Sabato 28 Settembre 2024
MATTEO MASSI
Libri

Paradiso Roma. La Silicon Valley della decadenza

Michele Masneri racconta tipi grotteschi, comici, inadeguati. In un libro (Adelphi) tra Sorrentino, “Il Sorpasso“ e Arbasino.

Michele Masneri, 50 anni, bresciano, autore di "Paradiso" (Adelphi)

Michele Masneri, 50 anni, bresciano, autore di "Paradiso" (Adelphi)

Bologna, 20 giugno 2024 –  Il loden va destagionalizzato, come il panettone o la colomba pasquale. Quando Gaia lo dice a Federico, sembra crederci. È convinta che quello sia il suo destino imprenditoriale. Vaghezza, pensa Federico. E un attimo dopo quella vaghezza, che considera tipicamente romana, la contrappone all’assertività milanese. Roma-Milano, l’eterno duello. L’asse su cui poggia quest’Italia ancora da decifrare, così sospesa nell’inseguire mode e mood per poi tradurli all’italiana, appunto. Prendiamo la Silicon Valley: la Milano performante con le sue start up ma anche con il proliferare di ceo per qualsiasi micro società e l’esercito delle partite Iva che tende a identificarsi per innovazione con quel luogo sempre meno magico della California. E Roma la sua eterna bellezza che poggia invece sulle rovine, ma che fa i conti con la decadenza, in cui non c’è un orologio (di quelli giganti, posti a lato delle strade) che segni lo stesso orario. E che sì, proprio come dice Michele Masneri, può considerarsi la Silicon Valley della decadenza.

Proprio Masneri, attraverso il suo romanzo Paradiso (edito da Adelphi, oggi alle 19 la presentazione a Bologna, al Convento delle Suore Francescane), ci guida (come fa del resto da diversi anni) in un viaggio alla scoperta di questa variegata società italiana, in cui l’apparire è tutto. Anche a costo di sembrare grotteschi, comici, inadeguati. Il Federico, appena 31enne, che ragiona sulla distinzione tra vaghezza e assertività, è un giovane giornalista che lavora in una rivista (meglio magazine, forse) milanese. Non ha ancora preso un euro, ma nel frattempo ha inanellato una serie d’interviste con una serie di personaggi che in quest’Italia così da decifrare vengono considerati (da taluni) maître à penser. Come l’influencer che appare in video con la sua colf, filippina (e si scoprirà - ma non è spoiler - che la vera azionista di maggioranza è la filippina).

Il direttore gli chiede d’intervistare questo regista premio Oscar, che si chiama Mario Maresca: ha vinto la statuetta con America Latrina, in cui c’è una californizzazione di Roma stessa. Detto che Federico farà una grande fatica ad abbordare il regista, ma tramite Barry Volpicelli gli si aprirà un mondo. Barry è un personaggio che ricorda da molto vicino il Jep Gambardella de "La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, ma per come si muove è invece un po’ un Bruno Cortona del “Sorpasso” di Dino Risi.

Che cos’è il Paradiso? Una riserva indiana. In cui Federico incontrerà personaggi dalla doppia, tripla vita. Spiantati, persi nel ricordo di una gloria che non c’è più. Ma mai rancorosi. Il romanzo riflette l’incondizionata devozione che Masneri ha per Alberto Arbasino, l’unico che è riuscito a raccontare l’Italia e gli italiani, sapendo unire l’alto e basso. L’effetto nostalgico della Roma che fu, quando era un set cinematografico a cielo aperto permane. Da Fellini ad Antonioni. Ma poi il cielo sì, basta alzare lo sguardo verso l’alto come fa Federico (alter ego del Masneri stesso) per convincersi che la grande bellezza (anche tra le rovine) non è ancora svanita.