Con uno strano giro del destino, anche la presentazione a Lucca Comics & Games della seconda stagione di una serie sudcoreana di grande successo, Squid Game, diventa un inaspettato omaggio a Puccini nel suo centenario. "Nella seconda stagione ci sarà anche un po’ di Italia – spiega il regista e creatore della serie Hwang Dong-hyuk – perché ho inserito due canzoni italiane. L’aria del Nessun dorma di Puccini e Time to say goodbye di Andrea Bocelli". Insomma, il made in Italy più classico e da esportazione. Così come Squid Game è una grande ambasciatrice della cultura e della creatività sudcoreana che sta sempre più conquistando spazi e consensi a livello internazionale. In Squid Game alcune persone in gravi difficoltà economiche, piene di debiti, partecipano a un gioco con un montepremi altissimo, ma di fatto rimangono “prigioniere” del meccanismo che le obbliga a vincere le sfide tra di loro: chi vince va avanti, chi perde viene eliminato in senso fisico. Una narrazione intensa e drammatica, una denuncia dei mali del capitalismo che ha appassionato e, talvolta, angosciato il pubblico di tutto il mondo.
La presentazione della seconda stagione della serie Netflix, con un pubblico entusiasta, conferma l’attesa dell’uscita che avverrà sulla piattaforma streaming il 26 dicembre, mentre una terza stagione è annunciata per il 2025. Il simbolo della serie resta Seong Gi-hun, il famoso numero 456, vincitore e unico sopravvissuto al gioco, interpretato da Lee Jung-jae anche lui sul palco di Lucca Comics insieme a Wi Ha-joon (il numero 29, detective infiltrato alla ricerca del fratello scomparso).
"Il successo della serie – prosegue il regista – non ce lo aspettavamo.Volevamo mostrare come la società capitalistica di oggi promuova un sistema competitivo che porta a un divario di ricchezza e crea perdenti. Volevo che fosse uno specchio della nostra società, provando a spingere il pubblico a chiedersi se questo è davvero il futuro che vogliamo e provare a capire come cambiarlo". Ogni episodio di Squid Game apre dilemmi esistenziali su cosa le persone siano disposte a fare per i soldi, su cosa sia la dignità umana, sul suo valore, oppure dall’altra parte su cosa significhino avidità ed egoismo. "Il messaggio è quello di collaborare e sostenere i più deboli per costruire un mondo migliore", dice Lee Jung-jae.
La storia riparte tre anni dopo la conclusione della prima stagione. "Per me – continua il regista – la differenza maggiore tra le due stagioni starà nel percorso di Gi-hun. Si tratterà di una crescita fuori dal recinto del gioco per cercare d’interrompere questo meccanismo ingiusto". Il giocatore 456 è ossessionato da un unico pensiero: vuole a tutti i costi trovare i responsabili dello Squid Game. Nella seconda stagione i personaggi torneranno nella stessa isola e quindi ci sono delle stanze che "sono simili al passato, dal dormitorio, alle scale ma ci saranno anche posti nuovi così come giochi nuovi, con sfondi più spettacolari". Sull’ipotesi di un adattamento negli Stati Uniti del meccanismo di Squid Game (si parla di David Fincher come regista) Hwang glissa elegantemente: "Ho letto anche gli articoli, ma non mi pare ci sia nulla di ufficiale. Come regista rispetto Fincher, uno spin-off sarebbe fantastico. Vediamo che succede, sono curioso".
Per ora, dunque è tutto profondamente sudcoreano, un altro vanto della creatività del Paese: "Quando vado all’estero – racconta Lee Jung-jae – molte persone mi dicono che vogliono venire a visitare la Corea del Sud, prima non accadeva mai".