Giovedì 25 Luglio 2024
GAIA PARRINI
Magazine

Luca Bizzarri : "Molti non hanno un amico. Il mio per fortuna è Gaber"

Il comico protagonista stasera del festival di Viareggio dedicato al Signor G "Giorgio mi ha insegnato il coraggio dei punti di vista scomodi, dei cambi di prospettiva".

Luca Bizzarri : "Molti non hanno un amico. Il mio per fortuna è Gaber"

Il comico protagonista stasera del festival di Viareggio dedicato al Signor G "Giorgio mi ha insegnato il coraggio dei punti di vista scomodi, dei cambi di prospettiva".

Il Grigio è lo spettacolo di Teatro Canzone, firmato dal genio di Giorgio Gaber nel 1989, che lo ha avvicinato al palcoscenico, e lo ha fatto appassionare alla vita e al mondo, di quel palcoscenico. Un palcoscenico su cui lui, Luca Bizzarri, ha cominciato a muovere i primi passi, e su cui ha costruito una carriera e una vita, ispirandosi allo sguardo scomodo e anticonformista che ha caratterizzato il Signor G. E che, Bizzarri, cercherà di riproporre, nel suo, di spettacolo, Non hanno un amico, stasera sul palco di Piazza Mazzini in occasione de Il luogo del pensiero, il festival organizzato dalla Fondazione Gaber con il sostegno del Comune di Viareggio.

Luca, qual è l’eredità che, secondo lei, ha lasciato Giorgio Gaber?

"Un punto di vista poco comodo, un cambio di prospettiva sulle cose e sul mondo".

E a lei, personalmente?

"A me, ha lasciato soprattutto dei consigli che ho seguito e seguo tuttora. Ho cominciato imitandolo barbaramente, ma credo che sia utile imitare quelli bravi, perché è così che poi sviluppi e trovi il tuo linguaggio personale".

Quando lo ha conosciuto?

"Nel 1992, al Teatro Stabile di Genova, dove studiavo. La bidella, che sapeva della mia passione sfrenata, mi organizzò un incontro. Saremmo stati insieme un’oretta, ma quei consigli, il fatto di non aspettare i registi ma di scrivere le mie cose, me le porto dietro".

E stasera salirà sul palco del Festival in suo nome, è emozionato?

"Non è la prima volta che vengo al Gaber, ma è la prima volta che vengo da solo. L’inverno scorso sono stato a Milano, nel suo teatro, ed è bello, ogni volta, accostarsi alla sua figura. Sono contento soprattutto perché potrò incontrare di nuovo Sandro Luporini, con cui ho avuto l’onore di firmare uno spettacolo proprio su Gaber".

Il suo spettacolo, invece, si chiama Non hanno un amico. Perché questo titolo?

"È un’esclamazione che mi veniva quando, durante la campagna elettorale scorsa, leggevo i tweet e le interviste di certi politici. Mi chiedevo se non avessero un amico che consigliava loro di non fare certi sbagli, e ho esteso poi questo pensiero a tutti, anche a me, perché è difficile avere un amico che ti dice quando sbagli".

Dal podcast allo spettacolo teatrale: qual è stata la transizione?

"Volevo fare un monologo lungo su un palco e avevo tanto materiale. Ho così scritto una cosa nuova, perché era difficile portare tout court un podcast sul palco, per ritmo, luogo e sviluppo diversi, ma gli argomenti sono gli stessi".

Uno specchio sui tic degli italiani, un po’ come faceva lo stesso Gaber...

"Sì, racconto come siamo noi, i rapporti con l’autorità, con i figli, con i problemi della politica".

E quale immagine dell’Italia ne esce?

"Un’immagine desolante. C’è un punto, nello spettacolo, in cui appunto dico “racconto questo perché spero che andiate a casa senza speranze“".

Come trova la satira politica attuale?

"Inesistente. Ce n’è poca, diciamo, soprattutto nella tv pubblica, alla Rai, che è stata la fucina di programmi di satira politica e, da almeno dieci anni, non ce ne sono più. Esiste online, sui giornali, ma la satira politica, ormai, la fanno i politici stessi, l’uno contro l’altro".