Venezia, 27 agosto 2024 – Inizia mercoledì la Mostra del cinema di Venezia. Ovvero, il festival che fotografa il presente e il futuro del cinema mondiale. Il tappeto rosso sarà tempestato di flash e ripreso da ogni angolo: a Venezia sono già sbarcati Monica Bellucci e Tim Burton, per l’anteprima di Beetlejuice 2, il film che mercoledì sera aprirà, ufficialmente e fuori concorso, l’ottantunesima edizione della kermesse cinematografica. L’attrice recita diretta dal regista statunitense, suo compagno nella vita da qualche tempo. E i flash dei fotografi sono impazziti.
Ma nei prossimi giorni arriveranno tantissime star. È già sbarcata al Lido Sigourney Weaver, che riceverà oggi il Leone d’oro alla carriera. E a breve vedremo Angelina Jolie, protagonista di Maria , il biopic sulla cantante lirica Maria Callas di Pablo Larraìn. C’è già hype (un’enorme, annunciata aspettiva) per vedere Brad Pitt e George Clooney, protagonisti di Wolfs – Lupi solitari . E ancora, arriveranno Nicole Kidman, Lady Gaga, Cate Blanchett, Julianne Moore. Per non parlare di Joker: folie à deux con Joaquin Phoenix, e Baby girl , thriller erotico con Nicole Kidman. Un’edizione ad altissimo tasso di star.
Ma non soltanto: c’è molto cinema italiano, con cinque film in concorso: Campo di battaglia di Gianni Amelio con Alessandro Borghi; Diva futura di Giulia Louise Steigerwalt con Pietro Castellitto nel ruolo di Riccardo Schicchi, pigmalione del porno italiano; l’attesissimo Queer di Luca Guadagnino interpretato da Daniel Craig; Iddu con Elio Germano nel ruolo di Matteo Messina Denaro e Vermiglio Maura Delpero, ambientato nell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale.
E non ci sarà soltanto cinema: quest’anno, alla Mostra vedremo in anteprima mondiale alcune serie televisive d’autore. Attesa a mille per M, il figlio del secolo, dal romanzo di Antonio Scurati, sull’ascesa di Benito Mussolini, con Luca Marinelli diretto da Joe Wright. Ma c’è anche Leopardi, il poeta dell’infinito, miniserie diretta da Sergio Rubini, sul filosofo e poeta dell’Ottocento italiano.
Martedì sera, è già andato in scena il primo atto di questa kermesse. La serata di “preapertura“, con una proiezione affollatissima destinata soprattutto al pubblico locale, ma con una chicca assoluta, per amanti del cinema. La proiezione de L’oro di Napoli, il capolavoro di Vittorio De Sica, in una versione restaurata, grazie a una collaborazione fra Cinecittà e FilmAuro di Aurelio de Laurentiis. A supervisionare il restauro, Andrea De Sica, nipote di Vittorio, e giovane regista in ascesa: sua la regia della serie Baby . Il restauro è stato presentato da Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, da Aurelio De Laurentiis e da Andrea De Sica. Nella enorme Sala Darsena del Lido, era presente anche il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. "È stato un restauro importante, per preservare la memoria di certi capolavori che i giovani rischiano di non conoscere" dice Andrea De Sica. "E invece, proprio un film come L’oro di Napoli è stato il germe della commedia all’italiana, con il suo mescolare commedia e dramma, e con la sua capacità di essere caustico, feroce, senza fare sconti a nessun personaggio", dice Aurelio De Laurentiis. Che poi incalza: "Ma voi giornalisti, perché non chiedete a Gennaro Sangiuliano di fare una grande proiezione del film al Teatro San Carlo di Napoli?".
De Laurentiis tiene banco, nell’incontro con la stampa: "L’oro di Napoli compie settant’anni, ed era un restauro più che dovuto. Ma io compio cinquant’anni di attività da produttore: e confesso che ho un grande desiderio, quello di restaurare e conservare molti dei film che ho visto passare nella mia carriera". Aggiunge Andrea De Sica: "Mio nonno Vittorio è stato attaccato da una critica ideologica, che lo accusava di ‘bozzettismo’: ma questo film è il vero atto di nascita della commedia all’italiana, un genere che nasce in quel momento, e che da allora non si è più fermato. E per fare capire quanto Vittorio De Sica fosse rispettato, basta un piccolo particolare: questo è l’unico film in cui Totò accetta di recitare il copione, invece di improvvisare. Totò, che faceva sempre come voleva, si sottomette a una sceneggiatura bellissima, e si mette al servizio della scrittura del film".