Pordenone, 22 settembre 2024 _ “These are a few of my favorite things...“ Un brano celeberrimo, interpretato da innumerevoli musicisti, ma anche la sigla di una delle trasmissioni radiofoniche più prestigiose e popolari, Fahrenheit, perla di Rai Radiotre. Un programma “di libri e di idee“ che occupa i pomeriggi di legioni di affezionati ascoltatori e anche i pomeriggi di Susanna Tartaro, curatrice e spesso conduttrice del programma, che compie 25 anni. E come poteva titolare Susanna Tartaro il suo libro di appunti e riflessioni, di incontri e passioni, la sua “lettera d’amore“, se non Le mie cose preferite? Un libro pubblicato da Marsilio, presentato ieri a Pordenonelegge, e nato all’indomani di un incidente in motorino, quando Susanna è stata investita da un Suv e abbandonata a terra. "L’incidente – spiega l’autrice – è stato il pretesto per mettermi in ascolto, e per cercare di dilatare il momento dell’impatto, nel quale la tua mente si riempie di ricordi, di immagini, di dettagli. Il titolo del libro nasce anche da questo momento di riflessione".
Susanna, com’è nata la passione per la radio?
"Non lo so più. La radio fa parte della mia vita da sempre. Quando ero piccola c’erano le grandi trasmissioni che facevano tantissimo ascolto, come Alto gradimento, che sentivano i miei. C’erano i Gr. Poi sono venute le radio libere, di rottura, ma ero ancora una ragazzina. In seguito mi sono trovata a fare radio partendo dalla gavetta, ed è sempre stata una grande scoperta. A me piace incontrare le persone, e la radio, anche se non ti vedi, è un incontro continuio. Quando sei in onda senti la tangibilità del mezzo, senti di entrare nelle case degli altri. Quando si accende la luce rossa e inizia la messa in onda, è un momento struggente, molto bello. Si crea un’intimità con gli ascoltatori".
Fahrenheit compie 25 anni, ha successo e prestigio, eppure i suoi ingredienti – i libri, la cultura – sembrano poco... sexy.
"Beh, noi non puntiamo sul sexy, ma la radio è sicuramente una forma di seduzione, perché la seduzione svela ma fino a un certo punto, e la voce è così, e anche la testa degli altri è così: non riesci mai a conoscerla fino in fondo, in tutti i suoi meandrio. Poi c’è la seduzione dei libri, perché i libri li puoi raccontare quanto vuoi, ma se non li conosci, se non li leggi, la cosa resta un po’ lì. E noi cerchiamo di presentare i libri facendo in modo che chi ascolta esca, vada, li compri, li legga. Ci sono tanti scrittori che non sono bravi a raccontare i loro libri, ma sono giganti della letteratura".
Il segreto di Fahrenheit quindi qual è?
"Forse il fatto di essere una certezza per gli ascoltatori e però anche di riservare sempre sorprese. Fahrenheit è talmente osmotico con quello che capita in giro, e così empatico con l’ospite che arriva… Si stabilisce un’intimità con gli ascoltatori che è fatta non solo di abitudini, ma anche di amicizia, di affetto. L’attenzione a quello che diciamo e facciamo è sempre altissima. Questa, per noi redattori e conduttori, è una responsabilità, una sfida continua, una spinta ad aggiornarci sempre, a non tradirci. Poi Fahrenheit è una miniera, una fonte di scoperte. Tu ti fermi lì e ascolti qualcuno – i nostri ospiti – che ha pensato a quello che dice, che non parla per hashtag o per slogan, ma le parole che usa le ha elaborate, le ha scritte, le ha cesellate. Insomma, tutto questo ha un suo fascino. E secondo me è sexy".
Com’è stato il passaggio dal backstage alla conduzione?
"Un’esperienza bellissima, una gioia. Come andare su una montagna russa. Per me, essere un buon conduttore significa assecondare quella piccola cosa del tuo carattere che ti piace. Ognuno ha un suo lato più riuscito, magari in mezzo a una marea di difetti. Ecco, quella cosa un po’ più riuscita in radio bisogna cercare di enfatizzarla. E ci puoi riuscire, se sei fortunata, se ne hai l’occasione, se hai una redazione che te lo permette, come accade a Fahrenheit, la cui forza è sempre stata nei conduttori ma anche nei suoi bravissimi redattori".
E qual è il lato del suo carattere che le piace di più?
"La battuta. La devo anche tenere a freno. Io sono molto reattiva, forse troppo. La radio è come un’arte marziale, devi dominare la forza. È come fare un bel movimento di Thai Chi. Tutto è compresso in radio, ma allo stesso tempo dentro c’è il sangue caldo che scorre, e tu questa cosa riesci a farla percepire se sei empatico, se ascolti quello che succede. Questa, almeno, è la mia sfida: non sono cintura nera, ma lavoro per esserlo".
La radio compie cento anni e ha superato tutte le sfide che parevano condannarla: la televisione, Internet, i social. Come ha fatto?
"In verità è un po’ un mistero. Ma forse dipende da ciò di cui è fatta, cioè l’aria. La radio si basa sul respiro, sul fiato, sul soffio. Probabilmente questa fisicità la rende viva, soprattutto la radio in diretta. È questa la sua forza".
Nel libro cita personaggi come Mario Marenco, Gianni Bisiach. C’è stato un momento d’oro della radio?
"Non credo. O forse il presente. La radio segue la vita, segue il mondo. Non è che eravamo meglio prima, o siamo meglio dopo. La radio di oggi riflette i nostri tempi, non solo li asseconda, ma dà loro forma".
Lei accosta radio e poesia, perché?
"Perché sono fatte d’aria. E perché la radio è la ricerca della parola esatta, e anche la poesia è questo. La radio è respiro, ritmo, musica, pause, grandi silenzi. E anche la poesia è questo, e quindi mi piace accostarle".
Lei ha portato la poesia alla radio. Come?
"Ho iniziato 25 anni fa con una piccola rubrica di Fahreneit, con i poeti che leggono le loro poesie. Così ho scoperto tanti poeti, magari non così famosi. Mi viene da ricordarne uno per tutti, Giorgio Orelli, che considero un grande poeta. Per non parlare di Milo De Angelis, Valerio Magrelli, Antonella Anedda, Patrizia Cavalli, che sono i miei grandi amori. La poesia alla rado fa strike.E sono davvero le mie cose preferite".