La recente riscoperta della ’Madonna col Bambino’ ha rappresentato un’importante occasione per approfondire la storia di un’opera che non appariva in pubblico da oltre trent’anni e, allo stesso tempo, ripercorrere le vicende artistiche di Girolamo Coltellini nella Bologna del Cinquecento. Per la Biennale dell’Antiquariato di Firenze dello scorso settembre, la galleria ’Maurizio Nobile Fine Art’ ha presentato la scultura e ha pubblicato un saggio sull’opera firmato da Andrea Bacchi (Sagep Editori). Il capolavoro, dal 13 dicembre, è in esposizione proprio presso la galleria bolognese.
L’opera era conosciuta, fino alla sua ricomparsa sul mercato, solo attraverso l’incisione, pubblicata nel 1844 nel quarto volume dell’Eletta dei Monumenti più illustri e classici sepolcrali ed onorarii di Bologna, raffigurante il Monumento a Francesco Ranuzzi. Si trattava di un complesso ricco di decorazioni marmoree, dominato dalla figura della Madonna con il Bambino e dal busto di Francesco Ranuzzi, oggi disperso. A commissionarlo fu Girolamo Ranuzzi, figlio di Francesco, figura politica di rilievo del XVI secolo, per adempiere alla volontà testamentaria del padre, morto nel 1551.
L’ultima notizia che ricorda il monumento nella sua sede originaria è del 1845. La chiesa di San Francesco fu infatti depauperata durante le soppressioni napoleoniche, ma con tutta probabilità fu a seguito dei restauri del 1845-1848, a due anni dalla restituzione del tempio ai Conventuali, che avvenne lo smantellamento e la dispersione del monumento di cui la Madonna con il Bambino è ad oggi l’unica traccia rimasta. L’attribuzione dell’opera a Coltellini ha oscillato fin dall’Ottocento. Salvatore Muzzi, autore del capitolo sul Sepolcro Ranuzzi nella chiesa ripristinata di San Francesco nell’Eletta, riconduceva il marmo a Coltellini.