Cara Valeria, di certo hai presente quella frase (usata e abusata, abbi pazienza se lo faccio anch’io) da Il giovane Holden, in cui Salinger dice che soprattutto gli tolgono il fiato quei libri di cui vorrebbe essere amico dell’autore per telefonargli ogni volta che gli va. Piccoli miracoli e altri tradimenti mi ha fatta sentire così e, poiché non ho il tuo numero, ti scrivo. Avrei voluto farlo già da Mosca più balena, e poi con Lo spazio bianco, Almarina, solo per dirne alcuni.
Sono così contenta di aver letto ora questi racconti, perché mi sembrano l’anteprima dei mortaretti di Capodanno. Saltano dalle pagine come girandole colorate, e solo alla fine ti accorgi che nel cielo è rimasto un disegno preciso. È una formula complicata il racconto, sembra non ci sia spazio abbastanza, ma la tua è una scrittura sbrigliata, scappa ogni dove e conduce il lettore là dove non si aspetterebbe di andare. Ci spiazzi sempre, come i fuochi d’artificio, appunto.
Ho letto da qualche parte che un possibile filo conduttore è la rassegnazione. Non saprei. Forse a una lettura sbrigativa i dodici protagonisti sembrano dei perdenti (ah, che numero evocativo, la dozzina: unità di misura, gli apostoli, i cavalieri della tavola rotonda, i mesi dell’anno, i segni zodiacali…), ma a me sembra che ciascuno racchiuda in sé la domanda e la risposta. Perché se è vero che non ci si salva da soli, è ancor più vero che non c’è salvezza finché non siamo pronti ad accoglierla. Ora, non vorrei impegolarmi in questioni di narrativa “di genere”, della quali francamente non ne posso più, ma una delle cose che più mi sono piaciute dei tuoi racconti, specialmente quando le protagoniste sono donne o bambine, è che non c’è ombra di lamentazione o di rivalsa. Il riscatto non avviene a discapito di un antagonista, o perché bisogna “dimostrare” qualcosa a qualcuno (facci caso, questa è un’epoca in tutti si affannano a “dimostrare”) ma perché qualcosa si è acceso in loro e può, finalmente, illuminare il futuro. Anche quando si parla di corpo e di sesso, è un erotismo che si evolve, e sposta il punto di vista un po’ più avanti.
Le piccole rivoluzioni personali dei tuoi personaggi mi strappano da questo presente di mestizia e mi fanno guardare al futuro con meno spavento. Io non credo, come dicono molti, che esistano “libri necessari”. Ma utili, sì, e il tuo lo è. Mi pare che i tradimenti di cui scrivi, non siano quelli che i personaggi subiscono a causa di altri, ma quelli che si infliggono da sé. Quel tradimento che compiamo nei nostri confronti ogni volta in cui ci dimentichiamo dei sogni coi quali siamo venuti al mondo, l’unico bagaglio che ci accompagnerà per tutto il viaggio. Estrarli dalla valigia, e lanciarli in cielo come bengala, è un piccolo miracolo.