Pittsburgh, 20 novembre 2024 – Uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Pittsburgh ha dimostrato che le poesie scritte dall'intelligenza artificiale sembrano essere preferite dai lettori rispetto a quelle scritte dagli esseri umani.
Ai partecipanti dello studio sono state presentate poesie scritte da alcuni tra i più famosi autori e autrici inglesi, tra cui Chaucer, Shakespeare, Byron, Whitman, Dickinson, Eliot e Plath, insieme a poesie generate da ChatGPT 3.5 nello stile di quei poeti. Oltre al fatto che i lettori erano più propensi a giudicare le poesie generate dall'IA come opere umane rispetto a quelle effettivamente scritte da persone, lo studio ha rivelato che queste ultime venivano valutate con punteggi di qualità complessiva più bassi rispetto a quelle di ChatGPT.
Secondo i ricercatori, ciò è dovuto al fatto che i lettori “non esperti” trovano le poesie di GPT più dirette e accessibili: la "complessità e opacità della poesia umana è parte del suo fascino” hanno scritto, sottolineando come tali poesie “premiano lo studio e l'analisi approfonditi, in un modo che la poesia generata dall'IA non potrebbe fare”. Per loro, è proprio perché le poesie generate dall'IA non hanno tale complessità che risultano “migliori nel comunicare in modo inequivocabile un'immagine, un'atmosfera, un'emozione o un tema ai lettori non esperti di poesia, che potrebbero non avere il tempo o l'interesse per l'analisi approfondita richiesta dalla poesia degli autori umani”.
“La poesia è molto più di un algoritmo” ha detto al Guardian la poetessa Joelle Taylor, in risposta ai risultati dello studio. “Forse la questione non è se l’IA possa scrivere poesie migliori, ma piuttosto cosa le persone pensino che sia la poesia – ha aggiunto – I campioni utilizzati per creare l'algoritmo sono esempi molto vecchi, quasi tutti scritti da uomini bianchi di classe medio-alta. L'IA sta creando ciò che le persone pensano che sia la poesia, e non ciò che essa effettivamente è. 'Le macchine scrivono poesia' è una delle frasi più poetiche che ho letto quest'anno.”
Come scrive il Guardian, gli autori dello studio hanno concluso che, data la difficoltà dei lettori nell'identificare testi scritti da macchine e la loro "apparente fiducia che l'IA non genererà imitazioni di esperienze umane", potrebbe essere "utile" per i governi perseguire regolamentazioni riguardanti la trasparenza, rendendo chiaro quando un contenuto, di qualsiasi tipo, è stato prodotto dall’intelligenza artificiale.