
La politica internazionale come progetto di conquista, ma i carri armati stavolta non sono di plastica
Roma, 8 aprile 2025 – Attaccare l’Ucraina con tanti carrarmati? Prendersi la Groenlandia con le buone se è possibile o con le cattive se necessario? Dove abbiamo già visto tutto questo? Ma certo! Anni Trenta a parte, non solo l’abbiamo già visto, ma anche fatto. Manca solo la Kamchatka. Al RisiKo!, ovvio (sì, per inciso si scrive così, con la kappa maiuscola e il punto esclamativo), gioco da tavola di conquista del mondo che imperversa sulle tavole degli italiani dal 1968, sopravvissuto, pare, anche all’avvento del computer. E qui, sincerità: ci sono quelli che ammettono di aver giocato prima o poi a RisiKo!, anzi prima che poi, e quelli che mentono. Quante partite, quando si aveva più tempo ma non più voglia di giocare. Personalmente, ne ricordo una rimasta memorabile per due ragioni: finì alle cinque del mattino e vinsero le armate viola, regolarmente schifate in quanto di colore menagramo.
Anche a RisiKo! la politica si fa, come diceva Bismarck, con il ferro e con il sangue. Macché diritto internazionale, diplomazia (per quello c’è Diplomacy, altro capitolo fondamentale nel Bildungsroman di molti), aperture di dialogo e “pacta sunt servanda”: qui, a meno che non abbia davvero molta sfortuna con i dadi, vince il più armato. È un gioco brutale e diretto come le mosse dei vari Putin, Trump e ayatollah vari, una questione di rapporti di forza, di ammasso di carrarmatini, e che bello quando il mucchietto straborda dai confini, posto che le bandierine dal valore di dieci armate si usano solo se proprio hai finito i pezzi singoli.
Insomma, come metafora dell’attuale (dis)ordine mondiale il RisiKo! sembra perfetto, benché contempli soltanto la guerra guerreggiata e non quella commerciale, e sappiamo bene che, anche per chi per ora in guerra non è, sono comunque dazi amari.
Tuttavia il buon giocatore di RisiKo! dev’essere un po’ più raffinato degli attuali maldesti reggitori delle superpotenze: "Siete dei rozzi artisti!", verrebbe da urlare loro, come fa Falstaff (ma, dato che la risposta potrebbe essere un’atomica fra capo e collo, forse meglio evitare). Intanto, nel gioco hai un obiettivo chiaro e inequivocabile, che ti viene assegnato all’inizio, tipo "conquistare la totalità dell’Europa, dell’Oceania più un terzo continente a scelta", "distruggere le armate verdi" o "conquistare almeno 18 territori presidiandoli con almeno due armate ciascuno". Gli scopi dei dottor Stranamore che imperversano sul globo sembrano invece molto più confusi e a tratti contraddittori.
Punto secondo: nel RisiKo!, a differenza che nella politica del XXI secolo, l’opinione pubblica non è contemplata. Giochi da solo, e fai quello che vuoi: d’accordo, per Putin o Xi Jinping è così, ma i leader dei Paesi democratici devono (per ora) passare dalle elezioni, quindi al vaglio del popolo votante ma spesso non pensante, oltretutto mai così rozzo da quando la lettura del giornale o perfino di qualche libro è stata sostituita dalle ponderate considerazioni geopolitiche di mio cugggino o di Fiorellino76 (la vera dittatura di oggi è quella dei social, come si sa). Sono purtroppo passati i tempi in cui geni come Cavour si servivano della pubblica opinione invece di servirla.
Terzo: attenzione perché per vincere a RisiKo! non bastano un po’ di capacità strategiche e molto lato B. Occorre anche saper dissimulare, perché se cominci a martellare da subito i verdi tutti capiscono che è il tuo obiettivo e si attivano per impedirti di realizzarlo. Insomma, come insegnava Machiavelli, bisogna essere volpe e "lione" insieme. Nel bestiario contemporaneo, invece, sembrano prevalere gli asini.