La maternità è un tema trasversale, passa dalle relazioni personali alla politica senza smettere di riecheggiare nella nostra quotidianità. Spesso, addirittura, ci sono nomi illustri che si arrogano il diritto di giudicare e di dire che cosa significhi essere madri, come queste si debbano comportare, oppure, peggio, quanto siano madri alcune donne rispetto ad altre. E sembra che questa lotta alla miglior maternità, a volte, si ritrovi anche tra le madri stesse; in una rincorsa forsennata ad essere le migliori - giudicando in maniera sprezzante le altre. Si dovrebbe, invece, rivedere la società e pensare che: se di madre ce n’è una sola, il modo di essere madri non è uno soltanto.
Così, Maria Rosaria Valentini, negli studi de Il piacere della lettura, con il libro Cinquanta lune (Castelvecchi), ci ha raccontato vari tipi di maternità. “L’idea di questo romanzo è nata da quattro donne che hanno deciso di ricorrere alla fecondazione medicalmente assistita. In un primo momento sono stata io stessa giudicante nei loro confronti e poi mi sono dedicata allo studio. E, come spesso succede, sono emerse le persone. Quindi, ho voluto raccontare la storia di una donna che sceglie la fecondazione assistita.”
G, la protagonista del libro, omette persino alle sorelle il percorso appena intrapreso per avere un figlio. Nonostante sia consapevole della sua scelta, si vergogna di voler diventare madre con l’aiuto della scienza, perché spesso “giudichiamo aspramente ciò che non conosciamo”, dice Valentini. Intorno a G viene raccontato un coro di donne che attraversa i secoli e affronta la maternità con prospettive diverse.
Volevo raccontare che ci sono madri consapevoli e madri inconsapevoli, che ci sono madri che sono diventate tali perché in passato era l’apice di una sorta di carriera femminile, che ci sono madri amorevolissime e altre che non sanno dimostrare il loro affetto. Però tutte hanno un nocciolo di tenerezza e di presenza, anche se sbagliano, anche se non sono perfette. Questo va ripetuto, la società deve sentirsi dire ancora che le madri non sono uguali e tutte hanno una ragione d’essere.”
Nonostante sia un libro sulla maternità e sulle donne, l’autrice ha parlato anche di uomini e di paternità. Se le donne, purtroppo, vivono ancora immerse in alcuni stereotipi, questo accade anche agli uomini, che per secoli sono stati distanti da quello che poteva accadere in casa, dai figli e dalle peculiarità del corpo femminile. “In tempi recenti ho visto il tentativo degli uomini di avvicinarsi alle donne, una vicinanza di intenti e fisica. Ho voluto premiare anche la loro tenerezza. Esistono uomini di tenerezza, ma difficilmente si narra, perché in genere agli uomini non viene attribuita né tenerezza né dolcezza.”
Lo stile con il quale Maria Rosaria Valentini ha affrontato il tema è a metà strada tra poesia e prosa. “Io lavoro molto sulla lingua. La lingua mi permette di arrivare a nuove scoperte ogni volta che lavoro su un testo. E l’italiano si presta tantissimo, perché è ricchissimo, plastico e ha una varietà lessicale sorprendente.”