Mercoledì 15 Gennaio 2025
GIULIA BONEZZI
Magazine

L’Italia di Forattini, una storia da (sor)ridere

Il disegnatore dona il suo monumentale archivio alla Triennale di Milano. Ha ritratto un’epoca in diecimila vignette di satira politica

L’Italia di Forattini, una storia da (sor)ridere

Saranno le sue vignette a parlare per lui. Così, del resto, è sempre stato per Giorgio Forattini, maestro della satira che con caricature e battute fulminanti ha raccontato come nessun altro la prima e la seconda Repubblica: le interviste non le ha mai amate, una biografia l’ha rifiutata, adesso ha donato in blocco il suo archivio a Triennale Milano. "E starò ad ascoltare cosa dicono gli altri". "È la chiusura di un cerchio, da tempo ci muovevamo per capire a chi fare la donazione perché era fondamentale che il suo lavoro non rimanesse a far polvere. Poi Stefano Boeri (il presidente della Triennale, ndr) ha detto: “Lo prendo io”. Ero pazza di gioia: Triennale è giovane, viva, fa un sacco di cose soprattutto con gli studenti", racconta Ilaria Cerrina Feroni, moglie di Forattini da quarant’anni. Durante i quali l’ha anche ritratta, "con quel suo tratto bellissimo “extrasatira”. Mi metteva nei libretti sulla depressione, sulla salute, sulla banca...", sorride col guizzo dissacrante che dev’essere patrimonio di famiglia, e che suo marito, a 92 anni, non ha lasciato andare.

L’altro patrimonio del “fondo Forattini“, invece, giovedì prossimo, con una serata alla quale parteciperanno, tra gli altri, Salvatore Accardo, Caterina Caselli, Giancarlo Giannini, Renzo Piano, Antonio Ricci e (in video) Fiorello, entra a far parte dei circa trecentomila beni fisici e digitali degli archivi di Triennale Milano. Tra i materiali recuperati tra lo studio di Milano e quello di Roma grazie al lavoro di Michela Cappelletti, assistente di Forattini da trent’anni, c’è la storia del nostro Paese in diecimila vignette pubblicate sui principali quotidiani italiani – incluso Qn – dal 1973 al 2017. Ci sono anche copertine di dischi, pubblicità, campagne sociali ripescate dalle vite precedenti di un uomo che ha fatto l’operaio in una raffineria di petrolio e il rappresentante di commercio, ha lavorato in una casa discografica, come pubblicitario e copywriter prima di vincere, a quarant’anni, il concorso a Paese Sera e pubblicare, nel 1974, la vignetta con Amintore Fanfani, allora segretario della Democrazia cristiana sconfitta nel referendum abrogativo sul divorzio, proiettato come un tappo di spumante da una bottiglia con su scritto “No“.

Vignetta leggendaria, che avrebbe proiettato il suo autore in una carriera irripetibile, anche se il mestiere l’aveva cominciato da piccolissimo: è Cerrina a raccontare di un bambino di Roma che preferiva stare in casa a disegnare, e a scuola tracciava sulla lavagna caricature degli insegnanti, cancellate mai abbastanza in fretta. "Lo cacciavano dalla classe e lui non capiva: non aveva fatto niente di male". Con la stessa libertà il Forattini adulto avrebbe sbertucciato i potenti, invidiato dal collega francese che doveva sottoporre più disegni mentre "lui diceva: “Non li rifaccio neanche morto” – racconta Cerrina – Gli americani si stupivano che gli lasciassero disegnare un presidente del Consiglio, Spadolini, come un putto nudo". E De Mita con la coppola, Craxi in stivaloni duceschi, Buttiglione come una scimmia e Bossi come Pluto.

Non tutti reagivano con l’aplomb di Andreotti ("Forattini mi ha inventato"): D’Alema, quando era presidente del Consiglio, gli chiese tre miliardi per la vignetta che lo ritraeva a sbianchettare la lista Mitrokhin, De Mita raddoppiò a sei. Querele poi ritirate, che rendono però il peso specifico della libertà nei disegni che Forattini ritoccava per ore, con cura maniacale, nello studio e prima nel salotto della casa di Milano ascoltando "musica scozzese, o l’opera. Tutto a volume stratosferico", sorride Ilaria Cerrina, mostrando del suo marito "super-perfezionista" qualche rara vignetta di vacanze, in cui ritrae gli amici col solito tratto chirurgico.

Un Forattini privato che si separa da quello pubblico consegnato alla Triennale, archivio di un mestiere – la satira politica in forma di vignetta – che forse non ha eredi, nell’era in cui i politici possono mettersi in imbarazzo da soli sui social. Ma diventa un compendio di storia contemporanea per incuriosire i giovani, e della donazione alla Triennale "è la cosa che mi piace di più – dice Ilaria – Così il suo lavoro continua a vivere". Cosa penserà chi vedrà le vignette di Forattini tra cento anni? "Secondo me si diverte".