Sabato 5 Ottobre 2024
Beatrice Bertuccioli
Magazine

Lo Strega è donna. Madri e figlie, femminicidi anime fragili: trionfa Di Pietrantonio

La 78° edizione vinta dalla favorita, già premiata col Campiello nel 2017. Poi l’agonia del padre raccontata da Voltolini e il thriller “filosofico“ di Valerio

Lo Strega è donna. Madri e figlie, femminicidi anime fragili: trionfa Di Pietrantonio

Lo Strega è donna. Madri e figlie, femminicidi anime fragili: trionfa Di Pietrantonio

Tre donne e tre uomini in questo 78° Premio Strega: finale adrenalinico – tra storie femminili di sensi di colpa di madri e figlie, e antichi femminicidi; thriller “filosofici“ ambientati nella provincia retriva; la straziante agonia della perdita del padre narrata da un figlio – per il libro dell’anno.

Certo fin dalla vigilia una favorita c’era, ed era proprio lei, la vincitrice: Donatella Di Pietrantonio che con ‘L’età fragile’ (Einaudi) ha ottenuto 189 voti. Secondo Dario Voltolini con ‘Invernale’ (La nave di Teseo), 143 voti, terza Chiara Valerio con ‘Chi dice e chi tace’ (Sellerio), con 138 preferenze. Più indietro a completare non la classica cinquina dei finalisti ma una sestina (perché in base al regolamento ci deve essere tra i finalisti anche un editore medio o piccolo): al quarto posto Raffaella Romagnolo con ‘Aggiustare l’universo’ (Mondadori), 83 voti; quinto Paolo Di Paolo con ‘Romanzo senza umani’ (Feltrinelli), 66 voti; sesto il recuperato Tommaso Giartosio con ‘Autobiogrammatica’ (minimum fax) con 25 noti.

Finale come sempre, come dal 1953, nel Ninfeo del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, in diretta ieri sera su Raitre dalle 23 con Geppi Cucciari (evitata la ripetizione degli “screzi“ dell’anno scorso con il ministro Sangiuliano, stavolta assente) e Pino Strabioli alla conduzione, e finalmente dopo mezzanotte annuncio della vincitrice della 78ª edizione del Premio Strega, con immancabile foto della premiata che brinda con il giallo liquore.

Donatella Di Pietrantonio un riconoscimento l’aveva già ottenuto, lo Strega Giovani, ma è altra cosa conquistare il premio letterario italiano più importante, in grado di far lievitare le vendite del proprio libro. La scrittrice abruzzese, classe 1962, dentista pediatrica nel suo paese, Penne, in provincia di Pescara, già vincitrice del Campiello 2017 con ‘L’Arminuta’, è una veterana dello Strega, avendo partecipato sempre come finalista nel 2014 con ‘Bella mia’ e nel 2021 con ‘Borgo Sud’. Eppure confida: "A volte mi sento ancora un’intrusa nel mondo della letteratura. Soffro, e forse sempre soffrirò, della sindrome dell’impostore perché vengo da un altro mondo, vivo lontano dai grandi centri e ho iniziato a scrivere molto tardi". Parla di femminicidi ‘L’età fragile’, partendo da una storia vera e trasfigurandola: l’uccisione di due donne, sul Monte Morrone, in Abruzzo, nell’agosto del 1997. Ma parla anche di altro, di rapporti familiari, tra madre e figlia, di sensi di colpa e di fragilità. "Il titolo potrebbe essere Le età fragili perché ogni fase della nostra vita ci espone alla caduta, all’inciampo, alla sofferenza – spiega la scrittrice –. Le protagoniste sono una madre terrorizzata, insicura, e una figlia che ha subìto qualcosa che non sa dire, che si allontanano e poi trovano un linguaggio comune". E racconta ancora: "Ho scritto L’età fragile mentre nella mia vita perdevo persone importanti e per la prima volta ho sentito che scrivere, mi curava".

In ‘Invernale’ Dario Voltolini, torinese sessantacinquenne, parla di un padre macellaio, della sua perizia nel maneggiare il coltello per sezionare animali, fino a quando, da un’accidentale ferita, non inizia il suo declino.

Ambientato negli anni Novanta, a Scauri, dove Chiara Valerio vive, ‘Chi dice e chi tace’ parte dall’uccisione di Vittoria e dalle indagini condotte dall’amica avvocatessa, ma l’inchiesta poliziesca è uno spunto per riflettere sulla “verità“. Qual è la verità sulla morte di Vittoria? "Tutti dicono la verità: la dice chi dice – afferma la scrittrice e matematica quarantaseienne – e la dice chi tace".

Il Premio fondato nel 1947 da Goffredo e Maria Bellonci con Guido Alberti, si apre sempre più all’incontro, alle contaminazioni. Tra letteratura e arte, con gli studenti delle Accademie di Belle Arti chiamati a realizzare una scultura da donare a ogni finalista: quest’anno è stata realizzata l’opera proposta da Giulio Fulignati, studente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze.

E ancora, incontro tra letteratura e moda, con i sei finalisti che quest’anno, per la prima volta, hanno indossato abiti firmati: Di Pietrantonio da Etro, Valerio da Dior, Romagnolo da Missoni, Giartosio da Gucci, Di Paolo e Voltolini da Lardini. Qualcuno ha storto il naso, qualcuno ha ironizzato. Ma perché no? Del resto la serata finale dello Strega è sempre stato un appuntamento culturale e mondano, una festa sì della letteratura ma in cui l’eleganza è quasi imposta dalla bellezza del luogo.