Parlare con Vittorio Sgarbi di arte significa immergersi in un fiume in piena di riferimenti, aneddoti e riflessioni che attraversano secoli di storia e bellezza. Il critico d'arte, noto per la sua passione incontenibile e il suo sguardo acuto, è stato ospite del vodcast "Il piacere della lettura" per presentare il suo ultimo libro, Natività. Madre e Figlio nell'arte, edito da La Nave di Teseo. Un volume prezioso, non solo per il tema affrontato, ma anche per la cura editoriale; un viaggio nella rappresentazione artistica della maternità e del sacro, dalla pittura medievale al Novecento.
"La Natività è il tema fondamentale del cristianesimo", afferma Sgarbi. "Non è Dio che crea il mondo, ma il mondo che esiste con un'umanità di cui Dio è Figlio, attraverso la Vergine". Un ribaltamento radicale che si traduce in immagini potenti: la Madonna col Bambino, dove il bambino è un uomo, il Dio che si fa carne. Per Sgarbi, solo l'arte ha saputo raccontare la maternità, esprimerne il senso più profondo. La pittura diventa così testimonianza della condizione universale della Madre e del Figlio in un continuo scambio di umanità e spiritualità.
Sgarbi evidenzia come Cimabue e poi Giotto siano stati i primi a dare peso e corpo alle figure sacre, rompendo con l'astrattezza bizantina. "L'arte moderna comincia con Giotto, è anticipata da Cimabue. I gesti tra il Figlio e la Madre sono gesti affettuosi, gesti in cui il Figlio accarezza la Madre e la Madre lo sostiene con delicatezza.” Un percorso che culmina in Caravaggio, dove "il bambino non ha alcuna condizione di privilegio, è immerso nella terra, nel fango, illuminato da una luce naturale e non soprannaturale".
Un viaggio affascinante che passa per Piero della Francesca, ponte tra Medioevo e Rinascimento, che ci mostra la Madonna del Parto: "un'immagine in cui la divinità è dentro la Madre, ma il processo che la manifesta è profondamente umano". Un altro passaggio chiave è il legame tra Dante e Michelangelo. Sgarbi evidenzia come nella Pietà Vaticana, nel giovane volto di Maria, riecheggi il Canto XXXIII del Paradiso, dove la Vergine è "figlia del tuo figlio". "Michelangelo ha reso plastica i versi di Dante, trasformandoli in un'immagine eterna", afferma il critico.
E infine arriviamo al Novecento, momento in cui la Natività è quasi assente. "Dalla fine dell'Ottocento la pittura cristiana finisce", spiega Sgarbi, "lasciando il posto alle esperienze dell’avanguardia con il Futurismo, che si concentrano sulla forma dell’arte."
Il libro è dedicato ai genitori di Sgarbi e tra le opere più vicine al legame con sua madre, la signora Rina Cavallini, il critico cita la Madonna del latte di Ambrogio Lorenzetti: "una madre che guarda il figlio con dolcezza, mentre lui, già proiettato nel mondo, stringe il seno con le mani".
Al termine della conversazione, resta la sensazione di aver viaggiato attraverso i secoli, guidati dalla voce appassionata di Sgarbi. L'arte, con il suo linguaggio universale, continua a raccontare l'essenza dell'umano, rendendo eterno, in qualche modo divino, ciò che ci definisce: l'amore, la fragilità e la bellezza.