Firenze, 8 giugno 2024 - La sestina dei finalisti Premio Strega è stata ieri ospite a Villa Bardini, a Firenze, in occasione del festival di letteratura “La città dei lettori”. Donatella Di Pietrantonio, Chiara Valerio, Paolo Di Paolo, Raffaella Romagnolo, Dario Voltolini e Tommaso Giartosio sono stati intervistati da Chiara Brilli su due temi che sembrano accomunare tutti i loro racconti: il tempo e la cura – quest’ultima intesa come cura di noi stessi, delle nostre scelte, delle parole, ma anche del tempo stesso. L’incontro è stato la prima tappa del tour in programma per gli autori e le autrici prima della premiazione finale il 4 luglio.
Di Pietrantonio, candidata con “L’età fragile” (Einaudi), vincitore del Premio Strega Giovani, è intervenuta per prima sul tema del tempo, parlando di due livelli temporali che coesistono nel suo romanzo. Uno riguarda un “fatto” del passato, sepolto e congelato nella memoria del posto di provincia dove si svolge la storia; l’altro è il presente, narrato attraverso Amanda, la cui storia serve proprio per scongelare quel “fatto” che tutti fingono di non ricordare: un duplice femminicidio. Così le due linee temporali si intersecano e si influenzano a vicenda. In “Invernale” (La nave di Teseo) di Voltolini invece, il tempo si restringe e si dilata. La storia si articola attraverso il rapporto tra un padre malato, che volge verso deterioramento fisico, e il figlio che è costretto ad assistere. Così il romanzo tratta il tema della cura di fronte alla malattia, e la questione del tempo che rimane per vivere. Similmente Giartosio, autore di “Autobiogrammatica” (minimum fax), ha parlato del linguaggio, e del fatto che le parole, per chi soffre di malattie come l’Alzheimer, svaniscano nel tempo. “La sfida della letteratura è quella di salvare le parole” afferma l’autore.
Anche Chiara Valerio ha parlato del rapporto tra il tempo e la letteratura, affermando che “Noi siamo fatti della stessa sostanza del tempo”, e “decliniamo il tempo che non viviamo attraverso i libri che leggiamo e che scriviamo”. Secondo l’autrice di “Chi dice e chi tace” (Sellerio), il tempo è “l’unico argomento della narrativa, perchè è l’unica cosa che in fondo ha a che fare con gli esseri umani”. Di Paolo si è trovato d’accordo: “Io sono uno scrittore per coltivare l’illusione che il tempo che non governo vivendo lo governo leggendo” ha affermato. Nel suo libro, “Romanzo senza umani” (Feltrinelli), il tempo è un fattore molto rilevante, specialmente per quanto riguarda i “disastri climatici delle nostre singole vite”.
“Ognuno vive una complessità che ha a che fare con il tempo” ha aggiunto Romagnolo, spiegando come lei abbia sempre cercato di raccontare questa coomplessità nei suoi libri lavorando sulla struttura, facendo convivere tempi diversi. È quello che ha cercato di fare anche nel suo ultimo romanzo, “Aggiustare l’universo” (Mondadori). “Declinare la complessità del tempo è difficile, e spesso in letteratura si tende a semplificare” ha spiegato l’autrice, parlando di come, ad esempio, nei libri di storia si legge che la guerra in Italia è finita il 25 aprile 1945, e il 26 è iniziata la pace – come se potesse succedere così, da un momento all’altro. Per questo è necessaria una certa cura nel trattamento del tempo in letteratura: per Romagnolo “È il modo più onesto di stare attaccato all’umano”.