Giovedì 26 Dicembre 2024
RICCARDO MUTI
Libri

Muti: "La musica è un’armonia universale"

Anticipiamo un brano del nuovo libro del maestro, “Recondita armonia“, in uscita il 12 novembre: "Educare alla classica è educare alla vita"

Il maestro Riccardo Muti (© Todd Rosenberg Photography - Courtesy of riccardomutimusic.com)

Il maestro Riccardo Muti (© Todd Rosenberg Photography - Courtesy of riccardomutimusic.com)

Uscirà martedì 12 novembre edito da Rizzoli il nuovo libro "Recondita armonia. Educare alla musica per educare alla vita” (pp. 224; 18.50 euro) scritto dal maestro Riccardo Muti con Armando Torno. Il libro è un atto d’amore verso la musica e ribadisce con forza la funzione civile che potrebbe assolvere se non riguardasse solo un’élite ma se fosse considerata come bene comune al quale dovremmo essere educati adeguatamente nel nostro percorso scolastico, con le bambine e i bambini sollecitati a giocarvi fin da piccoli. Per gentile concessione dell’editore ne anticipiamo un estratto: “La musica è un’armonia universale”.

Il pensiero occidentale ha dedicato numerose riflessioni alla musica. Severino Boezio, nel suo De institutione musica, dice che la musica è parte di noi, nobilita o degrada il nostro comportamento. Nietzsche, circa millequattrocento anni dopo, nel Crepuscolo degli idoli, afferma che senza la musica la vita sarebbe un errore. Il cardinale Gianfranco Ravasi, tempo fa, mi ha ricordato una magnifica esortazione di Cassiodoro: "Se noi uomini continueremo a commettere ingiustizie, Dio ci punirà togliendoci la musica". Ecco, io penso che ancora oggi sia importante riflettere sulla musica e diffonderne la conoscenza. La musica classica, in particolare, non riguarda solo un’élite di appassionati o di intenditori, ma è un bene che appartiene a tutti, tutti dovremmo esserne contagiati, toccati. “Intendere”, peraltro, è la parola più sbagliata per la musica: anche Dante nel XIV canto del Paradiso suggerisce che essa è rapimento, non comprensione.

Per questo nelle scuole non va insegnata meccanicamente, ma penso vada piuttosto fatta ascoltare.

Già al liceo rimasi colpito dall’idea dell’“armonia delle sfere”, la teoria pitagorica secondo cui l’universo è governato da proporzioni matematiche armoniche che si manifestano come musica celeste. E ho sempre pensato – naturalmente è una fantasticheria, gli scienziati forse ne rideranno – che l’universo non sia silenzioso, ma esista invece un’armonia composta dal suono dei corpi celesti, diversa da quella del movimento che impedisce ai pianeti di scontrarsi. Insomma, che l’universo canti.

Sembrerà un’ingenuità, ma sento che la musica non è una cosa che abbiamo inventato noi: fanno musica gli uccelli che cantano, il tuono che rimbomba, il mare che si muove, le foglie che vibrano. Non sono meri rumori ma suoni, e noi siamo circondati da questo canto.

Dal punto di vista scientifico la musica è una costruzione, ma da quello emotivo è semplicemente un’armonia che ci investe e ci fa diventare migliori. E noi abbiamo bisogno di questi suoni, che poi tramutiamo in melodie. Il medesimo discorso si può applicare a noi stessi, io credo che l’essere umano sia basato su un sistema tonale interno tutto suo. Infatti la consonanza ci procura un senso di pace, mentre la dissonanza un senso di irrisolto, di inquietudine, e noi cerchiamo di tornare alla consonanza, cioè alla musica che ci rasserena e ci aiuta a diventare migliori.

E mi piace pensare che questi suoni che attraversano lo spazio per invadere i corpi degli esseri umani, e anche degli animali e delle piante, siano in fondo emanazione di quell’amore di cui parla Dante nel verso che chiude la Divina Commedia: "L’amor che move il sole e l’altre stelle". Oppure penso al "Cantare amantis est". Il significato del cantare, della musica, è proprio di colui che ama, nel senso nobile, alto e completo del termine.

Questa musica divina non può essere soltanto il frutto di quell’aggregato chimico-fisico di cellule che è l’uomo in carne e ossa. Qui c’è qualcosa che va oltre l’umano e tocca forse l’ambito metafisico.

© 2024 Rizzoli

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