Mercoledì 25 Dicembre 2024
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Viaggio a Malta sulle orme di Caravaggio: due tesori da non perdere

Decollazione di San Giovanni Battista (1608), Caravaggio

Decollazione di San Giovanni Battista (1608), Caravaggio

La Valletta, 28 settembre 2018 - Localini alla moda, moto d’acqua, spiagge e perfino il Casinò. Malta, Capitale Europea della Cultura nel 2018, è un luogo perfetto per una villeggiatura all’insegna di mare & divertimento. Ma l’isola ha anche molto da offrire sotto un profilo squisitamente artistico.  E non solo perché sull’isola si trovino ben tre siti dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità: la capitale La Valletta, l’Ipogeo di Hal Saflieni (un complesso sotterraneo di sale e camere mortuarie che risale al 4000 a.C. circa) e i templi megalitici. E nemmeno per le numerose fortezze, chiese e templi, capaci di testimoniare come nell’arcipelago situato nel cuore del mar Mediterraneo si siano alternati nel corso dei secoli Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Arabi, Normanni, Aragonesi, Cavalieri di Malta, Francesi e Inglesi.  È la presenza di due opere di Caravaggio, una delle quali praticamente “invisibile” se non non varcando il portale barocco della Concattedrale di San Giovanni Battista a Valletta, a esercitare - a ragione - un fortissimo richiamo.

Il geniale e tormentato pittore italiano - al quale Sky ha dedicato il film “Caravaggio - L’anima e il sangue”, con la voce di Manuel Agnelli, che ha sbancato il botteghino - trovò rifugio a Malta nel 1607, dopo la fuga rocambolesca da Roma a seguito dell’uccisione di un uomo. Sul’isola il Merisi entrò in contatto con il Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, Alof de Wignacourt, a cui fece un ritratto. Il suo obiettivo era diventare Cavaliere di Malta per ottenere l’immunità, in quanto su di lui pendeva ancora la condanna alla decapitazione. Nel 1608 dipinse la Decollazione di San Giovanni Battista, opera inamovibile viste le sue grandi dimensioni (oltre 5 metri di lunghezza e più di 3 di altezza), l’unica composizione che riporti la firma dell’autore, tracciata, con uno spirito macabro già dimostrato del genio italiano, a partire da un rivolo di sangue del santo. 

Sempre nell 1608, su commissione del Cavaliere fra’ Francesco dell’Antella, amministratore di Alof de Wignacourt, Caravaggio fece L’amorino dormiente, oggi patrimonio della Galleria Palatina di Firenze. La tela è firmata e datata sul retro: «M.M. di Caravaggio, Malta, 1608». E ancora nello stesso anno iniziò anche un olio su tela di grande intensità psicologica, oltre che di potente bellezza: il San Girolamo scrivente, esposto di fronte alla Decollazione nell’Oratorio della Concattedrale dedicata a Michelangelo Merisi.

Chi ha perso l’occasione di ammirarlo a Firenze nel 1996, dove arrivò e venne esposto come “omaggio” del governo di Malta che aveva chiesto di entrare a far parte dell’Unione europea e per essere nuovamente restaurato da mani italiane, può colmare la lacuna concedendosi magari un tour europeo dei tre dipinti dedicati da Caravaggio al Santo, un soggetto molto di moda tra i vari artisti del ’600. Il San Girolamo penitente (1605-1606) conservato al Museo di Montserrat, in Spagna, il San Gerolamo scrivente della Galleria Borghese di Roma (1605-1606). E quello di Malta (1608): rispetto alle due opere precedenti, la tela conservata a La Valetta è stracolma di dettagli e riflette sullo scorrere del tempo in modo meno drammatico, anche se non meno intenso. Un capolavoro assoluto che vale quanto il sole di dell’isola.