Venerdì 29 Novembre 2024
MICHELE BRANCALE
Libri

Pasternak giovane poeta. Slancio creativo fra note e parole

“Il gemello sulle nuvole” nell’edizione integrale di Passigli

Boris Pasternak (1890 - 1960)

Boris Pasternak (1890 - 1960)

Firenze, 24 novembre 2024 – Ne Il dottor Živago, leggiamo tra le altre perle del romanzo (con un’appendice di poesie memorabili) che "vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci". Boris Pasternak (1890-1960) ha avuto sempre questo slancio, tanto nella composizione (musicale, poetica, narrativa) che nell’esistenza, fino a tenere testa a Stalin che in qualche modo lo stimava e di tanto in tanto lo cercava. Nel 1914, quando esce il suo primo libro di poesie, Il gemello sulle nuvole, Pasternak ha solo 24 anni. È un buon pianista. È attratto dalla corrente futurista, ha come nume tutelare Majakovskij, decide alla fine di dedicarsi solo alla scrittura (e si rivelerà anche un bravo traduttore).

Possiamo finalmente leggere Il gemello sulle nuvole per la prima volta nell’edizione integrale edita da Passigli (che sta rieditando l’opera poetica di Pasternak) con la traduzione e l’apparato di note di Paola Ferretti.

Il volume comprende anche una nuova stesura degli stessi testi compiuta da Pasternak alcuni anni dopo, nel 1928, quando emerge in modo più chiaro la sua volontà di essere intellegibile dai suoi lettori. Del Gemello al conoscitore di lingua russa e di musica non sfuggirà la parentela tra composizioni musicale e poetica, ritmo, forme fonetiche, con espressioni ardite fino a voler dare significati nuovi alle parole (e alle note).

Il titolo richiama già il linguaggio sperimentale e insieme lo zodiaco e quel senso di provvisorietà, pur con i piedi ben piantati nella storia (e con sguardo oltre lo stesso cielo visibile), che in Pasternak diventa senso di responsabilità verso gli altri, umanità, conversione cristiana (alcuni temi sono già richiamati in questa prima raccolta).

Efficaci tanto la prima quanto la seconda stesura di Stazione, ma nella seconda troviamo quello slancio in avanti che diventa comprensione più profonda (“E sempre, appena il treno è alla banchina / sta tutta nella sciarpa la mia vita... il campo e il vento già si slanciano. / Potessi unirmi a loro anch’io!“) o, meglio ancora, approfondimento di quanto cantato quattrodici anni prima: “Chi è altri mai, se non un angelo, / l’espresso che la terra lascia?“