Sabato 23 Novembre 2024
CHIARA DI CLEMENTE
Libri

Lattanzi e l’esaltazione del desiderio: "Capire il cuore di Emma Bovary"

La scrittrice racconta in un romanzo-saggio il suo rapporto viscerale con l’eroina di Flaubert: "Ha cercato la vita anche nella morte"

Lattanzi e l’esaltazione del desiderio: "Capire il cuore di Emma Bovary"

Isabelle Huppert, oggi 71 anni, nel film del 1991 Madame Bovary di Claude Chabrol. In alto un ritratto di Gustave Flaubert

"Una delle persone più importanti della mia vita... Sempre lei. Che trovo in ogni libro che amo. In ogni film che amo". Sempre lei è Emma Bovary alla quale Antonella Lattanzi dedica il suo nuovo appassionato libro Capire il cuore altrui (HarperCollins).

Antonella, perché "sempre Madame Bovary"?

"Perché è una grande eroina, una persona che dobbiamo difendere. Viene spesso considerata una “donnina“, vittima dei romanzetti, una senza arte né parte, che non ha una sua anima, una sua ideologia o intelligenza e che subisce solo il corso degli eventi. Ma non c’è niente di più sbagliato: Emma è tumultuosa, grande, coraggiosa".

Lei scrive: "Tutta la storia di Madame Bovary nasce da un desiderio... il desiderio è il vero e unico motore di questo romanzo: Madame Bovary è un romanzo sul desiderio, che si moltiplica e non finisce mai. Emma è un moltiplicatore di desideri". È persino più potente del suo autore?

"Forse neanche Flaubert l’ha capita fino in fondo: “ho scritto un romanzo sul niente“, arriva a definirlo. Ma non è vero".

Nel libro racconta che Emma l’ha persino salvata, in qualche modo, da un amore tossico vissuto da lei giovanissima, quando si era trasferita dalla sua Bari a Roma...

"Avevo vent’anni e un fidanzato geloso, ossessivamente geloso che odiava i libri perché diceva “tu ami i libri più di me“. Quando vivi un rapporto del genere puoi arrivare persino a convincerti che la persona con cui stai ti possa leggere nel pensiero e io arrivavo a pensare “è meglio che non legga un libro perché se lo faccio lui si arrabbierà“. E’ una specie di controllo mentale, difficile da spiegare, comunque è quel tipo di gelosia ossessiva di cui ho scritto in Una storia nera. Io non ho mai pensato certo di tradirlo, però era più forte di me: leggevo i libri sì, e con i libri io lo tradivo".

E l’ha tradito con il romanzo di Flaubert (nell’edizione dei Meridiani Mondadori, peraltro).

"Sì. Ho cominciato a leggere Madame Bovary ed era proprio la cosa peggiore che potessi fare perché stavo leggendo un libro e stavo leggendo un libro che era la storia di una donna bugiarda e fedifraga, indipendente e coraggiosa, che non si curava di nient’altro che di perseguire i suoi desideri. E da lei – ed è la magia dei libri che ti cambiano la vita: per me da ragazza sono stati L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, o la Storia infinita – ho capito l’importanza delle bugia, che va usata in giusta dose come mezzo per difendersi, per proteggersi. Emma mi ha insegnato a non dire, a volte, le cose. Ma soprattutto mi ha insegnato l’indipendenza, il coraggio e l’importanza del desiderio anche quando è autodistruttivo. Perché Emma alla fine si distrugge, con la sua ricerca di desiderio, ma io preferisco essermi distrutta che non aver desiderato".

La prima lettura di Emma la porta quindi a liberarsi da un uomo sbagliato. Nel suo libro racconta che continua a leggerla e a rileggerla, e che ne parla ininterrottamente da 25 anni. L’ultima volta che l’ha letta, cosa ha scoperto di nuovo, in Madame Bovary?

"Che è un horror. Come dice Calvino un classico ogni volta ti racconta una storia nuova a seconda di come sei tu. Madame Bovary è un libro mondo. Che per me si è ramificato non solo dentro la mia vita, ma in tanti altri libri, in tanti film, legati al desiderio. Penso a Sotto il vulcano di Malcolm Lowry, a quanto Emma e il Console – che soffre e si autodistrugge per l’abbandono della moglie ma continua ad autodistruggersi anche quando la moglie torna da lui – siano simili: è il desiderio per eccellenza quello che sfugge. Se Emma, come dice la vulgata, volesse veramente far solo parte della bella società, ballare, avere gli amanti, lo potrebbe fare tranquillamente. È bella, è giovane. Ma quello che lei vuole è il desiderio: e il desiderio è una specie di Poltergeist, di spirito che ti invasa, che ti infesta e non ti lascia più. Il Console alcolizzato risucchiato dalla sua natura autodistruttiva, Emma che si avvelena con l’arsenico sapendo che starà male giorni e giorni prima di morire: loro non hanno un desiderio di morte, ma di vita. In questa impossibilità di essere veramente felici perché il desiderio è qualcosa di infestante io mi sono riconosciuta in entrambi, nel Console e in Emma. Emma non è Anna Karenina che quando decide di morire si butta sotto un treno: quello è desiderio di morte. L’avvelenamento di Emma è un ultimo atto di pura volontà. Lei non si fa prendere dalla morte, lei la sceglie e sceglie di viverla, per giorni, fino all’ultimo. È l’ultimo desiderio. Il più estremo, il più potente. Il Desiderio avverato".

Emma-Poltergeist?

"È tanto un Poltergeist, e non una persona, Emma, e tanto il suo desiderio è infestante che una volta morta, il marito inizia a vestirsi come lei, a parlare come lei, tant’è che nella traduzione che io preferisco, quella di Maria Luisa Spaziani, vi è scritto che Emma “dall’oltretomba lo corrompe“. Come faccio a non dire che è un libro horror?"

Per la pubblicazione di Bovary, Flaubert andò a processo nel 1857 con l’accusa di oscenità. La vittoria garantì al romanzo il primo successo: ma cosa c’è mai di osceno in Bovary?

"È osceno perché Flaubert non crede nel cielo, né nella pietas. Perché racconta il confine tra la vita e la morte così com’è, e cioè che non esiste la vita e non esiste la morte".