Roma, 26 gennaio 2025 – Che in Italia calino i lettori è risaputo, ma che succede se a non leggere sono anche i politici, gli imprenditori, gli insegnanti, i giornalisti? A lanciare l’allarme sulla terribile deriva è lo scrittore Paolo Di Paolo, che – con una lettera di qualche giorno fa a Dagospia – è intervenuto sul dibattito inerente l’industria editoriale e la sfida sempre più complessa di promuovere la lettura, dal momento che appare "difficile fare proseliti se non si ha più fede".
Calo dei lettori e la questione dell'analfabetismo funzionale
"C’è una contrazione del mercato, è difficile scindere la dimensione registrata dalle statistiche di chi compra libri da quella di chi li legge, si tratta di un milione d’acquirenti in meno nel 2024. I titoli in cima alle classifiche sono oggettivamente i più venduti, ma non è detto siano i più letti, se non a livello proporzionale. Resiste comunque pure un lettorato (invece che un elettorato) sommerso, che è quello che abita le biblioteche, quello dei lettori forti e fortissimi".
Il calo è ancora responsabilità dell’analfabetismo funzionale?
"Se uniamo la contrazione di mercato al fatto che un cittadino su tre fatica a leggere e a capire il senso di un testo di media complessità, qualche preoccupazione sul lungo periodo dovremmo averla. La politica sembra essere assente, o peggio, quando i politici stessi ammettono di non avere tempo per vedere serie televisive e leggere libri. È evidente che laddove le figure istituzionali e pubbliche manifestassero una passione per certi oggetti culturali, questo avrebbe un notevole impatto sulla platea. Un ex presidente degli Stati Uniti d’America come Obama, che alla fine dell’anno fa la lista dei libri più amati durante l’anno, è un grande promoter della lettura con una forte influenza su una larga cerchia di persone. Da noi è molto raro che accada".
Fabio Volo e la promozione della lettura
Perché elogia il nuovo libro di Fabio Volo?
"Quando si configura una politica latitante, un mondo delle aziende, dell’imprenditoria, della classe dirigente tutto sommato indifferente all’universo dei libri, e nel mezzo del populismo culturale dove autori e autrici snobbano Proust o sostengono che Flaubert sia sopravvalutato, accadono eccezioni. Fabio Volo ha il merito di trasmettere ai suoi lettori la passione, addirittura l’esaltazione, per London, Hesse, Camus, Márquez e altri. Mostrarsi come una persona per la quale la lettura è stata decisiva è molto più efficace per promuovere la lettura che limitarsi a dire che leggere è bello".
Rodari aveva scritto i nove modi per insegnare ai bambini a odiare la lettura.
"Esattamente. Forse qualcuno non ha colto, o finge di non cogliere, che non si fanno proseliti nel momento in cui ci si limita a promuovere se stessi e gli altri con foto di copertine dei libri o agendo nella propria bolla d’influenza. Così non si cercano nuovi lettori, ci si rivolge solamente a quelli che già lo sono".
Crescente popolarità dell'autobiografia
Nel quadro di crisi generale s’inserisce il trionfo dell’autobiografia?
"Da anni c’è una polarizzazione, direi esuberante, verso la dimensione di un io che racconta una storia che si presume vera e fa un patto di autenticità col lettore e con la lettrice. Persino i narratori e le narratrici che fino a qualche tempo fa non avrebbero scritto di se stessi iniziano a farlo, senz’altro spinti dall’industria editoriale. A volte mi chiedo, come provocazione, se quello che da venticinque anni funziona in televisione non sia diventato la sostanza della nostra narrazione. Forse chi scrive dovrebbe vedere C’è posta per te perché le storie che racconta, traumatiche, di separazioni familiari, di gente in famiglia che non si parla, sono quelle che Maria De Filippi racconta dal gennaio del Duemila registrando cinque milioni di spettatori indefessamente da venticinque anni".
Critica letteraria e l'influenza del web
Critica letteraria e web...
"Oggi non esiste più una critica che agiva attraverso i giornali, sancendo dei valori anche discutibili e in contesti elitari ma almeno in essere. Credo che il mare più o meno minaccioso della rete possa far emergere il gesto critico, un ragionamento sensato che vada al di là di recensioni fatte di ripetuti aggettivi superlativi come bellissimo, profondo, intenso. Se una persona dovesse scrivere una recensione su un giornale, si sentirebbe responsabile di ciò che sostiene, il web annulla questo tipo di percezione, di pudore: prevale la dimensione pubblicitaria. Sul web siamo noi i prodotti e al contempo i prigionieri coscienti, consapevoli e volontari. Tuttavia, visto che ci stiamo e finchè ci stiamo, sarebbe utile cercare di alzare un po’ il livello, che non è il book-porn del fotografare una copertina o del commentare senza motivare".
Intelligenza artificiale e scrittura
Chi ha paura dell’I.A. applicata alla scrittura?
"L’intelligenza artificiale darà una spallata a molte certezze. La sua avanzata nel campo della scrittura produrrà degli oggetti in cui il contributo umano specifico sarà limitatissimo, e al di là delle discussioni sul tratto umano irripetibile, sappiamo che vincerà anche in questo caso l’economia, cioè l’idea che una casa editrice con un catalogo fatto da scrittori inesistenti, un grafico che non è un essere umano ma l’applicazione alla grafica dell’intelligenza artificiale, sarà comunque un’impresa vincente rispetto a quella fatta da umani, con i loro umori, le loro storie, le loro fatiche, le loro asperità e i loro costi".
Intanto arrivano già i primi rumors sul prossimo Premio Strega. Lei è stato tra i finalisti nel 2013 con Mandami tanta vita e l’anno scorso con Romanzo senza umani.
"Ho avuto la possibilità di arrivare due volte finalista al premio, sì, è come andare a Sanremo: non esiste un contesto che dia maggiore visibilità. Tuttavia, i rumors a gennaio di un premio che viene assegnato a luglio mi lasciano perplesso. Sembrano l’ennesimo sintomo dell’autoreferenzialità del settore, di pochissimo interesse per il lettore".