Roma, 16 maggio 2023 – Super ratti ma anche orsi e lupi più confidenti fino all’invasione dei gabbiani e alle volpi più aggressive. Cosa sta succedendo? E c’entra il cambiamento climatico con l’apparente cambiamento di abitudine degli animali, a partire dai grandi carnivori?
Alessandro Miani, presidente della Sima, la società italiana di medicina ambientale, mette come premessa un ragionamento: “Sicuramente durante il lockdown da Covid 19 gli animali hanno avuto modo di conoscere ambienti che a loro prima erano estranei. Questo ha aumentato la loro confidenza verso aree che cominciano a sentir loro”.
Animali e clima: le conseguenze
“Gli studi – spiega il professore – dimostrano che il cambiamento climatico ma anche la minore disponibilità di acqua costante durante l’anno, vanno a ridurre la disponibilità di cibo per gli animali, erbivori non solo carnivori, e portano questi ad avere una maggiore aggressività, documentata all’interno delle singole specie”.
Quanto contano incuria e degrado
E sicuramente contano anche “l’incuria e il degrado di alcuni territori –osserva il presidente Sima – che portano gli animali a conquistare nuovi spazi. Anche perché il loro olfatto è molto più avanzato del nostro”.
La gestione delle aree protette
Uno degli argomenti più delicati riguarda sicuramente il tema delle aree di ripopolamento. “Sono favorevole alle aree protette estese – chiarisce a scanso di equivoci Miani -. Ma certamente conta molto la pianificazione. In Italia si è radicalmente ridotta la presenza di cacciatori e insieme c’è un problema di abbandono da parte dei contadini. Nel frattempo gli animali si riproducono. L’aumento di selvatici è senz’altro un bene ma ha anche una ripercussione sulla vita delle persone. Nel senso che gli spazi si riducono”.