
Nicoletta cara, ti scrivo mentre le nostre terre sono squassate da acqua e torrenti di pioggia, scosse da tremiti che le...
Nicoletta cara, ti scrivo mentre le nostre terre sono squassate da acqua e torrenti di pioggia, scosse da tremiti che le sollevano e mettono a rischio le nostre case. Quasi Madre Natura si ostinasse a mandarci segni che ci rifiutiamo di capire. E mentre, a pochi passi dai nostri confini, ci sono sconquassi e distruzione per mano dell’uomo, che dovrebbe essere dotato di ragione e amore per la vita. Ogni vita, non solo la propria. Comprendo perché hai voluto scrivere questo romanzo, Mal di nebbia, in un linguaggio adatto ai bambini, dal momento che gli adulti preferiscono essere sordi. E capisco la scelta della casa editrice Emons, di sdoppiarsi nella emons:raga dedicata all’infanzia, per rivolgersi ai lettori più giovani. Credo però che la tua sia una storia senza età, come lo sono tutte le fiabe.
Siamo in un piccolo paese che somiglia a tanti altri, forse ci siamo nati, o l’abbiamo visitato in gita, o ci abitano persone conosciute. Uno di quei paesi che racchiudono un mondo. Da questo pugno di case, durante la Prima guerra mondiale, dodici soldati tornati in licenza dal fronte, decisero di non andarsene più. Preferirono gettarsi nel fiume piuttosto che riprendere la guerra. Una vigliaccheria, una vergogna. Da allora quel paese sarà considerato maledetto, pieno di malasorte per chi ci vive e chi lo attraversa. Vien da chiedersi, oggi, se sia più da vigliacchi obbedire agli ordini senza pensare alle conseguenze, ovvero la morte di altri esseri umani; oppure se il vero atto di eroismo non sia quello di gettare le armi e rifiutarsi di sparare. Perché le conseguenze ci sono sempre, anche se da quel fronte torniamo vincitori. Una di queste si chiama “vendetta”, un sentimento umano e feroce, che innesca altro dolore, e ancora, e ancora. E questo desiderio di vendetta lo racconti assai bene.
Il paesaggio dove si muovono i personaggi è ammantato di nebbia. Una nebbia densa, fosca, popolata di figure sinistre. Sono le anime dei dodici militari suicidi? Sono streghe? Quelle sagome hanno qualcosa a che fare con la Seconda Guerra e con i cambiamenti in corso? Ho pensato al nonno dell’Amarcord di Fellini, che viene risucchiato da quel fumo che pare aver ingoiato tutto il mondo. "Soltanto nel ’22 c’è stata una nebbia così" dice. Dovrebbe essere un paesaggio di favola, la nebbia, eppure evoca eserciti e vendette, come quella che, secondo la leggenda, dovrebbe ricondurre in Portogallo Sebastiano I e il suo esercito sterminato in Marocco.
Per fortuna, nel tuo piccolo borgo, ci sono bambini più coraggiosi degli adulti, e manipolo di tessitrici che intrecciano arazzi magici; fili e trame di luce per illuminare il cammino degli uomini. Un po’ quello che fa la tua piccola Albertina, che viene a rischiaraci la strada. Accogliere quella piccola luce, adesso, è compito nostro.