Firenze, 2 ottobre 2024 – “Isabella Perfetti è tutt’altro che perfetta” scrive Francesca Safina, psicologa e psicoterapeuta classe 1982, che di recente ha pubblicato il suo primo romanzo, “Cambio vita cercasi” (Garzanti, 2024). La sua protagonista, Isa, anche lei psicologa dedicata ad aiutare gli altri, si trova a un tratto, ingarbugliata tra diverse situazioni, a cercare di capire una delle cose più difficili: come aiutare sé stessa. Così il libro diventa un viaggio alla scoperta di sé, dei propri desideri, e soprattutto dell’autorizzazione a desiderare qualcosa di diverso da ciò che gli altri si aspettano da noi.
Come nasce il personaggio di Isa? È autobiografico in qualche misura?
“Isa nasce dalla voglia di raccontare un po' il dietro le quinte del mio lavoro. La psicoterapeuta è sempre stata raccontata come una figura un po' austera, un po' seriosa – io invece avevo voglia di raccontare una protagonista che fosse molto umana. Isa è un personaggio un po' pasticcione: cerca di aiutare i suoi pazienti e contemporaneamente cerca di farcela nella sua vita imperfetta e incasinata. Quindi si, diciamo che sono partita da me, soprattutto dal mio lavoro, ma poi in realtà sono arrivata molto lontana: Isa mi assomiglia per certi versi, ma per molti altri no.”
Dove ha trovato l'ispirazione per scrivere questa storia?
“Questa storia nasce un po' per caso, 10 anni fa, mentre ero in Sicilia d'estate. Un giorno ero andata in libreria e la libraria mi aveva consigliato "L'allieva" di Alessia Gazzola. Mi piacque tantissimo il modo in cui Gazzola raccontava il dietro le quinte del suo lavoro, quello del medico legale. Dopo qualche giorno che lo leggevo, una notte in cui non riuscivo a dormire perché era un caldo torrido, nacque in maniera quasi autonoma la mia storia.”
Com'è stato lavorare al suo primo romanzo?
“Intenso e faticoso, perché se da una parte la storia è nata quasi da sola, dall’altra io non sapevo scrivere. Ho seguito tanti corsi di scrittura perché questo lavoro volevo farlo bene, e mi rendevo conto che nonostante avessi quest'ispirazione non avevo le competenze. Sentivo l'esigenza di raccontare questa storia a tante persone, quindi l'idea di pubblicarla in un romanzo l'ho sentita fin da subito.”
Isa paragona i suoi pazienti e i suoi amici a dei cioccolatini, in base alla loro personalità. Come mai la cioccolata?
“Per due motivi. Il primo: la cioccolata nel cervello sprigiona serotonina e dopamina che sono ormoni fondamentali per il benessere. Mangiare un cioccolatino è un'esperienza coinvolgente, che attiva i nostri sensi. E poi perché un cioccolatino può avere gusti infiniti, e questo assomiglia tantissimo a quelle che possono essere le caratteristiche delle persone. Nel lavoro di terapia vediamo benissimo come ogni persona interpreti sé stessa e la propria vita in un modo unico e irripetibile, e il cioccolatino si prestava a raccontare questa unicità.”
Uno dei temi del libro è la riflessione sulle diverse forme dell'amore, presentato attraverso le diverse relazioni che Isa ha, romantiche e non. Secondo lei, quante forme può assumere l'amore?
“Partirei dall'idea precostituita che l'amore romantico sia l'unica forma di amore nobile. Nel romanzo, io volevo che si sentisse fin da subito come ci sono molte forme di amore non per forza codificate in relazioni definite: l'amore di Isa verso il suo lavoro, i suoi pazienti, l'amore romantico che viene messo in dubbio durante il suo viaggio, l'amore per tutte quelle relazioni che invece non sono romantiche ma sono altrettanto potenti, quelle di amicizia. L'amore ha infinite forme, molte più di quelle che ci raccontiamo.”
Come mai Isa, nonostante sia psicoterapeuta, riesce a vedere così bene i problemi negli altri ma sceglie di ignorare i suoi?
“Secondo me il verbo 'scegliere' non è corretto, perché lei non sceglie. Una delle sue caratteristiche è proprio che non è in grado di ascoltare quello che sente. La psicoterapeuta è prima di tutto un essere umano: Isa non sta ad analizzare tutto il tempo le sue relazioni, sennò non vivrebbe la sua vita ma vivrebbe dentro il suo lavoro. Il suo percorso di crescita nel romanzo è proprio questo: capire cosa lei vuole davvero, e soprattutto riuscire ad esprimerlo.”
È sempre più diffusa l'autodiagnosi o diagnosi online. Cosa ne pensa?
“In questi ultimi anni, con l'avvento dei social, la psicologia ha preso piede molto ampiamente nel racconto. Ci sono tantissimi colleghi e colleghe che raccontano nei video ogni singolo dettaglio dei disturbi di personalità: depressione, dipendenza affettiva, narcisismo… sono temi che in questo periodo storico sono molto di moda. Quel detronizzare la psicologia, portandola nelle stanze popolari, si è trasformato secondo me in una consegna di questi strumenti di diagnosi a persone non competenti, e questo è pericoloso perché non solo porta alle autodiagnosi, ma anche a diagnosticare gli altri. Ciò ha ripercussioni sulla nostra vita quotidiana.”
Cosa si intende per “mercificazione della salute mentale”?
“Ci sono una serie di nuove aziende che propongono psicologia a basso costo, psicologia facile e veloce, pacchetti 3X2, e questa è una deriva molto pericolosa perché stiamo parlando di salute mentale delle persone. Ci vuole una responsabilità nel lavoro che va al di là del profitto: la terapia sta diventando commerciale, mentre la priorità dovrebbe essere il benessere della persona. Dalla pandemia, le aziende hanno capito che le persone anelano il capire sé stesse. Il Covid ci ha mostrato come siamo tutti fragili, nessuno escluso, e molte più persone hanno iniziato a sentire scricchiolare le loro vite, a vedere sotto altri aspetti le loro esistenze. E quindi questo desiderio di ascolto e comprensione di sé si è infilato, in Italia, in un vuoto pubblico, perché la psicoterapia ad oggi è ancora appannaggio dei privati. Non ci sono le forze pubbliche per accogliere questa richiesta – è stato fatto un tentativo con il bonus psicologico in questi anni, che è una partenza ma non una soluzione. La terapia ha costi alti e periodi lunghi, e le persone soffrono da sempre.”
Qual è il messaggio del suo romanzo?
“È una storia di scoperta di sé, al di là delle aspettative sociali e familiari. Volevo che si potesse osservare come non è mai troppo tardi per capirsi, per cambiare la propria vita e per trovare quel coraggio per portare sé nel mondo. Così fa Isa. La sua è anche una storia di scoperta del desiderio, e di autorizzazione a desiderare e non solo a seguire quelle strade che ci hanno indicate come giuste.”