Sabato 23 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
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La lupa di Roma, il leone e l’ippopotamo: chi è l’uomo che addormenta gli animali (per salvarli)

Raffaele Bisegna, 35 anni, abruzzese di Capistrello (L’Aquila), è tecnico di telenarcosi e viene chiamato per molte missioni impossibili. “Oggi l’esemplare di Fidene vive nel parco d’Abruzzo. Lupi sempre più vicini all’uomo, ecco che cosa dobbiamo aspettarci”

Roma, 6 ottobre 2024 - Dalla lupa di Fidene (Roma) a Simba, il leone di Ladispoli, a un ippopotamo scappato da una riserva nella Repubblica ceca.

L’uomo che addormenta gli animali, anche i più pericolosi, è un tecnico di telenarcosi, ha 12 anni di esperienza e migliaia di interventi.

Raffaele Bisegna, 35 anni, abruzzese di Capistrello (L’Aquila), si è inventato un mestiere che in Italia è anche difficile da definire. Quando i giornali parlano di lui lo chiamano "cecchino buono”. Eppure quella parola, nonostante l’aggettivo, conserva un che di stonato. Perché l’obiettivo è opposto: sparare narcotici per salvare gli animali (e gli uomini). Lui ha questo rating: tremila dardi e un errore.

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Raffaele Bisegna, tecnico di telenarcosi: dalla lupa di Roma al leone di Ladispoli, con i suoi dardi salva animali (e umani)
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“Lupa di Roma, dov’è ora"

La lupa di Fidene “ora si trova nel parco d’Abruzzo, in un’area faunistica protetta. Non sembra avere le caratteristiche di un ibrido ma per esserne certi si dovrà attendere l’esito delle analisi - chiarisce il tecnico -. Molto probabilmente si tratta di un animale che per qualche ragione si è staccato dal branco e si è avvicinato alle aree urbane, prendendo confidenza con gli umani. Il lupo è un animale opportunista, questo esemplare ha capito che era più semplice nutrirsi nel centro di Roma, e credo che questo sia facile da comprendere. Una lupa confidente naturalmente è condannata a vita alla cattività, impossibile rimetterla in natura”.

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La Regione Lazio, sottolinea il tecnico, “ha gestito l’emergenza con grande prontezza. L’intervento è riuscito perfettamente. Ed è la prima volta in Italia che si verifica una situazione del genere in un centro abitato e urbanizzato come Roma. Mai si era arrivati a tanto”.

Da Vasto a Roma al Piave, cosa sta succedendo?

Sempre in Abruzzo, tra Vasto e San Salvo, la scorsa estate una lupa confidente si era resa responsabile di diversi attacchi all’uomo, il più grave a un ragazzo sulla spiaggia. E negli ultimi mesi aveva destato preoccupazione quella che era stata ribattezzata “lupa del Piave”, poi catturata dalla squadra dell’Università di Sassari coordinata dal professor Apollonio.

Cosa dobbiamo aspettarci

Ma nel futuro cosa dobbiamo aspettarci? “Il mio è un ragionamento da tecnico - premette Bisegna -. La politica di preservazione applicata fino ad oggi ha inevitabilmente aumentato la popolazione del lupo sul territorio nazionale. Una proliferazione così importante di animali genera una vicinanza più stretta con l’uomo. Scontato che gli animali si avvicineranno sempre più alle zone urbanizzate. E stanno aumentando anche gli attacchi alle aziende agricole”.

Mentre anche la Ue va nella direzione di allentare la protezione del lupo, secondo l’esperto si prospettano due strade: “Questi fenomeni saranno sempre più frequenti. Quindi o impariamo a conviverci e la popolazione deve essere informata su come comportarsi, oppure devono essere applicate politiche diverse”.

La decisione della Ue sul lupo

La Ue secondo Bisegna ha voluto dare un segnale chiaro, “ha voluto dire, guardate se ci sono situazioni molto particolari, di difficile gestione, che recano un pericolo diretto alla popolazione, allora potete intervenire in modo diverso, con una certa autonomia. Naturalmente bisogna sempre passare per la valutazione dell’Ispra e del ministero, quindi il lupo resta una specie protetta. Ma già questo è un segnale. Certo se la situazione resta immutata gli attacchi dei lupi aumenteranno, inevitabilmente. Questa è una certezza matematica, un fatto oggettivo”.

Dalla lupa al leone all’ippopotamo

Tra gli interventi più rischiosi del tecnico che è in allerta tutto l’anno, pronto a partire in ogni momento, “c’è sicuramente quello sull’ippopotamo nella Repubblica ceca. Perché se l’animale decide di caricarti, devi essere in un bunker di cemento armato, per salvarti, non vale neanche arrampicarsi su un albero perché lo butta giù”.

Questione di secondi

Ma qual è il momento perfetto per sparare il dardo anestetizzante? “Questo è un lavoro d’istinto, non c’è ragionamento o raziocinio – risponde Bisegna -. È meno di un secondo il tempo che passa tra decidere di colpire e sparare. Quando l’animale si trova nella posizione adatta per essere narcotizzato, devono essere a tiro parti del corpo come le spalle e le cosce, a una distanza di 30-40 metri. Le procedure le ho messe a punto io, non esiste una scuola. L’avvicinamento deve essere assolutamente silenzioso, l’animale non si deve accorgere di te. Anche perché ha sensi molto più sviluppati dell’uomo. Ad esempio devi passare sottovento. La difficoltà per il lupo è che è in continuo movimento. Si tratta veramente di decisioni istantanee”. “L’ippopotamo – riflette Bisegna – è stato senz’altro l’animale più pericoloso che ho narcotizzato. Non esiste l’assenza di rischio. Mi è capitato di temporeggiare, rimandando al giorno dopo perché la situazione era troppo rischiosa. Ma sono decisioni da prendere in pochi istanti”.