Venerdì 18 Ottobre 2024
SILVIO DANESE
Magazine

Wertmüller è Lina Settebellezze. Travolta dal destino dell’Oscar

Premio alla carriera: fu la prima regista candidata alla statuetta

Giannini, Wertmüller e Melato sul set di "Travolti da un insolito destino"

Giannini, Wertmüller e Melato sul set di "Travolti da un insolito destino"

Roma, 4 giugno 2019 - Travolta dall’insolito destino di un segno d’amore dall’Olimpo nella stagione molto viva dei ricordi. E magari poi lo andiamo a vedere questo nuovo "film" della regista de I basilischi e Mimì metallurgico ferito nell’onore, il prossimo anno, il 9 febbraio al "cinema" Dolby Theater di Los Angeles...   Un tweet, ieri pomeriggio, e l’Academy ha annunciato i premi alla carriera 2020, che saranno presentati a ottobre agli Annual Governors Awards dell’Academy: "Geena Davis, David Lynch, Wes Studi, Lina Wertmüller. Questi quattro artisti hanno trasformato l’industria del cinema. Quest’anno, li celebriamo". Con questo Oscar alla carriera Lina si accomoda nel nostro nazionale Olimpo di statuette, tra amici del tempo perduto e amici di oggi, con Fellini, da cui era stata a bottega (aiuto regista per La dolce vita e 8 1/2), De Sica, Sophia Loren, Elio Petri, e Tornatore, Salvatores, Benigni, Sorrentino. Visto dall’Italia, dove la Wertmüller ha raccolto nei decenni consensi discontinui, può sembrare un exploit inatteso. Visto dagli Stati Uniti, da quel "parterre de rois" che ha sempre apprezzato il suo cinema melò a densità sociale, colpi di luce e stravaganza passionale, meno.    La storia della distribuzione dei suoi film degli anni ’70/’80 in America lo spiega: il culmine con quelle quattro nomination agli Oscar del ’77 per Pasqualino Settebellezze, lei la prima regista a essere candidata nella storia del premio cinematografico più importante nell’industria del cinema mondiale.    Col senno di poi, si poteva intuire: tra le immagini cult dell’ultimo festival di Cannes, due settimane fa, c’è l’incontro affettuoso alla Montée des Marches con uno degli uomini più potenti di Hollywood, Leonardo DiCaprio, in occasione dell’omaggio per il restauro di Pasqualino Settebellezze. Era una battuta, detta quest’inverno in un’intervista, "be’, un Oscar alla carriera non guasterebbe" (e ripetuta a Cannes dalla figlia Maria), diventa ora un sorpreso ringraziamento, con implicito ammicco a chi in Italia qualche volta la snobbò: "Sono molto grata per la decisione di assegnarmi questo premio, che non mi aspettavo affatto e che per questo è tanto più gradito, e l’accetto volentieri. Mi fa piacere dedicarlo a Enrico Job, compagno di una vita e di lavoro e a nostra figlia Maria. Certo gli americani, grazie a Dio, mi hanno sempre voluto bene". A lei, il secondo Oscar alla carriera per una regista: l’ha preceduta solo Agnes Varda, nel 2018.

Quanti film? Venticinque, da quell’esordio acclamato (anche dalla critica!), I basilischi (1963) a Peperoncini ripieni e pesci in faccia (2004) in combutta con l’amica di sempre Sophia Loren, a cui va aggiunta la carriera televisiva, da Il giornalino di Gian Burrasca (1964) a Mannaggia alla miseria (2000). E mai dimenticare una cosa: regista donna, dunque, con Liliana Cavani, un percorso difficile nell’industria dominata da maschi.    Quale giudizio? Wertmüller secondo Wertmüller, di suo pugno su un giornale, quando stava girando a New York In una notte di chiaro di luna (1989): "Lo so, io sono un autore non facile da definire. Leggerona o politica, ironica o melodrammatica? Come hanno detto alcuni critici, talvolta amo girare i generi delle mie storie mentre le racconto. Passo con una certa disinvoltura dal grottesco al drammatico, dal terribile all’ironico, dal gioco alla serietà. Film estivi o invernali, certo il mio dovere è sempre stato e sempre sarà di fare quello che piace a me. Se poi piaccio anche agli altri, evviva! È andata bene". A questo punto, benissimo, e considerando davvero il picco raggiunto nell’età (è nata il 14 agosto 1928), viene voglia di salutarla e complimentarsi con l’ironia che ama, abbracciandola per l’onore nazionale con un suo titolo: Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada.