Martedì 1 Ottobre 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Liga all’autogrill: "Certe notti si torna a far festa"

Il rocker lancia da Correggio il tour nei teatri poi prende l’autostrada e fa un minishow nell’area di servizio: "Il 21 giugno sarà ancora Campovolo"

Liga all’autogrill: "Certe notti si torna a far festa"

Luciano Ligabue, 64 anni, durante il minishow nella piazzola di sosta dell’area di servizio Arda Est, sull’A1 all’altezza di Fiorenzuola

(Piacenza)

Il Bar Mario può aspettare. "Certe notti coi bar che son chiusi / E al primo autogrill c’è chi festeggerà": per amor di testo (e di sponsor) domenica sera Luciano Ligabue terminata la prova generale del nuovo tour teatrale all’Asioli di Correggio s’è buttato a sorpresa in autostrada alla ricerca del “primo autogrill” dove festeggiare i trent’anni della sua canzone più popolare e amata. Anzi, il secondo autogrill che s’incrocia lungo il tratto della A1 tra Reggio Emilia e Milano perché il primo è gestito da un’altra compagnia. Mini-show sul palco di fortuna approntato nella piazzola di sosta dell’area di servizio Arda Est, col Liga sul palco a interpretare due canzoni, I ragazzi sono in giro e la stessa Certe notti a beneficio di droni e telecamere per il docufilm destinato ad accompagnarne il 21 giugno prossimo la rentrée a Campovolo, oggi Rcf Arena, nel 20° anniversario del debutto in quell’area aeroportuale strappata al culto degli U2 (Popmart Tour, ’97) per trasformarla nella culla del suo.

"Lì per lì neppure capii la potenza di Certe notti, perché le canzoni sono sempre una lotteria. D’altronde se ci fosse una ricetta per il successo, la userebbero tutti. E, invece, bisogna arrendersi all’idea che le canzoni fanno un po’ il ca**o che vogliono". Come un altro venerato cavallo di battaglia. "Quanto fondotinta serve per avere un bell’eroe…" diceva, infatti, quella Eroi di latta a cui avrebbe voluto affidare le fortune del suo disco di debutto puntando il dito sulla vacuità del mondo dello spettacolo. Fu il produttore Angelo Carrara a fargli cambiare idea chiedendogli chi mai si sentisse per salire in cattedra già al primo album. Così l’abbrivio diventò "Siamo della stessa pasta, bionda non la bevo sai…" e il titolo Balliamo sul mondo. Il resto è storia. Sta in scaletta da 34 anni e in questo nuovo spettacolo, il secondo di Luciano nei teatri dopo Giro d’Italiadel 2003, serra un po’ le fila di un repertorio ancora un po’ bisognoso di coesione. Ma a questo provvederanno Federico Poggipollini, alla chitarra con Luciano da 30 anni, Davide Pezzin, basso, Luciano Luisi, tastiere, e il ventiseienne Lenny Ligabue alla batteria. Per l’orgoglio di papà è il primo tour. Su disco no, aveva già suonato in Taca banda all’età di 12 anni.

Ogni sera lo show attingerà a circa 45 pezzi, per dare vita a una scaletta a geometria variabile di teatro in teatro. Fra i brani di attualità più stringente non manca il grido contro la guerra de Il mio nome è mai più, nonostante il quarto di secolo che si porta sulle spalle. "Quella per me rimane una canzone veramente importante" ammette Ligabue, 64 anni. "Al tempo la temperatura emotiva in Italia era altissima: a 400 km dalle nostre coste c’era la guerra e noi artisti ricevevamo molti messaggi con l’esortazione a fare qualcosa. Anche se in circostanze del genere dovrebbe essere la politica a fare qualcosa. Assieme a Jovanotti e Piero Pelù realizzammo in tre giorni una canzone criticata dalla sinistra che, D’Alema presidente del Consiglio, era costretta ad appoggiare la Nato, come dalla destra, perché lì il pacifismo non è contemplato. Il risultato fu, però, clamoroso: visto che Il mio nome è mai più credo sia ancora il cd singolo più venduto della storia della musica italiana. Col ricavato ci hanno costruito due ospedali. È stato appena ripubblicato e la cosa mi fa piacere perché è giusto che possa farsi sentire ancora".

Capitolo Sanremo: Ligabue al Festival c’è andato ospite nel 2014 e nel 2019. E non esclude il ritorno. "Prima o poi ci devo tornare, perché l’ultima volta ho fatto una mezza cagata: Sanremo ti azzanna la gola, ti senti assediato, così ho pensato di fare qualcosa d’autoironico, di punk, con l’intento di strappare un sorriso. E invece è venuta fuori una ciofeca, perché io non so recitare. La prossima volta giuro che me ne sto triste lì, in mezzo al palco, non faccio un ca**o e canto in playback".