Roma, 16 novembre 2024 – "È una storia d’amore senza speranza: quando ho riletto il libro mi è scesa una lacrima". Non usa mezzi termini Robert Harris − giornalista britannico classe ’57 e soprattutto scrittore di bestseller − nel ripercorrere la genesi della sua ultima fatica letteraria. Precipizio è il sedicesimo romanzo dell’autore: disponibile da pochi giorni nelle librerie italiane, edito da Mondadori (420 pp.; 22 €), verrà presentato oggi pomeriggio a Milano, a BookCity. Racconta la storia d’amore e il fitto carteggio fra il primo ministro britannico Herbert Asquith e Venetia Stanley, giovane donna dell’alta società. Una relazione clandestina, in cui le tenerezze della passione si intrecciano alla rivelazione confidenziale di alte questioni di Stato. Mentre il mondo sta sprofondando nel precipizio della Prima guerra mondiale.
Perché ha deciso di raccontare questa storia?
"Volevo scrivere un romanzo con una forte protagonista femminile, e Venetia mi ha dato questa possibilità. La vicenda si basa soprattutto sul loro carteggio, di cui siamo a conoscenza da circa sessant’anni: la storia e le lettere sono lentamente diventate di dominio pubblico ed è come se attendessero un romanziere".
Come ha fatto a calarsi nei panni di questa donna così distante dalla nostra epoca?
"Lui scrisse 560 lettere che lei conservò integralmente, mentre Venetia scrisse 300 lettere che Asquith distrusse completamente, però leggendo quelle di lui ho immaginato cosa potesse rispondere lei. E pian piano questa figura è emersa dalla nebbia. Era una donna di grande bellezza e acume, divertente e indipendente: oggi diremmo “una signora cool“".
E invece che uomo era Herbert Asquith?
"È stato forse il più intelligente fra i primi ministri britannici. Era a capo di una coalizione dove c’erano personalità forti come Churchill e Lloyd George. Era un gran bevitore, gli piaceva pranzare e cenare con gli amici, giocare a carte e a golf. Era solitario, malinconico e gli piacevano le giovani donne: forse avrebbe avuto un po’ di problemi con il movimento #MeToo (ride, ndr). Quando incontrò Venetia aveva 61 anni, stava attraversando una crisi di mezza età, e si innamorò perdutamente. Le poteva confidare tutto e lei non lo tradì mai".
E in cosa risiede lo scandalo? Nel sesso, nell’amore, nella complicità fra i due?
"Lui le rivelò segreti di intelligence, documenti top secret, il contenuto delle riunioni del gabinetto di governo e le lettere della regina. Se tutto ciò fosse venuto alla luce Asquith sarebbe stato messo fuori gioco".
Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza come primo ministro?
"Era una figura dominante e molto amata dal popolo: l’allora capo dei conservatori disse che il loro vero problema era che Asquith ubriaco era decisamente meglio di tutti i loro esponenti di spicco da sobri. Però nel 1914 era molto più concentrato sul problema irlandese che non sui colpi che erano stati sparati a Sarajevo (preludio della Prima guerra mondiale, ndr): non si rese conto di quanto fosse profonda quella crisi. E cominciò a perdere contatto con la realtà".
C’è qualcosa nel mondo di oggi che l’ha chiamata a tornare su quell’epoca?
"Un romanzo storico è sempre contemporaneo: se i fatti ci attraggono significa che a livello subconscio troviamo relazioni con l’attualità. Anche oggi, come allora, l’ordine internazionale viene messo in discussione: le guerre in Ucraina e nel Medio Oriente, le istituzioni che vacillano… Il 1914 segnò il passaggio fra vecchio e nuovo mondo, e continua a mostrarci quanto facilmente può vacillare l’ordine costituito. Un narratore deve appunto prendere il passato e riportarlo all’oggi. E infatti non scrivo nulla di contemporaneo: se in giro c’è un personaggio come Trump, come potrei narrare qualcosa di più epico e ridondante delle sue parole?".
Il 2024 ha visto anche l’uscita del film tratto dal suo romanzo Conclave, nelle sale italiane dal 19 dicembre. Com’è stato vedere quella storia sullo schermo?
"Il film è fedele e brillante. A volte le trasposizioni cinematografiche tolgono quella magia che si respira quando si legge una storia e si immaginano i personaggi, i luoghi, gli avvenimenti: questo film ha invece agito come una “lente di ingrandimento migliorativa“. Mi sento felice e fortunato: dei nove romanzi adattati al cinema, questo è uno dei migliori".