"Chiamo “società conviviale“ – scriveva Ivan Illich nel suo libro La convivialità – una società in cui lo strumento moderno sia utilizzabile dalla persona integrata con la collettività, e non riservato a un corpo di specialisti che lo tiene sotto il proprio controllo. Conviviale è la società in cui prevale la possibilità per ciascuno di usare lo strumento per realizzare le proprie intenzioni".
Nell’era digitale, dominata da Big Tech e da una “megamacchina“ che continua a crescere schiacciando e sfruttando gli individui, l’idea di un’intelligenza artificiale conviviale è quasi una provocazione, ma Stefano Borroni Barale, storico sostenitore del software libero, accetta la sfida e nel suo nuovo libro, titolato, citando Italo Calvino, L’intelligenza inesistente (Altreconomia), spiega punto per punto che cos’è davvero questa nuova “rivoluzione“ e immagina una risposta nel segno della non sottomissione, con proposte concrete rivolte in prima battuta alle scuole.
Ne esce anche un decalogo per una “intelligenza inesistente conviviale“: design partecipativo; località (contro la crescita esponenziale delle aziende); qualità; federabilità; rispetto del Gdpr (il regolamento europeo per la protezione dei dati); assenza di automi; progettazione ecologica e riclabile; massima trasparenza sul codice e sull’addestramento; sicurezza legale; promozione dell’industria locale. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, anzi inesistente, è il progetto politico-economico del nostro tempo e l’autore avvisa: non facciamoci manipolare.
Lorenzo Guadagnucci