettere o cartoline degli ammiratori, e anche le pagine del Resto del Carlino a lui dedicate, compresa quella dell’annuncio della sua morte. Ampio spazio è dedicato al Marconi politico. "Uno degli argomenti più controversi della sua biografia – spiega lo storico Giovanni Paoloni – è stato il suo rapporto con il fascismo: nel 1923 aderì al Partito Nazionale Fascista arrivando al vertice della sua organizzazione culturale. Riuscì a convincere Mussolini che solo lui avrebbe potuto garantire le tecnologie di cui l’Italia necessitava. Alla sua morte, il fascismo lo salutò con un imponente funerale di Stato, chiedendo ai comuni di intitolargli strade e piazze e creando subito la Fondazione. Insieme a Dino Grandi, Marconi era però uno degli esponenti del regime che si opponevano all’Alleanza con la Germania ed era l’unico che poteva dire a Mussolini ciò che pensava. L’Italia non ha dimenticato Marconi ma ha rimosso una parte della sua storia".