Venerdì 15 Novembre 2024
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Marco Polo, l’avventura della conoscenza

A 700 anni dalla morte, Venezia celebra il grande esploratore: "È stato il primo testimonial della possibilità di dialogo culturale"

Marco Polo, l’avventura della conoscenza

Marco Polo, l’avventura della conoscenza

Marchetti

Partì per aprire nuovi mercati, certo, ma soprattutto partì per esplorare, per scoprire, per sapere. Per crescere e per “vedere oltre“, con curiosità e con coraggio. Marco Polo aveva soltanto 17 anni, quando nel 1271 lasciò Venezia – insieme al padre Niccolò e allo zio Matteo – per attraversare l’Asia e raggiungere la Cina, lungo la Via della seta. Si inoltrò nelle terre del Kathai e del Mangi, sfidò i deserti con le carovane, incontrò genti, si confrontò con religioni e culti differenti, seppe entrare in relazione con civiltà antichissime: "La sua più grande avventura fu quella della conoscenza", dice Tiziana Lippiello, rettrice dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. A 700 anni dalla sua morte, avvenuta ai primi di gennaio del 1324, la città sempre Serenissima rende omaggio a I mondi di Marco Polo con una grande mostra, aperta da oggi al 29 settembre nelle dodici sale dell’appartamento del Doge al Palazzo Ducale.

"Marco Polo è stato l’uomo che ha scolpito il ponte fra Oriente e Occidente – sottolinea Chiara Squarcina, direttrice scientifica della Fondazione Musei Civici di Venezia, che cura l’esposizione insieme a Giovanni Curatola –. Un mercante e un viaggiatore che ha guardato per capire, ha ascoltato per comprendere, ha imparato per condividere". Il Milione, che dettò a Rustichello da Pisa quando venne rinchiuso nelle prigioni genovesi "acciocché si potessero sapere le cose che sono per lo mondo", è stato tradotto in una miriade di lingue e lo ha consegnato all’eternità. Ancora oggi Marco Polo è uno degli italiani più famosi in ogni continente, un mito, considerato quasi un Padre della Patria.

"L’idea di Marco Polo è l’idea di Venezia, una città che ha sempre fatto della libertà e del rispetto i suoi elementi distintivi", osserva il sindaco Luigi Brugnaro. Da musei e collezioni di tutto il mondo, dall’Armenia come dal Qatar e da Shanghai, si sono riunite a Palazzo Ducale le 350 opere di un percorso che è storico, geografico e biografico insieme: "Di Marco Polo, come persona, sappiamo poco, e anche i ritratti che ci sono stati tramandati (compreso quello che compariva sulla banconota da mille lire, ndr) sono perlopiù immaginari", prosegue Chiara Squarcina. Eppure la sua memoria prodigiosa ci ha consegnato tutto dei suoi viaggi e della lunga frequentazione di quell’Oriente dove Marco Polo divenne anche ambasciatore dell’imperatore mongolo Kublai Khan. Come nell’affascinante mappamondo quattrocentesco del camaldoliano Fra’ Mauro o in una delle meravigliose carte geografiche del tempo, tutti noi siamo invitati a viaggiare insieme a Marco Polo, "toccando quattro aree, quattro mondi che corrispondono ad altrettante religioni", annota il professor Curatola.

In Armenia Marco Polo conobbe i cristiani, visitò monasteri, nel Medio Oriente incontrò l’Islam e i nomadi che abitavano in tende di sete ricamate, poi in Cina, il celeste impero, ragionò con buddisti, taoisti, confuciani e nestoriani, e in India si calò in una terra di profonda spiritualità ed esotismo. Vide anche santoni, astrologi e "monasteri d’idoli", toccò la terra dei Magi, e "senza mai giudicare, ma sempre con il desiderio di conoscere", aggiunge il curatore. In mostra ammiriamo testi antichi, monete, tessuti, miniature (come quella con La nascita di Maometto, dall’Iran del ‘300), vasi in porcellana, le deliziose statuette con gli Otto Immortali della dinastia Jin (1115 - 1234) e una veste di seta damascata della dinastia Yuan (1271 - 1368), proprio i tempi di Marco Polo.

E ad accompagnarci c’è sempre lui, quel mercante veneziano (anche se forse nato in Dalmazia, all’epoca possedimento della Serenissima) che andò, vide e tornò per condividere. Nella pergamena del suo testamento, conservato alla Biblioteca Marciana ed eccezionalmente esposto in mostra, una delle sue prime disposizioni fu quella di lasciare libero il suo servo tartaro. "Marco Polo è stato il primo testimonial della possibilità di dialogo culturale" conclude il professor Curatola, che aggiunge una curiosità e quasi un desiderio: "Ho visto statue di Marco Polo in Cina e perfino in lontane contrade dell’Asia. Ma curiosamente, a Venezia non ce n’è una".