Martedì 5 Novembre 2024
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L’urlo di Amitav Ghosh: "In corsa verso l’apocalisse. La sfida climatica è cruciale ma l’unico leader è il Papa"

La potente “lectio magistralis“ dello scrittore indiano laureato dall’Università di Siena "L’umanità sta pericolosamente accettando una visione tecnocratica della fine del mondo".

L’urlo di Amitav Ghosh: "In corsa verso l’apocalisse. La sfida climatica è cruciale ma l’unico leader è il Papa"

L’urlo di Amitav Ghosh: "In corsa verso l’apocalisse. La sfida climatica è cruciale ma l’unico leader è il Papa"

Siena, 7 luglio 2024 – Amitav Ghosh, scrittore indiano insignito all’Università di Siena della laurea ad honorem in Lettere moderne, è pessimista sul futuro del pianeta. Non crede che la Cina debba essere giudicata una potenza colonialista nel senso stretto del termine, considera lo stato di salute delle democrazie nel mondo diverso da Paese a Paese. E tra i leader ambientalisti salva solo Papa Francesco. E Al Gore, soprattutto per la coincidenza che erano nello stesso posto allo stesso momento: entrambi affacciati da una finestra su Piazza del Campo a Siena, il 2 luglio in attesa di un Palio che non si sarebbe corso.

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"Davvero c’era Al Gore a Siena? Considero importante – è la prima risposta di Ghosh – il suo grande impegno per l’ambientalismo e per le politiche contro il cambiamento climatico. Per quanto mi riguarda da anni avevo voglia di vedere il Palio che nonostante sia vecchio di secoli mantiene il suo fascino sull’immaginazione dei giovani. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi è localismo e in questo senso penso che Siena sia un posto speciale, ha preservato questo localismo per secoli. È un modello per pensare a come possiamo creare un localismo attraente, qualcosa che dovremo studiare perché sta scomparendo nel resto del mondo".

Non crede vadano aggiornate anche le politiche green?

"Sfortunatamente gli aggiornamenti in atto sono peggiorativi. La Corte Suprema negli Stati Uniti ha modificato leggi che erano cruciali per la tutela ambientale. L’Unione Europa sta frenando bruscamente sul ’green deal’, tanti governi contestano direttive e regole varate per attenuare gli efffetti delle emergenze climatiche. In Germania i Verdi hanno perso le elezioni, soprattutto per colpa delle loro politiche disastrose. Così come sarà disastroso il futuro che ci attende".

La sua lectio all’Università di Siena aveva come titolo Presagi di apocalisse. Tutt’altro che rassicurante.

"Ci sono tendenze che alimentano i presagi di una catastrofe futura, indizi già percepibili, oltre all’evidenza che una crescente parte della popolazione mondiale ha accettato l’idea di un’apocalisse come evento inevitabile. Siamo passati da una concezione religiosa dell’Apocalisse a una tecnocratica della fine del mondo, dai rischi nucleari alle epidemie. L’ansia sociale alimentata da tali visioni ha generato un mercato di strumenti per la sopravvivenza in caso di catastrofi. La risposta è in un nuovo linguaggio ecologista".

Non c’è nessun leader mondiale attento all’ambiente?

"Parlavamo di Al Gore prima, tra i pochi democratici americani che ha una politica verde. Il presidente Biden ha un approccio tecnicistico, basato esclusivamente sul mercato. E non è la soluzione per risolvere i drammi del cambiamento climatico. L’unico leader mondiale che ribadisce la gravità della crisi ambientale è Papa Francesco. La crisi non può essere risolta con interventi tecnici, ma con una nuova giustizia sociale e nuovi stili di vita".

Nel suo libro La maledizione della noce moscata lei scrive che le otto più grandi multinazionali del pianeta erano nell’energia. Cambia punto di vista ora, con l’ ascesa di Apple, Google e Meta?

"Niente affatto. Anche le grandi corporation dell’informatica e dell’intelligenza artificiale sono altamente energivore. Pensi a Nvidia, il gigante dell’IA e a quanta energia assorbe. Oppure all’uso intensivo dei miners dei bitcoin. È solo un cambio nelle valutazioni dei mercati".

I Paesi del G7 cosa dovrebbero fare per l’ambiente?

"Oggi sono più cruciali le politiche energetiche e ambientali dei Brics, India e Cina soprattutto. La Cina è una superpotenza nelle energie alternative. Ma non basta per evitare i futuri disastri. Così come è controproducente la politica americana di incentivare le energie verdi. Dobbiamo smetterla di ragionare in termini di sviluppo sostenibile. Forse dovremo cominciare a ragionare in termini di decrescita per sopravvivere".

Nella sua Trilogia dell’Ibis la Cina è vittima del colonialismo e delle guerre dell’oppio. Va aggiornata la lista dei Paesi colonialisti, con la Cina?

"Non ritengo la Cina una potenza colonialista, ma un Paese ricco che aiuta tanti Stati, in Africa e in Asia, a realizzare grandi opere, erogando prestiti ingenti. I Paesi africani scelgono di essere aiutati dalla Cina, non sono costretti con la forza. È un Occidente in cattiva fede quello che definisce la Cina colonialista. I cinesi non hanno mai usato violenza, non hanno mai commesso genocidi, come il massacro dei bandanesi perpetrato dalla Compagnia delle Indie olandese nel 1621".

Nel 2024 oltre quattro miliardi e mezzo di persone, in India, Brasile, Europa, Russia, e poi negli Stati Uniti, hanno votato. Qual è lo stato di salute della democrazia nel pianeta?

"Non c’è un trend uguale per tutti i Paesi. In India negli ultimi dieci anni ci sono state diverse spinte verso l’autoritarismo e violenze nei confronti delle minoranze e degli intellettuali. Il BJP, il partito del premier Modi, aveva la maggioranza assoluta. Dopo il voto non ce l’ha più, gli indiani hanno capito che la democrazia era a rischio. Nei Paesi occidentali il vento spira al contrario. Trump sta surclassando Biden, in Francia Marine Le Pen guadagna consensi".